"Napoli? Fare tanta tattica durante il giorno è durissima, loro ne fanno tanta. Sono tutti giocatori che sanno quello che devono fare, Sarri è un buon allenatore ma allenare i campioni è diverso. Lui ha solo un gran calciatore che è Insigne, poi ci sono calciatori normali che si mettono a fare tattica, in una grande squadra dopo un po’ gli dicono che devi cambiare”

Cassano su Sarri, settembre 2017

 "Non mi piace molto il moralismo: Sarri ha detto una parola, due, ha sbagliato ma non possiamo metterlo in carcere per tutta la vita. Ha detto una cosa mentre era nervoso, stava perdendo la partita, ma deve rimanere là. Sarri ha sbagliato, lo ripeto, ma la cosa doveva rimanere in campo. A casa mia, se io e te ci diciamo una cosa, rimane fra me e te, da uomo a uomo"

Cassano su Sarri (e Mancini), gennaio 2016

"Il Napoli gioca sempre con gli stessi 11 e ha un solo modulo:troppo ripetitivo, è anche il suo limite. Higuain è un campione assoluto, dietro di lui Insigne e Dzeko. Io e Lorenzo siamo molto amici ma ero più forte e siamo diversi: io tutto estro e fantasia e svariavo nel campo, lui ha necessariamente bisogno della fascia, di giocare in un 4-3-3 largo a sinistra"

Cassano su Napoli e Insigne, agosto 2017

"Cassano? E' un talento assoluto, uno dei calciatori più forti della sua generazione, ha colpi unici"

De Laurentiis su Cassano, gennaio 2016

"Io sono ancora troppo giovane nel mondo del calcio per poter giudicare le qualità psicologiche o tecniche di un giocatore come Cassano. A noi non spaventano le teste calde, siamo abituati nel mondo del cinema a ragionarci. Attori e registi sono sempre stati delle teste calde, delle grandi personalità e certamente anche delle teste pensanti. Io non mi sono mai negato al confronto, penso che sia qualcosa di costruttivo e che fortifica il rapporto. Poi, ovviamente, quando ci sono impennate che trascendono nella maleducazione e nella violenza si entra in un'altra dimensione"

De Laurentiis su Cassano, giugno 2007

"Se Cassano venisse a Napoli avrebbe un rapporto straordinario con il sottoscritto. Ha di semplice che è italiano, parliamo lo stesso linguaggio. Tra di noi c'è sintonia, siamo due casinari, ma dico di no al suo arrivo. Cassano fa notizia, io voglio che Napoli faccia notizia, non Cassano. Sarebbe un primo attore, noi portiamo avanti l'ideologia del collettivo. I tifosi sognano il suo arrivo? Ci lascino lavorare in pace"

De Laurentiis su Cassano, luglio 2009

"Cassano? E' un problema della Sampdoria" 

De Laurentiis su Cassano, ottobre 2010

"Cassano è in rotta con il Real Madrid? Mi dispiace, ma non rientra nei nostri piani. E' un fior di giocatore, ma abbiamo previsto un piano quinquennale che non prevede follie"

De Laurentiis su Cassano, novembre 2006

"Nomino tre persone che stimo: De Laurentiis, Galliani e Ferrero"

Cassano su De Laurentiis, agosto 2014

Rivali in campo, amici fuori (getty)

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Parliamoci chiaro: anche le ultime chances di Antonio Cassano sono finite. Quantomeno in Serie A, dopo che il Cagliari ha congelato la sua pazza idea estiva, e il rapporto col Verona è finito nel giro di una manciata di giorni. Ora ci sono la Serie B e l'estero a chiamare: ma lui non ne vuoi sapere. 

E forse fai bene, Antò, perché sai che, anche a 35 anni, se la forma fisica tiene anche un minimo, chi come te ha il genio e i mezzi tecnici sufficienti per cambiare volto ad una squadra, deve giustamente ambire ai palcoscenici che preferisce. L'hai fatto, seppur a tratti - più o meno lunghi - in tutte le squadre dove hai giocato, Real escluso. E tutti i calciofili, pur stressati dal tuo caratteraccio, te ne sono (stati) riconoscenti. 

Dura, però, eh, per quante ne hai fatto. 

