di Pietro Turchi
“Voglio riportare la gente allo stadio. Ci dobbiamo meritare la passione della città”
Era il 2 luglio 2014 e Fabrizio Castori si presentava per la prima volta alla stampa locale. Due cose mi furono da subito chiare dalle sue prime parole: la semplicità nel vivere il momento e l’estremo bisogno di dare forma ai meriti.
Partendo dalla Terza Categoria è riuscito a centrare la promozione in tutte le categorie, fino alla Serie A. Una scalata fondata sul lavoro quotidiano, sulla capacità di trasmettere il proprio carattere alla squadra e sulla passione per uno sport da sempre vissuto in campo, in tuta e con la foga di chi non riesce a trattenere le sensazioni del momento. Un uomo vero che ha trovato nella diffidente Carpi la piazza ideale per creare la giusta alchimia. Ha conquistato prima di tutto i tifosi, con il suo fare semplice e sincero, poi la città, con una storica e inimmaginabile promozione in Serie A.
Ha saltato al coro “Salta con noi, Castori salta con noi” e si è lasciato cullare dalle braccia della città durante la festa promozione.
Ha sofferto all’addio di Giuntoli ed ancor di più nel vedere minate le sue certezze ed il suo lavoro dal nuovo. Un nuovo non necessariamente sbagliato, ma che lo ha messo alla porta senza dargli le possibilità che avrebbe meritato.
E’ il 28 settembre e Fabrizio Castori non è più l’allenatore del Carpi.
Nonostante abbia dato molto di più di quello che ha ricevuto, il tecnico è uscito a testa alta, senza sbattere la porta e lasciando ai suoi tifosi e ai suoi uomini una lettera vera e sincera e che incarna al meglio il suo essere semplicemente genuino.
"Oggi non è il giorno più difficile del mio percorso professionale, ma sicuramente è quello più triste. Non potrebbe essere altrimenti, poiché la Serie A, un traguardo sognato, sudato, accarezzato ed infine raggiunto, con tanto sacrificio, impegno e dedizione, da adesso in poi entrerà purtroppo a far parte solo dei miei ricordi. I ricordi di un uomo che 14 mesi fa arrivava a Carpi con una voglia matta di mettersi in discussione, che trovava una cittadina meravigliosa pronto ad accoglierlo e che fin da subito capiva di essere sbarcato in un laboratorio calcistico innovativo fatto di uomini veri e di idee rivoluzionarie. In mezzo a questi 14 mesi però c'è una data, il 28 aprile 2015, un giorno che niente e soprattutto nessuno potrà mai cancellare, perché in quel giorno gli uomini del Carpi hanno scritto la Storia: gli anonimi, i poveri, gli ultimi, quelli che hanno fatto la vera gavetta diventano i primi, perché sono semplicemente i migliori e tutti lo devono accettare. Voglio ringraziare i meravigliosi tifosi che in questi mesi mi hanno dato tutto il loro sostegno incondizionato, i miei collaboratori, professionisti di primo ordine nel panorama calcistico e quel manipolo di fantastici ragazzi che ho avuto la fortuna di allenare, e a cui voglio lasciare un messaggio:
non preoccupatevi cari ragazzi, noi siamo GLI IMMORTALI”.
Esattamente 5 mesi dopo la conquista della Serie A ha voluto prendersi fino in fondo il caldo abbraccio di una tifoseria e di una città che lui stesso è riuscito a smuovere dal torpore dell'indifferenza.
Una tifoseria che oggi si fa sentire con la rabbia di chi rivendica un’ingiustizia premeditata, ma che lo ricorderà e lo racconterà per sempre come un eroe semplice, un modello in grado di rivoluzionare il calcio.