Aquilani c'è. Anzi, ci sarà, da qui a pochissimo. Ma non basta. Soprattutto se, come pare trapelare da alcune fonti interne alla società rossonera, sotto la pelata di Galliani stesse seriamente materializzandosi l'idea di riportare il Riccardino faccia d'angelo alla casa madre.
No, non basta. Cioè, non serve. Già. perchè, dato per scontato che uno tra Van Bommel e Ambrosini si prenderà il posto al centro del triangolo della mediana, a quel punto sarà difficile far convivere, contemporaneamente, Kakà, Aquilani e Boateng. Per quanto l'ipotesi appaia affascinante. Senza tener conto di Seedorf, che resta l'unico, vero, insostituibile jolly della rosa: un piatto succulento e raffinato, da gustare però centellinato, al fine di non far perdergli i soavi aromi e le sue uniche fragranze.
Allegri vuole almeno due mediani di rottura, in mezzo al campo. Van Bommel e Gattuso, tendenzialmente. Al limite l'olandese con Ambrosini, con Flamini a cercare di ritagliarsi uno spazietto. Ecco perchè, se, come pare, Aquilani dovesse essere, Mister K rimarrà solo un rimpianto per i soliti, tenaci, nostalgici del pallone. Quelli che erano contenti anche del ritorno in rossonero di Donadoni, Simone, Shevchenko, Leonardo e Gullitt, senza pensare alla vera utilità funzionale di prodotti tanto buoni quanto dalla data di scadenza ormai sorpassata.
Ecco perchè sarà proprio Allegri a dire no a mister K. Preferendo aspettare momenti migliori per sferrare l'attacco definitivo al nome veramente roboante per il centrocampo.
Probabilmente ciò che la reggenza rossonera farà, dopo aver chiuso per il figlioccio di Zavaglia, sarà la messa in opera delle 1/2 trattative che poi verranno formalizzate in inverno. Probabilmente Ganso, il nuovo Kakà; meno imperiosamente Montolivo (se dovesse scegliere di aspettare il Diavolo nel Purgatorio di Firenze), che, più di Aquilani, prenderà, da qui a un anno il posto in rosa che oggi è di Seedorf. Scelta, anche questa, che pare assai poco condivisibile, considerato che più che il successore di Seedorf, a questo Milan, da qui a poco, serviranno gli eredi di Ambrosini e Gattuso. E nè Parolo nè Keita, ai nostri occhi, sembrano poter raccogliere dignitosamente il celebre incarico.
Alfredo De Vuono