Fortuna ha voluto che madre natura ti dotasse di due piedi laccati d'ambrosia, occhi sagaci posti anche sulla nuca, ma soprattutto d'un omino nel cervello che oltre farti sbagliare, è anche il corresponsabile di migliaia di giocate che il calcio italiano non dimenticherà mai. 

Al posto della fortuna è invece una sfortuna, ma altrui, che ora apre gli occhi di qualcuno - me compreso - verso un grande sogno. Irrealizzabile, per carità, ma pur bellissimo. E quindi degno quantomeno di essere narrato, come una favola. Che vede te e il tuo amico Insigne correre insieme, investiti dalla fame atavica tramutata in ruggito di felicità di una curva festante, che il proprio allenatore ha abituato anche troppo bene, negli ultimi tempi. Per qual motivo, quindi, sarebbe più o meno giusto sognare? Per quali, volevate dire.

#1) Perché c'è Lorenzo. Già, amico. Amico caro, col quale già trascorri del tempo, in famiglia, al di fuori dal campo. Che con te condivide l'estro, il piede fatato, e volendo anche il ruolo, quantomeno a inizio carriera. L'hai già incoronato come miglior talento italiano, pur senza ammetterne la superiorità, se il paragone fosse fatto a pari età. Con te al suo fianco, potrebbe anche compierlo in campo, il sorpasso. La lingua parlata sul rettangolo verde, d'altra parte, è troppo simile alla tua per non trasformarsi in dialogo a due e sussurri d'amore calcistico.

#2) Perché c'è una maglia libera particolare. La numero 29, lasciata da Pavoletti. L'unica, diversa dalla 10 (intoccabile), dalla 99 (di Milik, di cui prenderesti il posto per qualche mese) e dalla 18 (che è di Leandrinho) che sono le uniche tre che hai vestito in carriera. La 29 l'avevi usata solo un anno: il primissimo, a Bari (98-99), una stagione in anticipo rispetto a quella cavalcata trionfale, a sfidare e umiliare due mostri sacri come Blanc e Panucci. Senza la 10, la 18 e la 99 a disposizione, prendere la 29 sarebbe come chiudere un cerchio. Che definire magico e folle, ovviamente, sarebbe riduttivo.

#3) Perché può servire. Ad oggi il vice Mertens in casa Napoli non esiste. Sarri, realisticamente, in caso di necessità sposterà Callejon, Giaccherini e Ounas in quella posizione, ma l'unico che ha giocato, e stabilmente, da 10 travestito da 9, oltre a Dries è proprio Cassano. E benissimo, soprattutto ai tempi del Parma, dove per inciso prima dei multipli crac (non solo societari, anche di rapporti umani) mise a referto 56 presenze, 18 gol e 9 assist. Da allora sono passati (solo) 2 anni.

#4) Perché Inglese potrebbe arrivare troppo tardi. E se anche arrivasse, sarà non prima di gennaio. Tre mesi senza vice Mertens sono oggettivamente tanti, peraltro da vivere in una fase in cui si giocherà ogni tre giorni: nella turnazione, poi, servirà avere Mertens al massimo in Champions, per non rischiare, a maggior ragione dopo il KO di qualche giorno fa. E poi c'è un campionato da rincorrere: il vero obiettivo di Sarri è questo. Meglio un Cassano (svincolato) oggi, o un Inglese domani?

#5) Perché Inglese potrebbe essere spaesato e fuori luogo. L'investimento fatto per questo ragazzo, a fine agosto, è stato importante. Così come lo era stato, neanche un anno fa, quello fatto per Pavoletti. Entrambi, però, sono calciatori, semplicemente, che niente hanno a che fare con questo Napoli, e col calcio di Sarri. Che ha bisogno di palleggiatori, incursori, suonatori d'armonica e non granatieri d'area. Soprattutto se abituati a sistemi di gioco diversi, ed in ambiti tattici diversi (oltre che più miseri). Cassano, invece, col talento e col gioco a ritmo di tango e tarantella è sempre andato a braccetto. Anzi, spesso è stato proprio lui a fare il direttore d'orchestra.

