Di Monia Bracciali
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Cattivo. Egocentrico. Irascibile. Pigro. Hristo Stoichkov è sempre stato in equilibrio su una bilancia, quella che ora, appesantito com'è, rischia di cedere sotto i suoi chili. Durante gli anni in cui Dio era bulgaro, allontare l'ago, anche solo impercettibilmente, dal suo talento facendo pesare di più i difetti, avrebbe significato chiudere una carriera straordinaria prima ancora di iniziarla.
L'eroe della Bulgaria quarta ai Mondiali americani del '94, a dispetto del nome, ha in sè tutti i sette peccati capitali. Documentati.
SUPERBIA – Il nome. Solo con quello si sentiva re. "Hristo, come mio nonno – diceva - Sono molto orgoglioso. Di Hristo ce n'è uno sopra e uno sotto, sulla terra: ma il mio vero miracolo è che vivo tutti i giorni". Insomma: meno male che Stoichkov c'è. Per la sua esultanza a braccia alzate, al Barcellona lo soprannominarono "l'ayatollah" (gesto con il quale farfugliava parole maldicenti a chiunque dopo ogni rete). Ma quella dell'attaccante non è solo una superbia originale, ha peccato spesso e volentieri, senza pentirsene mai. Cominciamo dal pre finale di Coppa Campioni ad Atene contro il Milan, quella dove i rossoneri stritolarono la squadra di Cruijff 4 a 0. Il bulgaro rilasciò queste dichiarazioni, rispondendo alla domanda sul tipo di partita che si aspettava: "Dipende dagli allenatori – disse – il nostro mister predica il gioco d'attacco. La nostra capacità offensiva contro quella difensiva del Milan. Loro sono senza Baresi. Un gran leader (...) Ora, senza di lui e senza Costacurta, i milanisti perderanno in sicurezza". Poi corresse il tiro: "Psicologicamente non cambia nulla per noi, non dobbiamo cioè illuderci di avere vinto in partenza: il Milan è sempre il Milan". E ancora: "Oh, il Milan è una grande squadra, certo, era un' altra cosa con Gullit, Van Basten e Rijkaard. Oggi il Milan è come il Barcellona, ma senza Stoichkov, senza Romario, senza Koeman". La sconfitta di Champions fece talmente male che solo un cammino da Dio – appunto – al Mondiale americano qualche settimana dopo, riuscì un po' a metabolizzare lo smacco. Non del tutto però. In conferenza stampa prima della semifinale con l'Italia dichiarò della nazionale azzurra: "Sinora è stata più fortunata che abile, ma senza suerte non sei nessuno". Infine chiuse l'intervista così, con una provocazione: "Salutatemi Daniele Massaro". Già quel Massaro che segnò una doppietta ad Atene due mesi prima. In semifinale ci penserà una di Roberto Baggio a fermare la Bulgaria ma non la superbia di Hristo: "Dio è bulgaro. Ma l'arbitro purtroppo era francese" (riferito al direttore di gara Quiniou).

(Contro Mussi, ad Usa '94 - Getty Images)
INVIDIA - La più nota è senza dubbio quella verso Van Basten. Non digerì mai il Pallone D'Oro vinto dall'olandese nel '92 a suo discapito: "L'avrei vinto io, se non ci fosse stato Berlusconi. E' tutta colpa sua e delle sue televisioni se l'hanno dato a Van Basten. Berlusconi sarà un grandissimo presidente, ma come persona non mi piace". Nel '94 invece, anno in cui lo vinse, disse un paio di settimane prima dell'ufficialità: "Pensavo di meritare il Pallone d'oro nel 1992. Invece vinse Van Basten. Speriamo che quest' anno non salti fuori qualche altro presidente importante".
LUSSURIA – Una delle sue citazioni più famose è attinente con l'argomento. "La mia filosofia? L'amore. Tratto la palla come mia moglie o le mie figlie, ma le dico anche cosa deve fare e dove deve andare. L'amore va guidato".
Quella sera al pc però, quando Stoichkov twittò ai fan il suo ringraziamento per tutti i messaggi di affetto, allegò una foto di una sua esultanza, screenshottando il desktop del suo pc. Nella barra di navigazione dei preferiti saltò subito all'occhio "Free porn sex videos". Nonostante il tweet con foto sia poi stato rimosso, ormai il passatempo di Hristo, seppur molto comune, aveva fatto il giro di tutta la rete.

