Pomeriggio a cuore aperto per Mkhitaryan, che sul palo del Festival dello Sport di Trento si è raccontato senza filtri. Questo uno stralcio delle sue parole sul passaggio all'Inter e il rapporto con l'ex allenatore nerazzurro Simone Inzaghi.
Inter, le parole di Mkhitaryan
L'ARRIVO ALL'INTER - "Al secondo anno a Roma Piero Ausilio mi chiamò dicendomi che mi voleva all'Inter e io risposi che andava chiuso entro il 31 maggio avendo un'opzione per restare. Lui disse che doveva vendere due giocatori e io non volevo aspettare, dicendo che magari avremmo fatto qualcosa dopo. Da lì non ci siamo più sentiti. Alla terza stagione, con Tiago Pinto discutevamo del rinnovo; lui sapeva che Roma mi piaceva e avrei voluto finire la carriera lì però forse non mi hanno capito e volevano fare le cose a modo loro. Io a quel punto dissi no ad un 1+1, perché volevo sicurezze. Giocando poi contro l'Inter una partita persa 3-1, Ausilio mi ha richiamato dicendomi che Simone Inzaghi mi voleva molto. Noi eravamo ancora in corsa per il campionato e dovevamo giocare in finale di Conference. L'Inter mi propose due anni fissi, la Roma non era stata chiara. Mourinho forse non sapeva nulla ma vedendo cosa succedeva dissi che non potevo restare perché non mi potevo fidare dei dirigenti. Decisi di lasciare e per Mourinho era già tardi, litigò con Tiago Pinto e disse di parlare con lui. Ma io avevo dato l'ok all'Inter".
SIMONE INZAGHI - "Sono stati tre anni bellissimi, mi ha dato una seconda giovinezza perché a 36 anni giocare tutte le partite ti fa sentire importante. Ma quando a Udine, uscii dopo 32 minuti pensai: 'Magari ho trovato un altro che si comporterà male con me'. Ma non sapevo della sua abitudine di sostituire gli ammoniti... Inzaghi è padre, allenatore, amico; conosce il calcio, puoi parlare di tutto con lui come fosse un amico pur conoscendo i limiti. Quando è andato in Arabia l'ho ringraziato per questi tre anni perché è stato fondamentale per questa Inter, un giorno lo riabbraccerò. Disturbati dalle voci di un suo addio?Diciamo che ci hanno disturbato perché tra la gente si parlava di un'altra cosa. Lui voleva concentrarsi sulla finale ed è stato così per quei dieci giorni dopo il Como".