Il primo positivo segnale è arrivato ieri mattina, qualche minuto prima delle 11:30: Felipe Anderson ufficialmente titolare a Palermo. La diffida? Chissenefrega. Anche se la partita successiva è il derby. Simone Inzaghi lo aveva già anticipato dopo la gara vinta contro il Genoa, forse qualcuno non gli credeva. E, a dirla tutta, escluderlo dall'undici iniziale sarebbe stato un grosso passo indietro sotto il profilo della personalità, attributo mai mancato finora alla stagione biancoceleste. Oltre che un messaggio di troppa prudenza / eccessiva importanza data alla stracittadina. 

Il brasiliano non si è affatto risparmiato. Anzi, ogni volta che puntava l'avversario di turno (spesso diverso, visto che l'indicazione datagli da quest'anno è di svariare quanto più possibile sul fronte offensivo) creava superiorità e pericolosità. A proposito: vedere alternarsi quei tre là davanti è una delizia per gli occhi. Se al centro non c'è Immobile, c'è Keita; se a destra non c'è Anderson, c'è il senegalese, con Ciruzzo pronto a involarsi sulla corsia mancina. Senza considerare i soliti inserimenti a fari spenti (soprattutto) di Milinkovic-Savic.

Già, il serbo con la '21' sulle spalle e i 22 (anni) non ancora compiuti. Carta d'identità ormai stracciata tempo fa, eppure riesce a stupire ogni volta di più. Gol decisivo a parte, riesce in un modo o nell'altro a essere sempre nel vivo dell'azione. Furbo, smaliziato, sveglio, reattivo, muro. Sì, per lui gli aggettivi si sprecano. Persino Immobile, da buon napoletano, a momenti è costretto ad arrendersi al cospetto di Milinkovic se si parla di "cazzimma". Perché lui ne ha davvero tanta. Ogni qual volta Inzaghi decide di arretrare Lulic terzino per lanciarlo da titolare, sa bene come farsi apprezzare. Non è un caso che sia il giocatore capitolino ad aver percorso, sul prato del "Barbera", il maggior numero di metri (11849), addirittura meglio di Parolo (11354) che di solito è lo stakanovista di questa squadra. Da gustare e rigustare il triplo intervento difensivo nel finale di partita, quando il recupero era iniziato da pochi secondi e il Palermo cercava disperatamente l'assalto al pareggio.

E ora - soltanto ora - si può davvero pensare esclusivamente al derby. Chi scrive ha già ampiamente esposto il proprio pensiero a riguardo, motivo per cui sarebbe più corretto chiamarla "partita contro la Roma". Senza paroloni, senza creare troppa enfasi, suspence, adrenalina. E' la quindicesima di campionato, vale tre punti. Null'altro. Meriterebbe invece di essere evidenziato sul nostro quaderno degli appunti la parte sana, oggettiva e concreta messa a referto questi ragazzi: 28 punti in 14 partite, nove risultati utili consecutivi (non accadeva da gennaio 2013, allora si arrivò a dieci). Rispetto agli anni passati sta andando benissimo anche dal punto di vista degli infortuni: ieri è tornato Lukaku, dalla prossima settimana si rivedrà il fondamentale De Vrij, Strakosha sta sostituendo al meglio Marchetti (comunque in ripresa). Resta il solo acciaccato oggetto misterioso Luis Alberto, poi l'infermeria è vuota. Insomma, tutto sembra girare a meraviglia. Ed è proprio ciò che spaventa di più. Perché le cose, a conti fatti, possono soltanto peggiorare.

Dettaglio delle performance chilometriche
dei biancocelesti a Palermo
(Fonte: Lega Serie A)

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