Poche responsabilità sui gol: respinge corto sul cross di Luis Alberto, ma è Barak a lasciare Acerbi solo; Larsen stende il tappeto rosso a Correa, che da due passi non può sbagliare.
Poche responsabilità sui gol: respinge corto sul cross di Luis Alberto, ma è Barak a lasciare Acerbi solo; Larsen stende il tappeto rosso a Correa, che da due passi non può sbagliare.
Spesso in affanno, subisce le incursioni laziali dalle sue parti. Non perfetto in marcatura. Nel primo tempo regala un paio di pericolosi cross agli avversari.
Quasi nessuna sbavatura nel suo lavoro difensivo, è il migliore del reparto. La prodezza da cui nasce il gol della bandiera friulano è da incorniciare.
Quasi nessuna sbavatura nel suo lavoro difensivo, è il migliore del reparto. La prodezza da cui nasce il gol della bandiera friulano è da incorniciare.
Rischia la scivolata senza paura massaggiando (senza fallo) le caviglie di Correa dopo pochi minuti. Fa buona guardia, si concede poche distrazioni senza conseguenze sul risultato.
Si vede e si sente poco. Gestisce meno palloni del solito, è eccessivamente impreciso nei passaggi (meno del 70% quelli riusciti nella metà campo avversaria).
Fra i migliori dei suoi. Sempre al centro dell'azione, nei momenti morti della partita scuote la squadra e la guida all'attacco. Efficace nel lavoro sporco di centrocampo. Strakosha gli nega il gol con una prodezza.
Ci mette l'orgoglio. Punta gli avversari, suona la carica, nel finale torna a prendersi i palloni nella propria metà campo. Dai suoi piedi parte il cross da cui nasce il gol friulano.
Ci mette l'orgoglio. Punta gli avversari, suona la carica, nel finale torna a prendersi i palloni nella propria metà campo. Dai suoi piedi parte il cross da cui nasce il gol friulano.
Ci mette l'orgoglio. Punta gli avversari, suona la carica, nel finale torna a prendersi i palloni nella propria metà campo. Dai suoi piedi parte il cross da cui nasce il gol friulano.
L'highlight della sua partita è l'azione concertata con Lasagna e Fofana che porta l'ivoriano alla conclusione e Strakosha a superarsi. Per il resto, tanto movimento ma poche iniziative. Si dimentica Acerbi sul vantaggio laziale.
L'highlight della sua partita è l'azione concertata con Lasagna e Fofana che porta l'ivoriano alla conclusione e Strakosha a superarsi. Per il resto, tanto movimento ma poche iniziative. Si dimentica Acerbi sul vantaggio laziale.
Acerbi lo tiene a bada. Poco mobile, offre qualche sponda (e l'assist per l'occasione migliore di Fofana) ma poco più. Solo all'83', in pieno assalto, va vicino al gol: avrebbe potuto fare meglio.
Un paio di accelerazioni, e nulla più. Resta ai margini, partecipando poco all'azione friulana. Il dato dei palloni toccati è impietoso: 23. Meno di Scuffet.
Fa poco turnover, ma la sua squadra non gira granché. Si fa mettere alle corde alla Lazio, che vince la gara in sei minuti. La reazione c'è, ma è tardiva. E non basta.
Fa poco turnover, ma la sua squadra non gira granché. Si fa mettere alle corde alla Lazio, che vince la gara in sei minuti. La reazione c'è, ma è tardiva. E non basta.
Nel primo tempo devia una velenosa punizione di De Paul. Si supera quando respinge il rigore in movimento battuto da Fofana. Nel finale è decisivo per mantenere il risultato.
Sarebbe anche una prestazione attenta e precisa se non fosse per il finale in confusione: prima concede troppo spazio a Nuytinck nell'occasione che porta all'autogol di Badelj, poi si perde un paio di volte in pochi minuti il diretto avversario in area, gli va bene che i bianconeri non sfruttano le sue disattenzioni.
All'inizio sembra ingessato, ma basta poco per farlo sciogliere. Non si fa intimorire dalla velocità degli avversari, tiene la posizione e si fa valere.
Fa meglio di Lulic, almeno nelle prime fasi del suo ingresso in campo: ingressi puliti, movimenti giusti, si guadagna la punizione da cui nasce il vantaggio di Acerbi. Nel finale cede al nervosismo.
Gestisce tanti palloni, ma si fa notare soprattutto per il lavoro sporco. Nel finale i suoi muscoli sono fondamentali per resistere all'orgoglioso attacco dell'Udinese. Sfortunato nell'autorete che rimette i friulani in carreggiata.
Ci mette un po' a ingranare, ma nella seconda parte del primo tempo si fa notare con un paio di buoni cross (fra cui quello per Parolo, forse la migliore occasione del primo tempo). Si fa ammonire, e sabato c'è il derby: Inzaghi non rischia, e a inizio secondo tempo lo sostituisce.
Molto dinamico. Nel primo tempo scuote i suoi e si propone sulla fascia per crossare. Un suo colpo di testa impensierisce Scuffet. Nel finale, salva su Vizeu, pronto a calciare da buona posizione.
Molto dinamico. Nel primo tempo scuote i suoi e si propone sulla fascia per crossare. Un suo colpo di testa impensierisce Scuffet. Nel finale, salva su Vizeu, pronto a calciare da buona posizione.
Fino al gol, la sua è una partita da ectoplasma: prova un paio di cambi di passo, ma i difensori udinesi gli massaggiano le caviglie e sembra intimorirsi. Quando la sua partita sembra andare verso una mesta insufficienza, ecco il lampo decisivo per il risultato finale. E un buon finale di partita.
Fino al gol, la sua è una partita da ectoplasma: prova un paio di cambi di passo, ma i difensori udinesi gli massaggiano le caviglie e sembra intimorirsi. Quando la sua partita sembra andare verso una mesta insufficienza, ecco il lampo decisivo per il risultato finale. E un buon finale di partita.
Gioca in un ruolo lasciatogli da Milinkovic Savic: non è il suo, è spaesato e si vede. Resta diversi metri più lontano dalla porta rispetto al solito, non riesce a rendersi pericoloso.
Il suo ingresso non spacca la partita, ma sicuramente fa più movimento e offre più soluzioni ai compagni rispetto a quanto fatto vedere prima da uno spento Caicedo.
Il suo ingresso non spacca la partita, ma sicuramente fa più movimento e offre più soluzioni ai compagni rispetto a quanto fatto vedere prima da uno spento Caicedo.
Bastano sei minuti per raggiungere la quarta vittoria consecutiva. Non è stata la Lazio più brillante, ma è pure vero che ha rinunciato a Milinkovic Savic e, per più di metà partita, anche a Immobile. Una vitoria cinica, di quelle che a fine stagione fanno la differenza.
Bastano sei minuti per raggiungere la quarta vittoria consecutiva. Non è stata la Lazio più brillante, ma è pure vero che ha rinunciato a Milinkovic Savic e, per più di metà partita, anche a Immobile. Una vitoria cinica, di quelle che a fine stagione fanno la differenza.
