Non deve compiere miracoli ed è incolpevole sui gol di Caprari e Bahebeck, qualche parata qua e là e un paio di uscite coraggiose gli lasciano guadagnare la prima sufficienza in Serie A. "Polacchino" -191 cm per 86 kg - interessante.
La parte migliore della partita è l'uscita dal campo scenografica che gli regalano i compagni e il passaggio di consegne di fascia di capitano. In campo, ahinoi, non è più il Gonzalo di qualche anno fa: annaspa, spesso abbandona la posizione corretta, fatica a uscire palla al piede e pecca sul gol del vantaggio. Adios, e grazie.
Ogni novanta minuti sul terreno di gioco ci ricorda quanto sia poco adatto al gioco del calcio professionistico. Svirgola, tiene in gioco tutti e su Caprari, che fa quella finta ogni partita, abbocca come l'ultimo degli esordienti. Si salva da voti peggiori per un bel sombrero; Nenad, bastava YouTube.
Più bravo di Gonzalo, anche in avvio di ripresa rischia grosso su Bahebeck: non riesce mai a trasmettere sicurezza ad un reparto che subisce "solo" due gol per la mira fallace degli ospiti.
Meglio a destra che a sinistra, fa l'ibrido fra il terzino e l'esterno di un centrocampo a quattro stravolto dall'espulsione a Chiesa. Generoso e arruffone, finisce per non combinare nulla di buono.
Non arriva al sette nonostante cambi radicalmente la sua gara nella seconda parte: al posto giusto quando Babacar lo serve in area, si mangia un enorme gol sparando prima addosso a Fiorillo, poi su Zampano: era più facile segnare. Buona la forma fisica.
Cambia la partita, forse motivato dalle responsabilità - la fascia - che verranno. Sei dribbling riusciti su altrettanti tentativi, dà vita in mezz'ora di gioco alla rimonta (con l'uomo in meno) propiziando il gol di Vecino e con tante iniziative degne di nota. Buona l'ultima, forse la pensione può attendere.
Bum. Così da lontano segna Vecino. Il missile in zona Cesarini strappa un pari che pareva andato dopo il raddoppio di Bahebeck. Compagno a Cristóforo, più fedele al fioretto che alla sciabola (oggi), fa impennare la valutazione per il gran gol dopo averne sfiorato uno nella prima frazione.
Parte bene tentando la conclusione due volte col mancino, poi spara sulla barriera un calcio di punizione - da lui stesso guadagnato - da ottima posizione e si deprime un po', fino al cambio con Hagi: viste le ultime apparizioni, piuttosto scontato. Fa ammonire Campagnaro.
Parte bene tentando la conclusione due volte col mancino, poi spara sulla barriera un calcio di punizione - da lui stesso guadagnato - da ottima posizione e si deprime un po', fino al cambio con Hagi: viste le ultime apparizioni, piuttosto scontato. Fa ammonire Campagnaro.
Tello, come molti provenienti dalla scuola Barça, ha uno scarso repertorio di finte. Egoista fino alla fine, compromette quanto di buono creato cercando esclusivamente la soluzione personale.
Piazzato mediano al fianco di Vecino, gioca un primo tempo di livello coronato da una super chiusura di Brugman al nono minuto. Esce bene da un paio di situazioni complicate, ma non basta a evitargli la sostituzione.
Piazzato mediano al fianco di Vecino, gioca un primo tempo di livello coronato da una super chiusura di Brugman al nono minuto. Esce bene da un paio di situazioni complicate, ma non basta a evitargli la sostituzione.
Più che un rapace sembra un leone marino, appesantito e goffo, e non è una questione di impegno. Sbaglia troppi stop, non è pronto spalle alla porta e, solo contro Fiorillo, se ne mangia due: fortunatamente - per lui - uno di questi si trasforma in assist per Saponara.
Due gialli in due minuti: severo il primo, sacrosanto il secondo. Paga un eccesso di generosità. Prima del rosso fa l'egoista in area e si mangia una ghiotta occasione calciando a lato.
Due gialli in due minuti: severo il primo, sacrosanto il secondo. Paga un eccesso di generosità. Prima del rosso fa l'egoista in area e si mangia una ghiotta occasione calciando a lato.
Due gialli in due minuti: severo il primo, sacrosanto il secondo. Paga un eccesso di generosità. Prima del rosso fa l'egoista in area e si mangia una ghiotta occasione calciando a lato.
1998, figlio di Gheorghe, buon sangue non mente. Ispira il gol che avvia la rimonta, fa cose interessanti, anche se ogni tanto si smarrisce in inutili arzigogoli. "Si dovrebbe fare".
Interventi non difficili, ma efficaci: bravo su Vecino nel primo tempo, su Saponara nella ripresa. Il bolide di Vecino, all'ottantacinquesimo, lo lascia un po' perplesso, ma non era facile.
Un buon traversone che Bahebeck si perde, ma quanta sofferenza dietro! Tello è più veloce - e sciupone - Borja gli causa cefalea e pure Chiesa, finché in campo, riesce ad andargli via. Cinque e mezzo di stima.
Dietro è un martello: lo vedi dalle movenze, dai decibel quando protesta mettendo "paura" all'esordiente Martinelli. La foga, però, lo porta spesso a "evadere" e lasciare voragini dalle sue parti. Così così, ma dice la sua anche a (quasi) trentasette primavere.
Nel primo tempo controlla senza patemi sia il timido Salcedo che l'estroso Bernardeschi, ma il voto è in gran parte per il salvataggio su Saponara a Dragowski battuto che salva un gol fatto.
Vedi alla voce "Verre", ma quella dormita su Saponara (smette di seguirlo) non gliela si può perdonare poiché lancia la rimonta viola. Quattro palle recuperate.
Cervello fino VV, classe '94 dai piedi coltivati nella capitale. Il gol che apre le danze nasce dalle sue piante, poi peregrina per il rettangolo a caccia di palloni e caviglie: bravo, merita di restare in A.
Il capitano si piazza alla destra del cerchio di centrocampo e fa legna, subendo tre falli e regalando a Bernardeschi una punizione pericolosa (sulla barriera). Cresce col passare dei minuti dopo un primo tempo - unico dei suoi - in difficoltà.
Non il Muri? dell'ultima uscita contro il Palermo, visto che del tridente odierno risulta il più appannato. Sufficiente perché, zitto zitto, libera quattro volte i compagni in area di rigore. Robert da Varaždin: maneggiare con cura, seguire con attenzione.
Un gol, un assit. Cosa chiedergli di più? 9 reti e 4 assist sono tanta roba in una squadra - già - retrocessa, peccato che ogni domenica se ne divori un paio. Talento indiscutibile, va inserito nel giusto contesto. Oggi il migliore in campo.
"Bang bang, he shot me down, Bang Bang". Come il singolo lanciato da Cher nel 1966, il giovane Jean-Christophe si dimostra bomber cinico dal tocco di palla delicato come una pellicola di François Ozon al festival di Cannes. Palla al piede è una delizia, peccato sia così fragile...
Onora il campionato fino alla fine - si scherza - e saluta la Serie A sfiorando il colpaccio a Firenze. "Speriamo sia un arrivederci" dirà a fine partita. Chissà...