#6) Perché al Napoli serve una riserva. E solo una riserva. Quanto Sarri ripudi il turn-over è dato oggettivo. Al netto degli infortuni e delle squalifiche, se il mister potesse schiererebbe sempre, comunque e dovunque Mertens, che non ha mai fatto nulla per dargli torto, anzi. Ma prima o poi, anche solo negli scampoli finali di partita, Dries dovrà fermarsi. Pur per una manciata di minuti. Esattamente quelli che, al meglio, può fare ancora dignitosamente Fantantonio. Che però dovrà accettare, mediante chiaro e stringente accordo da ambo le parti, un ruolo del genere. 

#7) Perché sarebbe a costo zero (o quasi). Cassano non gioca più per i soldi. Ne ha guadagnati tanti, giustamente, in carriera, e se fosse nato dieci anni dopo certamente ne avrebbe guadagnati anche di più. Se sussistessero delle eccessive pretese economiche, d'altra parte, non avrebbe detto sì al Verona, rifiutando le tante, laute offerte che gli sono state fatte pervenire da destinazioni più o meno esotiche e improbabili. Se l'esile investimento dovesse andar male, quindi, almeno economicamente sarebbe a costo zero. 

#8) Perché c'è un Mondiale, da qui a 9 mesi. Il 12 luglio 2018, mentre Cassano festeggerà i 36 anni, mancheranno tre giorni alla finale dei Mondiali. Una manifestazione unica, ricca di fascino, onirica per chiunque abbia anche solo una volta dato un calcio ad un pallone: figuriamoci per chi, come lui, con l'azzurro addosso raramente ha demeritato, ed a cui i selezionatori ne hanno concesso in carriera solo uno, nel 2014, peraltro collettivamente fallimentare. Bando alle ciance: le chances di Cassano (che non gioca una partita ufficiale da 17 mesi) di andare ai Mondiali sono pari a zero. Anzi, ad una su un miliardo. Ma quell'una è raggiungibile solo in un caso: se giocherà, almeno 15 partite, e da grande, in una squadra di Serie A. Altrettanto grande, come il Napoli. 

#9) Perché senza Dries i gol dovranno arrivare dagli altri. E nessuno è bravo a innescare gli altri come Antonio Cassano. Anche da fermo, anche con qualche chilo in più: perché gli assist non nascono dalla corsa che li produce, ma dal piede che li genera. E quello, a 20, 30 o 40 anni - Totti docet - , non cambia. I tagli di Hamsik e Callejon, le incursioni di Allan e Zielinski, i colpi di testa di Koulibaly e Albiol già oggi possono usufruire della reiterata ed efficace assistenza di Insigne e Ghoulam: immaginate quanto maggiormente potrebbero essere pericolosi se i piedi atti a innescarli fossero 6 e non 4.

#10) Perché Napoli è metà Genova e metà Bari. Antonio adora Genova e adora il mare. Ad Antonio piace mangiare bene, e stare in famiglia. Oltre che giocare a pallone e fare casino, ovviamente. A Napoli c'è il mare, ci si diverte, il senso della famiglia è spiccato, si mangia benissimo e si gioca un calcio che oggi, in Europa, ha pochi paragoni. E, soprattutto, i campioni vengono amati, ed a dismisura, sempre a meno che non tradiscano: non le aspettative, ma il cuore e le sue fisiologiche pulsioni. Tutte cose di cui Antonio ha bisogno, per essere sé stesso, per dimostrarlo in campo, e per non dar retta a quell'omino che in testa spesso gli ha consigliato di fare, e dire, cosa sbagliate. Chiudere la sua carriera in A al Napoli (e poi, chissà, salutare anche la Bari che è casa sua) sarebbe un modo bello e affascinante di dire 'ciao, uagliò'. In una città ricca di indomito fascino ma anche di contraddizioni: proprio come lui. E proprio come il rapporto a distanza tra le potenziali parti coinvolte (Cassano, Sarri, De Laurentiis), come testimoniano le dichiarazioni di inizio pezzo, risulta essere.

Non è detto in alcun modo, ovviamente, che anche il Napoli lo voglia o ci pensi, ma a noi basta sognarlo. In un calcio che di storie da raccontare ne ha sempre meno, e che continua a vivere troppo spesso di banalità, numeri e cifre, non si può che vivere di questo.