Nulla può sulla conclusione ravvicinata di Milik che vale lo 0-1. Si fa trovare pronto sulla conclusione di Verdi. Ma poi compromette la partita, lisciando clamorosamente il cross di Callejon che finisce sui piedi di Mertens nell'occasione dell'1-2.
Non attacca Verdi in occasione del primo gol. Nel primo tempo sembra in grado di poter dire la sua anche in attacco. Ma i risultati dicono altro. E Verdi ringrazia.
Non attacca Verdi in occasione del primo gol. Nel primo tempo sembra in grado di poter dire la sua anche in attacco. Ma i risultati dicono altro. E Verdi ringrazia.
Per lui è il pomeriggio di un giorno da cani. Con Fazio, resta immobile sull'inserimento di Milik che dopo due minuti porta il Napoli in vantaggio. Fermo anche sul gol di Mertens, che gli sbuca alle spalle senza che lui se ne accorga.
Come Manolas, dorme sul gol di Milik. Il reparto di cui fa parte è sfilacciato, gli spazi per gli avversari si sprecano, e lui è complice dell'inerzia generale.
Il confronto con Callejon è impietoso, si fa superare sistematicamente. Lento ma anche troppo spesso distratto, nel primo tempo non sale e lascia in gioco Mertens in un'occasione che solo per un errore di Milik non diventa gol.
Il confronto con Callejon è impietoso, si fa superare sistematicamente. Lento ma anche troppo spesso distratto, nel primo tempo non sale e lascia in gioco Mertens in un'occasione che solo per un errore di Milik non diventa gol.
Come Cristante, ha il merito di provarci. Cerca la giocata, lo spazio per lo scatto, il tiro. E segna il rigore. Ma non sempre è efficace. E da solo non può nulla.
Sia chiaro, anche lui contribuisce al tracollo della squadra, è responsabile quanto i compagni e lo sa. Ma almeno la voglia e l'orgoglio non gli mancano. E resta l'ultimo ad arrendersi. Da capitano.
Sia chiaro, anche lui contribuisce al tracollo della squadra, è responsabile quanto i compagni e lo sa. Ma almeno la voglia e l'orgoglio non gli mancano. E resta l'ultimo ad arrendersi. Da capitano.
Nello schizofrenico pomeriggio che lo vede cambiare posizione per un paio di volte, da trequartista a mezzala, è forse il più attivo dei suoi. Quello che, con qualche cross o con qualche conclusione dalla distanza, almeno ci prova.
Nella sua azione da mediano di filtro è l'ombra di sé stesso. Ci prova due volte di testa: prima schiaccia fuori di un paio di metri, poi da ottima posizione spreca, colpendo la traversa.
Non era partito titolare perché non al meglio. Ed entra a partita già ampiamente compromessa. Ma di fatto non si vede mai.
Si sbraccia e si sbatte, corre e rientra, e questo è encomiabile. Prova in diverse occasioni a giocarsela con Koulibaly o Maksimovic, ma le occasioni in cui ha successo sono poche. E quelle in cui è pericoloso semplicemente non ci sono.
Si sbraccia e si sbatte, corre e rientra, e questo è encomiabile. Prova in diverse occasioni a giocarsela con Koulibaly o Maksimovic, ma le occasioni in cui ha successo sono poche. E quelle in cui è pericoloso semplicemente non ci sono.
Corre, ma a vuoto. Come per il resto dei suoi compagni, gli manca ispirazione. Ma almeno ci mete la generosità. Con un sussulto d'orgoglio strappa il rigore dell'1-1 a fine primo tempo: è l'unico acuto di una partita anonima.
Sì, certo, alla Roma si potrebbero concedere le attenuanti generiche, ma non basterebbero a spiegare il crollo che potrebbe compromettere tutta una stagione. L'allenatore, arrivato da poco, è responsabile fino a un certo punto. Ma lo è.
Per la verità non corre grandi pericoli. Ma nelle uscite non sembra garantire sicurezza. Provoca il rigore travolgendo goffamente Schick.
Un po' troppo leggero sulla discesa di Perotti da cui nasce il calcio di rigore, ma è l'unica distrazione di una partita attenta e ordinata.
