Nel primo gol è sorpreso dalla deviazione di Parolo, nel secondo il rigore lo para anche ma è colpito da fulmini di sfiga, nel terzo può ben poco su Rebic.
- Calhanoglu 23’
- Ibrahimovic rig 34’
- Rebic 59’
Tocca tanti palloni, più di tutti i suoi compagni, ma è confusionario, troppo istintivo, fin troppo adrenalinico. In difesa poi è uno di quelli che balla di più.
Rispetto ai suoi compagni di reparto non gioca molto peggio: ha però sulla coscienza il fallo di mano che porta al rigore del 2-0.
Rispetto ai suoi compagni di reparto non gioca molto peggio: ha però sulla coscienza il fallo di mano che porta al rigore del 2-0.
Il duello fisico con Ibra non lo vede in difficoltà ma è l'unica nota lieta della sua partita. Sbanda insieme ai suoi compagni, nella ripresa cerca di riscattarsi spingendosi in avanti ma senza trovare gloria.
Anche lui, come Jony, cerca di scuotere i suoi con qualche percussione che si rivela inutile perché attorno non c'è nessuno che sia sulla sua lunghezza d'onda.
Dal suo ingresso in campo non ne imbrocca mezza, si fa saltare da tutti come una bella statuina e quando prova ad impostare non migliora la situazione.
Dal suo ingresso in campo non ne imbrocca mezza, si fa saltare da tutti come una bella statuina e quando prova ad impostare non migliora la situazione.
Entra sullo 0-3 per cercare di dare più equilibrio alla squadra. Complice il fatto che i buoi sono scappati e non si vedono più all'orizzonte, un minimo riesce nell'intento. Di certo è molto meno responsabile della disfatta rispetto ai suoi compagni.
Le sue caratteristiche da incursore sarebbero state molto utili con un assetto tattico forzato dalle assenze. E invece non si fa vedere mai, se non per qualche appoggio ai compagni al limite dell'area.
Le sue caratteristiche da incursore sarebbero state molto utili con un assetto tattico forzato dalle assenze. E invece non si fa vedere mai, se non per qualche appoggio ai compagni al limite dell'area.
In assenza degli attaccanti era lecito attendersi da lui una maggiore presenza in fase offensiva. E invece latita ai margini della partita in attesa non si sa bene di che cosa. Quando prova la conclusione si fa pure male: serataccia.
La difesa del Milan lo limita e in molti frangenti lo immobilizza. Quando riesce a liberarsi dalla morsa avversaria si accende ma la luce resta fioca. Il timing sbagliato del passaggio a Lazzari (azione del gol annullato per fuorigioco) grida vendetta.
Si volatilizza in occasione del gol di Calhanoglu lasciando via libera all'azione del turco che ringrazia e porta a casa l'1-0. Viene sostituito all'intervallo.
Si volatilizza in occasione del gol di Calhanoglu lasciando via libera all'azione del turco che ringrazia e porta a casa l'1-0. Viene sostituito all'intervallo.
L'azione in cui va in gol è la migliore della sua partita: peccato che gli venga annullato. Per il resto viene cancellato da Hernandez che non gli lascia il minimo spazio.
Non può essere lui il Salvatore della Patria, specie sullo 0-3, però un minimo di verve in più in mezzo al campo era gradita.
Nel marasma generale della sua Lazio è l'unico che nel primo tempo cerca di creare qualcosa, puntando l'uomo e andando al cross. Per nessuno, ma non è colpa sua.
Ha tutto il peso dell'attacco sulle spalle e si capisce presto che non è in grado di reggerlo, almeno non stasera. Vaga senza meta toccando pochi palloni.
Ha tutto il peso dell'attacco sulle spalle e si capisce presto che non è in grado di reggerlo, almeno non stasera. Vaga senza meta toccando pochi palloni.
Unico attaccante a disposizione di Inzaghi, entra ad inizio ripresa pur in condizioni non ottimali perché c'è un gran bisogno di una presenza in area. Fa (male) quel che può (poco) in un contesto già segnato dal primo tempo.
