A inizio gara osserva sfilare un pallone insidioso del Papu Gomez, battezzato fuori: non avrebbe potuto nulla. Sfodera una super-parata nella ripresa, sempre sul Papu, volando sulla sua sinistra a neutralizzare una conclusione a fil di palo. Sempre concentrato.
A inizio gara osserva sfilare un pallone insidioso del Papu Gomez, battezzato fuori: non avrebbe potuto nulla. Sfodera una super-parata nella ripresa, sempre sul Papu, volando sulla sua sinistra a neutralizzare una conclusione a fil di palo. Sempre concentrato.
Avrebbe un cliente scomodo, Gomez, che agisce sul suo lato, e Spinazzola a sovrapporsi sulla fascia: non si scompone e neutralizza gli attacchi atalantini con serafica tranquillità. Ormai è una solida certezza per mister Pioli.
Soffre nei primi minuti contro la fisicità di Petagna. Poi decide di averne abbastanza e non fa più toccare palla all'attaccante orobico, pupillo di Gasperini. In coppia con Medel acquisisce ancora più sicurezza del solito. La pulizia degli interventi, invece, non è mai stata in dubbio.
Soffre nei primi minuti contro la fisicità di Petagna. Poi decide di averne abbastanza e non fa più toccare palla all'attaccante orobico, pupillo di Gasperini. In coppia con Medel acquisisce ancora più sicurezza del solito. La pulizia degli interventi, invece, non è mai stata in dubbio.
Miglior partita in maglia nerazzurra per il terzino arrivato in estate e tanto criticato nei mesi scorsi. Pioli gli dà fiducia ed è ben ripagato: dal suo lato Kurtic non passa mai, l'ex Genoa è attento per 90' e non ha un singolo calo di concentrazione.
Domina Kessié e forma una coppia invalicabile con Gagliardini. Si distrae soltanto sulla finta di corpo di Freuler, per il resto è semplicemente perfetto. E non porta palla eccessivamente, cosa che avrà fatto sicuramente piacere a Pioli.
Domina Kessié e forma una coppia invalicabile con Gagliardini. Si distrae soltanto sulla finta di corpo di Freuler, per il resto è semplicemente perfetto. E non porta palla eccessivamente, cosa che avrà fatto sicuramente piacere a Pioli.
Lo scivolone sulla percussione di Freuler è l'unica macchia, peraltro ininfluente, su una gara positiva. Mette la museruola agli ospiti, si fa sempre trovare pronto in chiusura, da vero mastino della difesa qual è.
Si capisce subito che vivrà un pomeriggio da protagonista. Pronti, via e scodella un cross stupendo per Perisic, che non sfrutta. Continua a macinare chilometri sulla fascia, lo si trova in difesa e un attimo dopo in attacco. Completa la sua prestazione maiuscola con due assist perfetti.
Unica nota stonata nel match dei nerazzurri. Si divora il gol dopo pochi minuti, ciccando clamorosamente un cross delizioso di Candreva. Non trova mai la posizione e il tempo degli inserimenti, fatica a seguire Conti sulla fascia. La generosità è sempre la solita, la precisione no.
Il gol alla sua ex squadra è soltanto la ciliegina sulla torta di una partita, come al solito, maiuscola. Domina a centrocampo contro i suoi vecchi compagni, come spesso gli accade parte piano e poi cresce costantemente, dando il meglio nella fase cruciale del match.
Superba prestazione per il Tanguito, che parte lentamente ma poi si prende la scena. L'assist per Icardi, la doppietta, ancora un assist per Gagliardini dopo un dribbling pazzesco. E la ciliegina del gol su punizione, che gli regala un fantasmagorico +11 di bonus.
Superba prestazione per il Tanguito, che parte lentamente ma poi si prende la scena. L'assist per Icardi, la doppietta, ancora un assist per Gagliardini dopo un dribbling pazzesco. E la ciliegina del gol su punizione, che gli regala un fantasmagorico +11 di bonus.
Rileva Banega nel finale. Tempi duri, per il portoghese: se l'argentino è questo, trovare spazio non sarà semplice.
Rileva Banega nel finale. Tempi duri, per il portoghese: se l'argentino è questo, trovare spazio non sarà semplice.
Semplicemente devastante. Dal gol di rapina sulla punizione di Banega, al rigore conquistato e poi trasformato con classe e freddezza, per concludere con il colpo del k.o. che gli regala la tripletta. Non è il migliore in campo solo perché il connazionale Banega fa ancora meglio, ma disputa una gara di pura furia agonistica.
La sua Inter scende in campo con gli occhi iniettati di sangue. Un ritmo indiavolato, un centravanti in palla, un talento cristallino recuperato: partita perfetta, gol subito a parte, con la quale i nerazzurri annientano i rivali. Il quarto posto è alla portata, la Champions rimane un sogno, ma con la consapevolezza di poter lottare fino all'ultimo.
Commette il fallo da rigore su Icardi, incassa 7 reti ma è colpevole soltanto sull'ultima: la dormita sulla punizione di Banega è però clamorosa. Non il principale responsabile della pesante sconfitta, ma di sicuro contribuisce al tonfo dell'Atalanta.
Parte benino, si spegne presto. Si trova spesso a lavorare sul "lato debole": i pericoli infatti arrivano dalla fascia opposta, ma lui da dovrebbe coprire i tagli dall'esterno verso il centro. E lo fa poco e male.
