In quella stanza di Villa Stuart, circondato dagli amici, dagli affetti, dai messaggi dei tifosi che non riescono a lenire il dolore, Berlino non è mai stata così distante.

Non che l’intervento di Richard Vanigli, in un banalissimo Roma-Empoli di circoscritta importanza, fosse disonesto: con Francesco, la pace sarà immediata. Nonostante l’allarme lanciato nelle settimane prima: "Prendo molti calci sulle caviglie, tanto quella destra che quella sinistra. Per carità, nel calcio succede, ma più che altro ho paura per i Mondiali”.

La caviglia, piantatasi nel terreno dopo un contrasto comune, a centrocampo, come se ne fanno tanti, Francesco l’ha vista girarsi, piegarsi innaturalmente. E ha immediatamente capìto. Ben prima della diagnosi a Villa Stuart, che è terribile. “Frattura al livello del terzo medio del perone sinistro con associata lesione capsulo-legamentosa complessa del collo del piede sinistro”.

Lippi lo rincuora, “Ti aspettiamo”, gli dicono tutti. Ma tutti lo sanno, che il Mondiale è andato. “Mi auguro che i tempi di recupero siano compatibli”, scuote poi la testa, più lontano dalle telecamere, il ct. No, che i tempi non sono compatibili. Frattura alla caviglia, al 20 febbraio: parliamo di questo.

Momento. Momento. Qui parliamo anche di Francesco Totti. Che dei tempi di recupero compatibili per gli altri, per i mortali, se ne infischia. Lui vuole esserci, e ci sarà.

Il recupero che ha del prodigioso, tra palestre, campi e piscine, si materializza. Ricorda molto da vicino quello di un altro tipo qualsiasi, Roberto Baggio. Allora, nel 2002, l’intransigenza di Trapattoni non lo vide comunque, in Giappone e Corea del Sud il Divin Codino non ci andò, nonostante il miracoloso recupero, nonostante il furor di popolo.

Per Francesco Totti è un’altra storia. Lippi lo sa bene: Totti è il faro di una Nazionale che batte gli ultimi colpi di una generazione di che presto lascerà il passo. Ora o mai più: e questo recupero voluto e cercato sa di sfida al destino. No, senza Totti non si può fare.

Non facciamo torto a nessuno, né al (giustamente possessivo) amore dei romanisti, né a Totti stesso, né alla verità della statistica, che racconta come Piola, lì a 274 gol, non sia solo un sogno, se consideriamo la presenza del Pupone ai Mondiali di Germania la sua impresa più bella. Non avrebbe dovuto esserci, lì. Non un essere umano. Lui ci fu. Con i capelli corti e una cicatrice in più alla caviglia, ma ci fu. Eccome.

Già, perché si fa presto a dire: “quanto rumore per un rigore contro l’Australia”. Tanto per cominciare, un rigore al 90' devi anche segnarlo. E se c’è uno che ti dà tranquillità, quando lo vedi avvicinarsi al dischetto, con gli occhi della tigre che sia Brasile o si Australia, è Totti.

Solo un rigore? Momento. Dal suo piede parte, tanto per cominciare, il calcio d’angolo battuto corto, per Pirlo, in occasione del primo gol dei Mondiali, contro il Ghana. Dal suo piede parte anche il corner su cui svetta Materazzi, per la prima rete contro la Repubblica Ceca. Per lui passa il contropiede, con tanto di passaggio filtrante, che porta alla volata e alla raddoppio di Pippo Inzaghi. Poi c’è il rigore contro l’Australia. Nei quarti, suo è il passaggio dai-e-vai per Zambrotta, per l’1-0 contro l’Ucraina. Suo è anche l’assist per la testa di Toni, che vale il 2-0. Non è un assist, ma passa dal suo piede il contropiede del 2-0 contro la Germania, con la palla a Gilardino, che farà il resto servendo Del Piero.

Dopo dieci anni, e a 40 anni compiuti, e svariate, furiose litigate con amici e colleghi sulla questione, val la pena allora una volta in più nobilitare il mondiale tedesco di Francesco Totti, che sia giustamente incluso tra le sue vette più alte: Totti entra (da protagonista), in 7 delle 12 reti mondiali degli azzurri. “Totti a mezzo servizio” anche no.

Con una ulteriore, fondamentale, discriminante. Di quelle che separano la storia dalla leggenda, la cronaca dall’emozione, il consumare i nostri giorni in fretta, dall’orgoglio di poter dire ai nostri nipoti di essere stati contemporanei di Francesco Totti. Totti, quel Mondiale, non lo vinse. Totti, quel mondiale, se lo prese.