La notizia sulle convocazioni diramate da Antonio Conte per gli imminenti Europei è da poco ufficiale, benché già nel corso della giornata di oggi si fosse già diffusa la lista completa, con esclusi ed inclusi, oltre alla numerazione degli azzurri.
Di segreto, quindi, era rimasto ben poco, un po’ come la prossima destinazione dell’ex mister bianconero al termine degli Europei, per capirci.
Restano fuori, in ordine sparso, Jorginho (ballottaggio vinto da Sturaro), Rugani, Zappacosta, Montolivo (infortunato) Benassi, Astori e Bonaventura, rispetto al gruppo dei 30 pre-convocati che Conte aveva scelto per il ritiro prodromico alla manifestazione che vivrà il prologo fra pochi giorni, in terra transalpina.
Prima di addentrarsi in qualsivoglia disamina circa le convocazioni decise dal CT della nazionale azzurra, è necessario depurarsi da eventuali dietrologie che sarebbero fuorvianti nella valutazione del gruppo che l’ex allenatore della Juventus si poterà agli Europei. Sebbene dovrebbe essere superfluo precisarlo, è evidente che Antonio Conte persegua una strategia tattica abbastanza chiara ed ha operato le proprie scelte in ossequio a quelli che sono gli intendimenti circa la filosofia che la “sua” nazionale dovrà avere. Legittimo da parte sua. Così come è altrettanto legittimo esprimere perplessità.
Come già accennato, rispetto al gruppo dei pre-convocati, sono stati tagliati, fra gli altri, Bonaventura e Jorginho. Già prima di questa ultima scrematura erano stati lasciati a casa i vari Vazquez, Saponara, Berardi ed anche di Francesco Totti, un nome che, se si parla di qualità, deve essere tirato in ballo. Per forza di cose.
Lo stesso Insigne, che in Francia ci sarà, è stato in bilico fino all’ultimo secondo e, più in generale ha avuto un rapporto non certo idilliaco con il CT, Antonio Conte, durante tutta la fase delle qualificazioni.
Scorrendo l’elenco di centrocampisti ed attaccanti esterni convocati per i prossimi Europei è facile tracciare un identikit di quella che sarà la creatura di Antonio Conte: tanta corsa ed altrettanto dinamismo assicurati da Florenzi, Candreva, Parolo, Sturaro e Giaccherini, la lucida regia di De Rossi e Thiago Motta e le scorribande offensive con El Shaarawy, Bernardeschi e Insigne, unitamente a qualche giocata di qualità che gli ultimi tre possono (e devono!) garantire. Qualità che, per quanto è possibile prevedere, sarà merce rara nella nazionale disegnata dal CT, anche considerando i nomi dei calciatori snocciolati poc’anzi, che sono rimasti a casa e che avrebbero potuto innalzare considerevolmente il tasso tecnico di un gruppo che, non ce ne vogliano i diretti interessati, palesa non pochi deficit alla voce “qualità”.
È evidente che Conte, puntando molto sul blocco difensivo della Juventus, su questo costruirà la fisionomia di una squadra che sarà capace di difendere e bene sugli avversari, anche in modo aggressivo, per poi ripartire con la velocità e la vivacità di esterni e centrocampisti, oltre alla forza fisica del centravanti di turno.
Risulta difficile immaginare una squadra che possa gestire (almeno) alcune fasi della gara, imponendo il proprio palleggio e la propria qualità, rallentando ed accelerando anche in base alle necessità. Più facile ipotizzare una compagine che giochi ad elevata intensità, difendendo con tutti gli effettivi e ripartendo con esterni, mezzali ed attaccanti, nella più classica delle interpretazioni del 3-5-2 di Antonio Conte.
Volendo estremizzare il concetto, potremmo vedere una squadra che affronterà le gare con una impostazione cestistica: difesa, riconquista, attacco e poi ancora difesa, riconquista, attacco. Avanti e indietro, finché ce n’è.
Ed è qui che sorgono ulteriori perplessità: la nazionale italiana sarà in grado di giocare in maniera forsennata, col piede sempre sull’acceleratore, senza un attimo di respiro, come richiesto da Antonio Conte? Riuscirà a farlo al termine di una stagione calcistica, storicamente il periodo in cui gli atleti azzurri risentono delle fatiche e delle scorie maturate nei mesi precedenti? Questo gruppo sarà in grado di imporsi per atletismo quando già le squadre italiane, impegnate in Europa durante la “regular season”, vanno ad una velocità decisamente inferiore rispetto agli avversari di turno?
Queste considerazioni rimandano al dubbio inizialmente esposto: forse sarebbe stato il caso di portarsi in Francia quel po’ di qualità, che i vari Bonaventura, Jorginho, Saponara, Totti – che poi tanto poca non è – avrebbero potuto garantire, anche per offrire una variante tattica ad un gruppo del quale cifra tecnica, fantasia, visione di gioco e palleggio appaiono decisamente non sufficienti a ben figurare.
Io speriamo che me la cavo...