(Screenshot imbarazzante e rimosso)
AVARIZIA – L'amore per i soldi era visibile in un dettaglio che faceva luce come un lampo di notte, visto l'abbigliamento – almeno quello – sobrio del giocatore: ai piedi portava due mocassini neri, con il bordo d'oro, griffati Versace. Idem la cintura dei pantaloni. Tuttavia c'è un altro episodio che racconta bene la passione per il denaro. Le interviste da calciatore si contano sulle dita di due mani, non di più. Eccessivamente sincero nelle sue opinioni, per niente diplomatico, al Barcellona parlava in spagnolo ai giornalisti bulgari, col chiaro tentativo di metterli in difficoltà. Anche se in realtà, dietro, pare ci siano stati altri motivi. L'attaccante ex maresciallo dell'esercito, inquadrato dal paese natale, capì ben presto che lo status di calciatore comportava la trasformazione in una vera macchina da soldi. Gabriele Majo, su stadiotardini.it, racconta come fu minacciato dal giocatore a Parma perchè non voleva rilasciargli alcuna dichiarazione in un post partita di Coppa delle Coppe: "Con tigo mas" gli ringhiò, facendo scorrere il pollice sotto la sua gola: un avvertimento niente male. Majo saprà poi che Stoichkov cercò di convincere i compagni – senza riuscirci - a rilasciare interviste esclusivamente a pagamento. Non solo. Negli anni del Barcellona più di una voce girava sul fatto che negli spogliatoi avesse l'abitudine di frugare nelle tasche altrui. "Sono cresciuto in mezzo alla strada: lì si imparano tante cose. Non sono uno stinco di santo", disse appena arrivato in Spagna. Prima di partire negli Stati Uniti per giocarsi il Mondiale, fece a pugni – non letteralmente ma quasi – con la Federcalcio bulgara: "Non volevano pagare i premi stabiliti, c'era anarchia. Li abbiamo convinti molto in fretta".
IRA – Con Crujiff al Barcellona litigava a morte e pure con gli arbitri il rapporto non era idilliaco. C'era una sorta di intolleranza, a pelle verso le giacchette nere che appunto dirigevano la gara. Insopportabile per un ex militare professionista. La gestione dell'ira al Barcellona non fu semplice ma fu l'unico strumento per la consacrazione. In una finale di Coppa di Lega contro il Real, nel dicembre del 1990, l'arbitro Azpitarte lo espulse e lui gli pestò violentemente i piedi prima di lasciare il campo.
Un antipasto, perchè Stoichkov ne combinò di tutti i colori in quest'ambientamento da Est Europa a Occidente e anche se Cruijff gli affiancò il saggio Bakero, visto che non legava con nessuno, il giocatore era ingestibile. Talmente "selvatico" che nonostante il buon rendimento il Barcellona lo voleva tagliare, con il suo tecnico veramente disperato: "Se non mette la testa a posto – disse Johan – Di lui cosa ne faccio?". Solo la moglie Mariana riuscì a dargli una calmata: "Non torno a Sofia a fare la commessa – disse pubblicamente - se lo cacciano, io resto qui, con le mie figlie".
In realtà Hristo l'aveva combinata grossa anche ad inizio carriera, in una gara di Coppa nel 1985 tra Cska e il Levski. Ci fu una rissa talmente violenta, con Hristo sugli scudi, che il partito comunista bulgaro sciolse le due squadre. Ritrattò tutto quando la Nazionale si qualificò a Messico '86 e ammorbidì la sanzione.
Anche a Parma, in ritiro, l'attaccante ormai sul viale del tramonto o quasi, se la prese in un'amichevole con Inzaghi, colpevole di non avergli appoggiato il pallone. Che fosse ad inizio carriera o alla fine, non importa: la rabbia consumava Stoichkov.
ACCIDIA – Maledetti allenamenti. Odiati un po' da tutti i giocatori, per il bulgaro erano insopportabili. La prova, ancora a Parma. Stoichkov, per cercare di faticare il meno possibile, cercava ad ogni seduta una posizione defilata il più possibile dall'occhio di Nevio Scala.

(Con Zola e Apolloni, che sbadigli al Parma - Getty Images)
GOLA - Dal 2004 al 2006 (Getty Images):
Novembre 2014:
Fonti:
Il Corriere della Sera
La Repubblica
Stadiotardini.it

