Paolo Nicolato, ct della Nazionale Under 21, ha parlato nel corso di un'intervista concessa a Tuttosport dopo la qualificazione agli Europei Under 21.

Intervista a Nicolato sulla qualificazione

Partita?

 
 «Sinceramente non ho dormito, dopo le partite solitamente non ci riesco. Avevo l’adrenalina ancora alta per la vittoria sull’Irlanda che ci ha dato il pass. È stata una grande soddisfazione per aver centrato un obiettivo importante, soprattutto per come siamo riusciti a ottenerlo. Ho dormito poco ma ero contento». 

Intervista a Nicolato su Miretti e Rovella

Convocato anche Fabio Miretti. Cosa l’ha colpita dello juventino che ha 18 anni? 

 
 «Non lo scopro certo, è il capitano della Nazionale Under 19 e ha già fatto un bel percorso internazionale nonostante sia così giovane. Per lui come per tutti bisogna poi testarsi in maniera non sporadica con i grandi, là dove sale ulteriormente il livello. Ha potenzialità notevoli, un buon piede e personalità, ci verrà utile. Può giocare sia mezzala che play: un conto è giocare e con al fianco gente come Rabiot, altro invece essere tu il pilastro insieme ad altri giovani azzurri. Ha grande tecnica e buona visione di gioco, può giocare ovunque». 

 
 E l’altro centrocampista juventino Nicolò Rovella come lo definirebbe? 

 
 «Nicolò è un ragazzo che mi piace molto, ha tecnica ed è sempre animato da uno spirito guerriero, caratteristiche che non si abbinano spesso in un unico giocatore... È stato bravo, ha disputato tre grandi partite pur venendo da un periodo per lui complesso, non giocava una partita intera dal raduno di marzo contro la Bosnia...». 

 

Intervista a Nicolato su Fagioli e Ranocchi

 
Juve presente anche con Fagioli e Ranocchia? 

 
 «Non può che fare piacere, anzi piacerissimo. Dall’ottica della Nazionale noi possiamo avere un futuro se aumentiamo il bacino dei calciatori che giocano. È un problema anche di cultura del calcio. Partendo dal presupposto che un ragazzo deve giocare solo se merita, il problema si concretizza se merita sempre qualcun altro! Io credo nel merito: se uno ha 50 anni e gioca meglio di quello di 20 deve scendere in campo il primo. Ma nel caso opposto non gli va preclusa l’occasione solo perché è giovane e non ha esperienza». 

 

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