"Perché non ti limiti a parlare di (fanta)calcio?", dice uno.

"Io non capisco, ma a noi che ce ne frega", gli fa gomito amico, un altro.

"Tanto fanno schifo tutti", ribatte, col pensiero illuminato, l'altro ancora.

"Cazzi loro", chiosa - ecumenico e sibillino - quello che ha a che fare coi veri problemi della vita.

 

E' proprio qui che sta il problema. A (purtroppo, gran parte de) i giovani non tange in alcun modo quel che accade all'esterno di quella sfera passionale chiamata calcio. E di qualche altro suo congiunto e contingente ambito d'attenzione, ovviamente. Come se ciò che accade in quella lunga partita chiamata 'politica' riguardasse solo alcuni, disconosciuti, loro estranei. Come se la partita si giocasse in uno stadio a porte chiuse, con pochissime televisioni a trasmetterne l'evolversi, e se gli esiti della stessa fossero di esclusiva competenza di quelli più sfigati, pessimisti e svincolati da ogni forma di entusiasmo.

Oddio, non che i protagonisti di quella partita abbiano (mai) fatto una qualsiasi cosa per renderla anche solo vagamente accattivante

AnziHanno preferito adoperarsi in ogni modo affinché quella partita si rendesse squallida e scontata anche agli occhi dei pochissimi tifosi ed addetti ai lavori. Anestetizzando lo speaker col proprio grigiore, complottando intestinamente per stabilire a priori il risultato, derubricando a didascalica e insapore ogni azione di giuoco, esultando gratuitamente ed insignificativamente ad ogni gol (ed autogol), aggrappandosi alla monopolistica unicità del proprio status di protagonisti, per amplificarne i privilegi, e, così facendo, andando a recidere ogni residuo cordone ombelicale di umanità che li teneva empaticamente legati ai loro (ex) spettatori. 

  

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L'ultima partita del campionato (della vergogna), in cui le squadre - a causa d'un curioso effetto domino la cui genesi è da ricercare nell'attonito risentimento degli spettatori di cui sopra - in competizione sono rimaste solo in due, s'è appena conclusa. E' stata lunga, tortuosa e disseminata di impervie, per l'una e l'altra squadra (o fazione che dir si voglia), tanto da concludersi solo dopo logoranti supplementari e demoniaci rigori. In palio, la Coppa della Repubblica: unico trofeo solo scalfito dal torpore abietto della competizione, e rimasto intatto e prestigioso a far da totem istituzionale un po' a tutti, anche a quelli più disamorati, e che di politica-lcio sempre poco hanno voluto sentir parlare. Ma basta con le intro di questo entusiasmante match a porte aperte e TV unificate (a proposito, ancora da curare la modernità della regia, ma vabbè), la cui telecronaca è stata portata a termine dall'indomabile e indomito Enrico Mentana, caffeinomane stakanovista mezzobusto, capace di deambulare per 120 ore consecutive in uno studio di pochi metri quadri, pur di fregiarsi del ruolo di Nicolò Carosio del campionato di (politi)calcio italiano . E già che la cronaca dell'incontro potete trovarla su più specifici portali d'approfondimento sportivo (come corriere, repubblica o ilfattoquotidiano), e considerato che qui da noi in molti vogliono solo sapere di tabellini, voti, bonus e malus, passiamo a sporcarci le mani con le pagelle e i numeri di questa variopinta ed attesissima finale.  

 

REAL PARTITICO UNITED - ATLETICO MOVIMENTO 2-2 (d.t.s), 738 - 217 (d.c.r.)

MARCATORI: 1° Berlusconi (R.P.), 3° autogol Bersani (R.P.); 4° Tiratore (A.M.), 6° Napolitano (R.P.).

REAL PARTITICO UTD (4-4-2): Franceschini; Finocchiaro, Mussolini, Renzi, Alfano; Monti (dal 2° scrutinio, Cancellieri S.V.), Casini, Marini (dal 3° scrutinio, Prodi, dal 6° Napolitano), Letta; Bersani, Berlusconi. All.: D'Alema.

