Ormai è sempre più una certezza e disinnesca Lautaro con la voglia di chi vuole farsi notare per il post-Handanovic. Incolpevole invece sui due gol nerazzurri.
Pagelle Verona 14° giornata Verona - Inter 1-2
Ormai è sempre più una certezza e disinnesca Lautaro con la voglia di chi vuole farsi notare per il post-Handanovic. Incolpevole invece sui due gol nerazzurri.
Si fa ipnotizzare da Handanovic nel primo tempo e non trova il secondo gol dell'ex, poi nella ripresa finisce nel tritacarne chiamato Hakimi.
Meno aggressivo del solito per una forma di naturale rispetto nei confronti di Young, che però è bravo a sverniciare in occasione del gol del pareggio. Qualche sbavatura in fase difensiva ma quella giocata gli vale il 6 in pagella.
A differenza di Magnani, non arriva al picco ma mantiene un'incredibile costanza reggendo bene la forza d'urto degli attaccanti nerazzurri, anche se spesso in maniera non piacevole per gli occhi, ma quel che conta è la sostanza.
Entra nel momento migliore dell'Inter e riesce comunque a non smarrire la bussola anche se i suoi compagni si spingono in avanti e concedono spazi dietro.
Primo tempo da dominatore assoluto nel duello con Lukaku, come aveva fatto con Ibrahimovic. Purtroppo però la sua riserva d'energia è nettamente inferiore a quella del belga, e nel finale le pile si esauriscono. Nel complesso è sufficiente la sua prova.
Gioca una mezz'ora quasi splendida, con chiusure sempre precise e anticipi secchi. Al 30' però il primo (e unico) errore gli costa caro: giallo per fallo su Lautaro e iperestensione del ginocchio. Sostituito.
Serata pessima per lui che entra a freddo per l'infortunio a Dawidowicz, permette all'Inter di sbloccare la gara lasciando un paio di metri di troppo a Lautaro, e infine esce anche per infortunio.
Non riesce a impattare bene la partita restando un po' troppo nell'anonimato dal suo ingresso in campo.
Fa il suo sulla fascia cercando qualche volta la superiorità numerica, anche se è difficile trovare spazio nelle maglie nerazzurre.
E' l'uomo in più del Verona quando c'è da attaccare. Scambi stretti sempre precisi e quel tacco per Dimarco che è una delizia. Juric lo richiama forse troppo presto in panchina.
E' l'uomo in più del Verona quando c'è da attaccare. Scambi stretti sempre precisi e quel tacco per Dimarco che è una delizia. Juric lo richiama forse troppo presto in panchina.
Come per gran parte del Verona, la partenza è convincente ma poi va in debito d'ossigeno e nel finale sbaglia qualche passaggio elementare non da lui.
E' l'imprescindibile per Juric e lo fa capire a ogni giocata e a ogni chiusura, ma costa carissimo all'Hellas la sua marcatura blanda su Skriniar, che plana in area di rigore per il gol che vale i tre punti per i nerazzurri.
E' l'imprescindibile per Juric e lo fa capire a ogni giocata e a ogni chiusura, ma costa carissimo all'Hellas la sua marcatura blanda su Skriniar, che plana in area di rigore per il gol che vale i tre punti per i nerazzurri.
I problemi di Salcedo lo chiamano in causa come falso nove nell'attacco gialloblù. Lui trova il primo gol in A con un tocco di rapina, dopo il regalo inopinato di Samir Handanovic.
De Vrij lo segue anche al bagno; l'olandese è la sua ombra e il 9 ci prova ma trova pochi spazi. Sfortunato al tramonto della prima frazione, quando un compagno gli procura un taglio sulla testa. Juric per precauzione lo lascia negli spogliatoi.
De Vrij lo segue anche al bagno; l'olandese è la sua ombra e il 9 ci prova ma trova pochi spazi. Sfortunato al tramonto della prima frazione, quando un compagno gli procura un taglio sulla testa. Juric per precauzione lo lascia negli spogliatoi.
L'emergenza costringe Juric ad affidarsi al giovanissimo gambiano, che però è un corpo estraneo fino all'inevitabile sostituzione. Troppo leggero per fare anche solo il solletico a Skriniar e de Vrij.
Non si arrende nemmeno alla sfortuna, almeno fino al 94'. Urla fino allo stremo delle forze in una partita ben preparata ma condizionata dalle tante assenze e infortuni in corsa.
Non si arrende nemmeno alla sfortuna, almeno fino al 94'. Urla fino allo stremo delle forze in una partita ben preparata ma condizionata dalle tante assenze e infortuni in corsa.
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