Ok, l'assenza degli attaccanti è un alibi bello grosso. Però, al di là di questo, la sua squadra appare lenta e prevedibile, incapace di trovare un modo per infilarsi nel muro rossonero.
Poche volte chiamato in causa, per lo più su cross che richiedono interventi plastici in uscita. Sempre attento, anche con i piedi.
Bada più alla fase difensiva che a spingere ed esegue i compiti con solerzia, senza brillare ma anche senza compiere errori vistosi.
Entra a gara già decisa e dà il suo contributo per evitare che venga riaperta.
Entra a gara già decisa e dà il suo contributo per evitare che venga riaperta.
Pochi fronzoli e tanta sostanza nella partita del capitano rossonero che non sbaglia un intervento. Preciso e puntuale anche quelle pochissime volte che la difesa si fa trovare scoperta.
Poteva essere una gara difficile senza avere punti di riferimento precisi da controllare: e invece non sbaglia nulla, tenendo sotto controllo la situazione.
Non fa vivere una serata pacifica a Lazzari, fermando sul nascere ogni iniziativa del dirimpettaio di fascia. Nel secondo tempo si concede qualche sgroppata in avanti, fallendo clamorosamente il gol del 4-0 ma in una serata così glielo si perdona facilmente.
Non fa vivere una serata pacifica a Lazzari, fermando sul nascere ogni iniziativa del dirimpettaio di fascia. Nel secondo tempo si concede qualche sgroppata in avanti, fallendo clamorosamente il gol del 4-0 ma in una serata così glielo si perdona facilmente.
Entra per dar fiato a Bonaventura e in generale a tutto il reparto: non lascia tracce indelebili ma il compito di stasera lo svolge egregiamente.
Entra per dar fiato a Bonaventura e in generale a tutto il reparto: non lascia tracce indelebili ma il compito di stasera lo svolge egregiamente.
Collante tra centrocampo e attacco, tra fase difensiva ed offensiva, gioca con grande sagacia tattica occupando la posizione giusta al momento giusto. Impreziosisce la sua partita con l'assist a Rebic per il 3-0.
Una delle migliori partite in maglia rossonera, probabilmente la migliore. È ovunque: stravince il duello con Milinkovic-Savic, dà forza e sostanza alla fase difensiva, copre le spalle alle avanzate dei terzini.
I suoi 40 minuti di partita prima dell'infortunio sono fatti di errori di appoggio e di dribbling non riusciti. Però c'è il gol che apre le danze e basta e avanza per strappare un voto alto.
I suoi 40 minuti di partita prima dell'infortunio sono fatti di errori di appoggio e di dribbling non riusciti. Però c'è il gol che apre le danze e basta e avanza per strappare un voto alto.
Partita di lotta e di governo per l'algerino che fatica un po' nei duelli individuali ma compensa abbondantemente con una sapiente gestione del pallone in uscita e con una capacità di leggere in anticipo le giocate da gran giocatore.
Fa il suo ingresso in campo con la gara già indirizzata e allora il suo compito è di aiutare i compagni a mantenere lo status quo. Non lascia tracce delle sue qualità ma il contributo alla causa lo dà comunque.
Corre il ragazzo, eccome se corre. Magari qualche volta a vuoto, magari qualche volta troppo e allora sbaglia la giocata, ma è un moto perpetuo sempre lì dove serve. Propizia il rigore del 2-0.
Un'occasione, un tiro, un gol. Difficile fare di meglio del 100%... Al di là della rete molto importante il suo lavoro per far salire la squadra e tenere sempre sulle spine la difesa avversaria.
Gioca solo un tempo perché di più non ne ha nelle gambe ma bastano 45 minuti per incidere sulla gara: è una presenza spirituale e corporea che fa da punto di riferimento a tutta la squadra. E la fortuna lo accompagna in occasione del rigore.
Piano partita eseguito in maniera perfetta: spazi concessi meno del minimo sindacale, cinismo nelle occasioni avute. E quel pizzico di fortuna che non guasta mai.
Piano partita eseguito in maniera perfetta: spazi concessi meno del minimo sindacale, cinismo nelle occasioni avute. E quel pizzico di fortuna che non guasta mai.