Parte benino, si spegne presto. Si trova spesso a lavorare sul "lato debole": i pericoli infatti arrivano dalla fascia opposta, ma lui da dovrebbe coprire i tagli dall'esterno verso il centro. E lo fa poco e male.
La posizione di Candreva lo mette in grande difficoltà. L'ala nerazzurra lo supera con costanza impressionante, quando invece l'ex Sampdoria scala al centro commette una serie di errori marchiani che contribuiscono al pesante scarto finale della sua squadra.
La posizione di Candreva lo mette in grande difficoltà. L'ala nerazzurra lo supera con costanza impressionante, quando invece l'ex Sampdoria scala al centro commette una serie di errori marchiani che contribuiscono al pesante scarto finale della sua squadra.
Icardi lo fa a fette, ma non è solo l'attaccante argentino a demolire il malcapitato difensore. Rischia di andare a fare la doccia dopo pochi minuti, rimane in campo ma ne combina di cotte e di crude: chiunque si presenti in avanti lo porta a spasso per il campo, il brasiliano dal canto suo non ne azzecca una.
Icardi lo fa a fette, ma non è solo l'attaccante argentino a demolire il malcapitato difensore. Rischia di andare a fare la doccia dopo pochi minuti, rimane in campo ma ne combina di cotte e di crude: chiunque si presenti in avanti lo porta a spasso per il campo, il brasiliano dal canto suo non ne azzecca una.
Icardi è un cliente scomodo per tutti, ma dal difensore "rivelazione" di quest'anno ci si aspettava decisamente di più. Non vince un duello, è spesso fuori posizione, non riesce mai a fare muro, anche a causa dell'assenza ingiustificata dei compagni. Risultato? Gli interisti lo fanno a polpette.
Subentra a Kessié. Giovane promettente, entra quando ormai la partita è irrimediabilmente compromessa: non gli si poteva chiedere niente di più di quanto fatto.
Il suo ingresso nel finale non porta grandi cambiamenti nell'economia della partita. Per lo meno l'Atalanta soffre leggermente meno rispetto a quando c'era Spinazzola in campo, ma il risultato era ormai compromesso.
Il suo ingresso nel finale non porta grandi cambiamenti nell'economia della partita. Per lo meno l'Atalanta soffre leggermente meno rispetto a quando c'era Spinazzola in campo, ma il risultato era ormai compromesso.
Il più vivace nella squadra di Gasperini, l'unico a provare davvero a impensierire Handanovic. Va al tiro all'8', sfiorando il palo; cerca di giocare con e per i compagni, per sua sfortuna senza riuscire a coinvolgerli. Trova la risposta del portiere nerazzurro nella ripresa, con una conclusione secca e potente. Quando Gasperini lo leva dal campo solleva idealmente la bandiera bianca.
Chiuso nella morsa Ansaldi-Kondogbia, è molto impreciso e parecchio falloso. Mentalmente non entra mai in partita: i ripetuti errori, sia con il pallone tra i piedi che nei movimenti senza palla, ne sono una chiara testimonianza.
Rileva Gomez, portando in campo soltanto parecchia confusione. In 30' non arriva neppure una giocata degna di nota.
Il suo gol è una delle poche note positive per l'Atalanta: una bella azione personale, chiusa con un tiro su cui Handanovic non può nulla. In mezzo al campo però soffre, la coppia Gagliardini-Kondogbia non lo lascia respirare, mandandolo in tilt.
Kondogbia lo annichilisce. Nel primo tempo non soltanto è impreciso, ma anche stranamente inconsistente: il centrocampista francese infatti lo ferma sistematicamente, mentre nella fase difensiva il giocatore orobico non riesce mai a farsi apprezzare. Cresce, ma non particolarmente, a inizio ripresa, poi Gasperini lo sostituisce.
Kondogbia lo annichilisce. Nel primo tempo non soltanto è impreciso, ma anche stranamente inconsistente: il centrocampista francese infatti lo ferma sistematicamente, mentre nella fase difensiva il giocatore orobico non riesce mai a farsi apprezzare. Cresce, ma non particolarmente, a inizio ripresa, poi Gasperini lo sostituisce.
L'inizio è positivo, sfrontato nell'atteggiamento, efficace nella spinta offensiva. Ma il crollo è dietro l'angolo: l'Atalanta collassa proprio sul suo lato, l'Inter spinge con Candreva e D'Ambrosio e va a nozze su quella fascia. Male quando si lascia superare da Icardi, nell'occasione che porta al calcio di rigore.
Nei primi 20' la sua capacità di protezione della palla è preziosa per l'Atalanta, che riesce a manovrare e a rendersi anche pericolosa. Poi Miranda lo cancella dal campo, facendo valere tutta la sua classe ed esperienza: il fisico c'è, la visione della porta invece è pressoché inesistente.
Si presenta a San Siro con fare spavaldo, pronto a consumare l'ennesima vendetta sulla sua ex squadra. Ma pecca di presunzione, non cambia nulla quando la barca sta evidentemente affondando e viene subissato di gol, umiliato dal rivale Pioli: si rivela ancora una volta troppo innamorato del suo credo calcistico, tanto da non rendersi conto neanche della brutta figura a cui espone la sua squadra.
Si presenta a San Siro con fare spavaldo, pronto a consumare l'ennesima vendetta sulla sua ex squadra. Ma pecca di presunzione, non cambia nulla quando la barca sta evidentemente affondando e viene subissato di gol, umiliato dal rivale Pioli: si rivela ancora una volta troppo innamorato del suo credo calcistico, tanto da non rendersi conto neanche della brutta figura a cui espone la sua squadra.
