di Ezio Azzollini
Ora, ferme restando le perplessità legate all’utilità tattica e alla prospettiva progettuale di un prestito senza diritto di riscatto per un giocatore che (almeno nelle intenzioni) dovrebbe essere importante, val la pena considerare tre cose che, nel caravanserraglio delle dichiarazioni di analisti, demagoghi, moralisti e pedagoghi, difficilmente vengono dette (per dimenticanza o forse no) a proposito di Mario Balotelli. Su cui dicono, dicono, dicono. Ma ci sono tre cose che non abbiamo mai sentito dire.
1) Il Milan è la squadra in cui Balotelli ha segnato di più in carriera. 30 gol (26 in campionato) in un anno e mezzo in rossonero: numeri che Balotelli non ha fatto da nessuna parte, escluso il City, ma in una stagione in più (30 totali, 20 in campionato). E’ un fatto: Balotelli torna dove ha fatto meglio, e il Milan riprende un giocatore che con la sua maglia ha fatto meglio che in qualsiasi altro posto. Per essere quella che definiscono “ultima chance”, non male. O più probabilmente, è una normalissima trattativa che ha più logica di quanto si vorrebbe far credere. Tutto qua.
2) C’è uno scisma nella carriera di Mario Balotelli. Ossia, quella maglietta nerazzurra lanciata dopo la semifinale col Barcellona, quella che mutò la concezione di lui da giovane promettentissimo a bad boy. Un mese prima, solo un mese prima, nell’aprile del 2010, aveva cambiato procuratore, passando dai fratelli a Mino Raiola. Fino a Raiola, la carriera di Balotelli era stata magari non normalissima, ma certamente contraddistinta più dalle azioni in campo che fuori. Da allora, più chiacchiere, meno calcio giocato. Fino a Raiola la carriera di Balotelli era in innegabile ascesa, il futuro roseo. Dopo di lui, in ascesa è stato il conto in banca sia dello stesso agente, che di Balotelli. Lo stesso non può dirsi della carriera calcistica di Mario. Per concludere il concetto: un giocatore dovrebbe giocare a calcio, soprattutto. Fino a Raiola, Balotelli lo aveva fatto più che bene.
3) L’incoerenza sovrana. Oggi, a proposito di Balotelli (25 anni), che riparte dal club italiano più importante nel mondo, sentiamo ragionamenti con ottime dosi di demagogia e prosopopea come questo. Un paio di giorni fa, è ripartito dalla provincia, reduce dalla provincia, un giocatore di 33 anni, otto in più di Balotelli, che sì, la carriera l’ha buttata via. E’ entrato a Marassi, accolto da un boato, tra applausi da spellarsi le mani, pochi mesi dopo aver fatto causa a un club in fallimento, che non poteva pagare magazzinieri, borsoni, trasferte, Per tacere del resto, per tacere per esempio dei rapporti con il club il cui staff medico, nel trasferimento di un volo per Roma, gli salvò la vita. Con Cassano sono applausi da strapparsi le mani, Catone il censore resta a guardare, e viviamo nel migliore dei mondi possibili. Va’ a capirci.