Non esistono serate tranquille per lo sloveno, anche contro l'Empoli costretto a un super-lavoro. Dice di no alla punizione di Maccarone, esce in tuffo su Pucciarelli, risponde a Buchel, incassa pure qualche botta di troppo e si guadagna ampiamente la pagnotta.
Senza infamia e senza lode, se la cava nella fase difensiva, è come spesso gli accade poco propenso a spingere sulla sua fascia di competenza e creare superiorità numerica. Le poche volte in cui spinge non va neanche tanto male.
La tranquillità con cui guida la difesa nerazzurra si contrappone alle amnesie di Murillo: il brasiliano è poco appariscente ma non è mai banale nei suoi interventi, sempre concreto ed efficace.
La testa del colombiano è rimasta in vacanza. Svagato, sbaglia diversi disimpegni, concede una punizione dal limite che gli costa il giallo e sembra fuori fase rispetto al resto della squadra. Soffre per tutta la partita, per sua fortuna accanto c'è Miranda.
La sua fascia è come al solito terra di conquista. Fatica a leggere le verticalizzazioni e si fa cogliere sempre nella terra di nessuno. Le sue difficoltà tattiche, anche in fase di costruzione, sono un handicap per i nerazzurri. Un pizzico meglio nella ripresa.
Nelle sue giocate potenzialmente c'è tutto: intelligenza, tocco, velocità. Peccato che, dopo un paio di occasioni gettate al vento per troppa leziosità, si spenga nella ripresa. L'impressione è che si sia innamorato troppo del suo tiro a giro.
Nelle sue giocate potenzialmente c'è tutto: intelligenza, tocco, velocità. Peccato che, dopo un paio di occasioni gettate al vento per troppa leziosità, si spenga nella ripresa. L'impressione è che si sia innamorato troppo del suo tiro a giro.
Nelle sue giocate potenzialmente c'è tutto: intelligenza, tocco, velocità. Peccato che, dopo un paio di occasioni gettate al vento per troppa leziosità, si spenga nella ripresa. L'impressione è che si sia innamorato troppo del suo tiro a giro.
Parte benissimo, con un primo tempo in cui è l'unico a creare la superiorità numerica a centrocampo con ottime progressioni palla al piede. Cala vistosamente nella ripresa, commettendo anche errori grossolani in fase di impostazione.
Parte benissimo, con un primo tempo in cui è l'unico a creare la superiorità numerica a centrocampo con ottime progressioni palla al piede. Cala vistosamente nella ripresa, commettendo anche errori grossolani in fase di impostazione.
Partiamo dagli elementi positivi: nel finale lotta su ogni pallone, facendo muro davanti alle ripetute iniziative dei padroni di casa. Ma nel primo tempo è una zavorra per la manovra nerazzurra e perde palloni in modo inconcepibile per chi gioca davanti alla difesa.
Quasi al termine di un primo tempo altalenante si inventa una giocata da campione: doppio passo, discesa sulla fascia e palla al centro per il gol di Icardi. Esattamente il motivo per cui Mancini ne ha preteso l'arrivo all'Inter.
Decide l'incontro toccando pochissimi palloni. Una partita di sofferenza, stretto nella morsa Costa-Barba, lasciato troppo solo dai compagni; ma si fa trovare pronto sulla giocata di Perisic, insaccando con un movimento da centravanti di razza.
Tanto movimento, ma nonostante la vivacità è poco incisivo: non trova mai il tempo della giocata, cincischia con il pallone tra i piedi, arriva tardi al tiro permettendo ai difensori avversari di recuperare. Un passo indietro.
Primo in classifica in virtù dell'ennesimo 1-0, può essere soddisfatto della classifica, non del gioco. La sua Inter si affida troppo alle giocate dei singoli, ma - cosa più importante - concede troppo campo a un Empoli pimpante e mai domo.
Primo in classifica in virtù dell'ennesimo 1-0, può essere soddisfatto della classifica, non del gioco. La sua Inter si affida troppo alle giocate dei singoli, ma - cosa più importante - concede troppo campo a un Empoli pimpante e mai domo.
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