29 Aprile 2016, ore 22.30 circa, stadio Alberto Braglia di Modena: il Crotone ottiene la matematica – e nella città che fu patria di Pitagora se ne intendono - promozione in serie A. Si tratta della prima promozione in massima serie per i rossoblù.

Dopo Catanzaro (a cavallo fra gli anni ’70 e ’80) e Reggio Calabria (anni 2000) la Calabria ritorna nella massima serie con il Crotone, sette anni dopo l’ultima apparizione degli amaranto reggini.
E la Serie A torna in Calabria
: è sempre un fattore positivo se i confini del grande calcio si ampliano, raggiungendo il profondo sud peninsulare. Perché qui il calcio non è “soltanto” un pallone che rotola e nemmeno questione di “semplice” business: al Sud, dove niente funziona come dovrebbe, il calcio va al di là di quei fottutissimi 90’ ogni fine settimana e rappresenta un’occasione di riscatto, rivalsa popolare, affermazione d’identità e perpetuo momento d’aggregazione di massa, con tutto ciò che di positivo comporta (tanto) e le relative, seppur spesso trascurabili, esasperazioni negative.

“Non c’erano soldi, ma tanta speranza”, cantava così il crotonese Rino Gaetano, nella sua interpretazione della splendida “A mano a mano”, scritta da Riccardo Cocciante. Oltre alla speranza, a Crotone, da molti anni, ci sono state tante altre cose: programmazione, competenza, oculatezza, pensiero lungo e voglia di crescere, senza mai porsi limiti. Il presidente Raffaele Vrenna ed il Direttore Sportivo, Giuseppe Ursino, grandissimi conoscitori del sottobosco calcistico, già da tempo sperimentavano la formula che si è rivelata vincente in questa stagione: costruzione di un gruppo storico al quale affiancare giovani provenienti dal proprio settore giovanile ed altri presi in prestito da club più blasonati, sotto la guida di tecnici in rampa di lancio.

Da Crotone, negli anni passati, sono passati tecnici come Papadopulo, Gasperini, Moriero, Lerda, Corini e Dragoe giovani di belle speranze quali Florenzi, Bernardeschi e Cataldi, adesso protagonisti anche in Nazionale. Questo è lo storico che ha consentito a Vrenna e Ursino di gettare le basi, affinare il metodo e prepararsi a qualcosa di inimmaginabile, seppur progettato.

L’uomo del destino è Ivan Juric, tecnico forgiato alla scuola di Gasperini, dapprima come suo alter ego in mezzo al campo, fra l’altro anche nell’esperienza a Crotone, e poi come suo vice in panchina.
Il tecnico croato ha puntato tutto su un 3-4-3 moderno e flessibile, sfruttando le caratteristiche dei talenti che si è ritrovato a disposizione, aiutandoli a crescere e migliorare giorno dopo giorno.
Sul tecnico rossoblù ci sono già diversi club di massima serie, fra cui anche il Genoa del mentore Gasperini: Vrenna e Ursino, però, faranno di tutto per confermare il mister che è riuscito a sintonizzarsi sulle frequenze di una città intera e a confezionare un autentico miracolo sportivo.
L'empatia instaurata da Juric con Crotone è qualcosa di assolutamente degno di nota e che, per certi versi, rimanda a quanto sta facendo Simeone con l'Atletico Madrid, per intensità del rapporto emotivo instauratosi con un popolo intero: una sorta di "cholismo" alla 'nduja, se ci è consentito l'accostamento calcistico-culinario.

Passiamo al campo: menzioni d’obbligo per Ante Budimir e Bruno Martella. Il centravanti balcanico, pescato dalla serie B tedesca, è stato letteralmente devastante, non solo per i gol messi a segno ma anche per il lavoro che si è sempre sobbarcato, giocando con e per la squadra. Martella, esterno sinistro del centrocampo a 4 disegnato da Juric, ha sfornato 8 assist, occupando con qualità la corsia mancini, spingendo e difendendo per tutto il campionato.

Non è possibile non spendere un paio di righe per tutti i giovani, in prestito da grandi club, che il Crotone ha reso protagonisti: Balasa (Roma) e Yao (Inter) hanno dato manforte ad una retroguardia guidata dal veterano Claiton, Capezzi (Fiorentina), assieme all'enfant-prodige di proprietà, Andrea Barberis (segnatevi questo nome), hanno dato nerbo e qualità ad una mediana che spesso ha intimidito le iniziative avversarie, senza dimenticare Federico Ricci (Roma) che è stato un fattore determinante oltre che elemento imprescindibile del tridente offensivo di Juric.

Le due storie più belle, all’interno di un racconto già incredibile di per sé, sono quelle di Francesco (Ciccio) Modesto e di Giuseppe Torromino: entrambi crotonesi doc, dopo un lungo peregrinare in giro per l’Italia (Modesto è stato splendido protagonista a Reggio degli anni d’oro degli amaranto), sono tornati a casa e hanno contribuito a scrivere una delle più belle storie di calcio degli ultimi anni.

Il modello Crotone ricalca, per lungimiranza e programmazione, ma anche per filosofia ed ambizione della qualità di gioco, quello dell’Empoli: l’augurio di tutta la Calabria, e non solo, è quello che i rossoblù possano scrivere tante altre pagine di storia. Un po’ alla volta. A mano a mano.