Senza strafare, riesce a uscire dal campo con una buona partita alle spalle. Attivo anche in attacco, è attento in fase difensiva.
Senza strafare, riesce a uscire dal campo con una buona partita alle spalle. Attivo anche in attacco, è attento in fase difensiva.
Ennesima partita da campione. Non sbaglia niente, chiude gli spazi, di testa le prende tutte, fa ripartire l'azione, si lancia in avanti. Fa praticamente tutto, con intelligenza e generosità.
In un pomeriggio di gestione comunque ordinata corre qualche rischio di troppo. Non bene in copertura su Schick nell'azione che porta al calcio di rigore. Si addormenta sul colpo di testa di Nzonzi che finisce sulla traversa.
In un pomeriggio di gestione comunque ordinata corre qualche rischio di troppo. Non bene in copertura su Schick nell'azione che porta al calcio di rigore. Si addormenta sul colpo di testa di Nzonzi che finisce sulla traversa.
Entra al posto di Hysaj in una fase relativamente tranquilla della gara. Attento, non sbaglia nulla.
Entra al posto di Hysaj in una fase relativamente tranquilla della gara. Attento, non sbaglia nulla.
Dopo pochi secondi trova il varco giusto per servire a Milik l'assist per il vantaggio. Alla mezz'ora è un po' facilone: arriva sul bel pallone servitogli da Mertens forse troppo sicuro, e lo spara su Olsen. Si fa perdonare nel secondo tempo, quando segna il terzo gol del Napoli e chiude la partita.
Per lui e Koulibaly, Ancelotti ha detto di essere pronto a incatenarsi. E domenica dopo domenica il brasiliano gli dà un motivo in più per farlo. Non è stata la sua partita migliore ma si conferma fondamentale: corre, imposta, ruba palloni, sta sempre lì nel mezzo, e sembra avercene per sempre.
Uno dei migliori acquisti del calciomercato europeo della scorsa estate. Lo spagnolo è una gioia per chi occhi di chi ama il calcio, per intelligenza tattica, fisicità, tecnica. Tutto concentrato nell'azione personale conclusa con l'assist a Verdi.
Per la gioia dei fantallenatori, al suo 6,5 continuo, maturato con i chilometri corsi e i palloni recuperati e le sgroppate sulla fascia, si sono affiancati anche i bonus: oggi è il +1 che serve a mandare in porta Mertens.
L'hanno ribattezzato Ciro anche perché in mezzo al campo, quando è in giornata, è il più iperattivo degli scugnizzi. Serve due assist meravigliosi prima a Verdi, che da due passi si fa ipnotizzare da Olsen, e poi a Milik, che fa un passo di troppo e si fa trovare in fuorigioco. Nella ripresa si inserisce coi tempi giusti, beffa il portiere romanista e segna il decimo gol in campionato.
Dopo un minuto e mezzo, fa volteggiare il suo metro e 86 sul pallone à la Carla Fracci e poi spara il pallone fra palo e portiere à la Antonio Careca. Ben servito da Mertens, poi, si muove con un attimo di anticipo e si fa annullare il gol della doppietta.
Dopo un minuto e mezzo, fa volteggiare il suo metro e 86 sul pallone à la Carla Fracci e poi spara il pallone fra palo e portiere à la Antonio Careca. Ben servito da Mertens, poi, si muove con un attimo di anticipo e si fa annullare il gol della doppietta.
Mezz'ora di corsa e fantasia. Non è nel suo pomeriggio più splendente, ma sta diventando una garanzia.
Pochi minuti: entra, corre, ruba il pallone, vede solo la porta e, testardo, fa il possibile per buttare il pallone dentro. E ci riesce. Ha giocato quattro gare, per un totale di 113 minuti, e segnato due gol, uno ogni 56 minuti e mezzo. Mica male.
La sua squadra gioca a calcio. Quello bello, veloce, propositivo, aperto, arioso, intelligente, muscolare. In campionato s'è detto quello che si doveva dire, ora la testa deve andare all'Europa League. E giocando a questi livelli non è impensabile vincerla.