ATLETICO MOVIMENTO (3-4-2-1): Zagrebelsky (dal 1° Strada); Vendola, Franco, Tiratore; Fo, Fico, Celentano, Gabanelli (dal 1° scrutinio, Rodotà); Lombardi, Crimi; Grillo. All.: Casaleggio.

Arbitro: sig.ra Boldrini di Macerata. Quarto uomo (e passacarte): sig. Grasso di Agrigento.

Cartellini: ammonita al 3° Mussolini, per essersi levata la maglia da giuoco ed aver mostrato una scritta al di sotto di essa. Espulso (dal Real Partitico) a tempo scaduto Bersani, per manifesta inferiorità.

Clima: temperatura torrida sugli spalti. Sporadici alluvioni sul campo di giuoco.

Note: poco più di 25 milioni di spettatori in TV, solo 1004 sugli spalti. A fine partita, fuori dallo stadio, le forze dell'ordine hanno dovuto chetàre la manifestazione pacifica dei sostenitori dell'Atletico Movimento, che denunziavano irregolarità. 

 

REAL PARTITICO UNITED

Franceschini D.: 4.5. Il Benji Price dell'undici del Real, voluto fortemente dal suo mentore Holly Bersany, viene trafitto dialetticamente dall'ondata dell'Atletico. Emblematica a fine partita la sua reazione stizzita.  Quando, preso d'assalto nel ristorante dove si ritira a cenare,  riesce solo a farfugliare le sue scuse. Ma non sono migliori di quelle di Amelia del post Juve-Milan. Contestato.

Finocchiaro A.: 5. Doveva essere tra i protagonisti del match, addirittura quotata dai bookmakers come possibile scorer. E invece si distingue solo per il suo disprezzo nei confronti dei tifosi, che disconosce incomprensibilmente. Ignava.

Mussolini A.: 6,5. Non si smentisce mai. Onnipresente e prezzemolina, conclude il suo affondo - vincente - con uno spettacolare desabillé contestativo nei confronti dell'odiato compagno di squadra. Ammonita dall'algido arbitro Boldrini, la sbandierata dichiarazione d'intenti (ribeli) gli costa uno 0,5. Degnissima (nipote).

Renzi M.: 5.5. Schierato nelle retrovie e non in attacco come preferisce da sempre, si ritrova controvoglia a dover guidare la difesa. Ma il suo ruolo è un altro. Ecco perché in campo è tanto anarchicoquanto indisciplinato, tant'è che al 4°, invece di servire lo smarcato Prodi, preferisce andare in azione personale, e concludere in tribuna. Il prossimo mister potrebbe però apprezzarne il carattere. Ribelle

Alfano A.: 6. Attende il suo turno con disciplina e sagacia, ammaestrato dalla sapienza tattica del suo mentore Berlusconi. Il parallelismo Denny Mellow - Mark Lenders, in tal senso, pare azzeccato. Silenzioso.

Monti M.: 5. Reduce da una stagione, quella passata, assolutamente indecente, pretende di esser in campo, nonostante avesse, e già da parecchio, dichiarato di voler dare l'addio al calcio giocato. Lo fa con scarsi risultati. Ipocrita. (dal 2°, Cancellieri: S.V.:. Entra nel match solo nel finale, e non punge).

Casini P.: 6,5. Il più duttile degli uomini a disposizione del Real, anche stavolta si colloca nella posizione migliore del campo. Jolly.

Marini F.: 4.5. Uno dei più attesi alla vigilia, scazza all'avvio, all'ennesima occasione concessagli dal mister. IocoPocoMaIoco. (dal 3°, Prodi: 5. Richiamato in squadra dopo esser andato a svernare in Africa, non viene in alcun modo assistito dai compagni. Osteggiato. Dal 6°, Napolitano: 7,5: entra in campo lui, e zittisce tutti. E dire che anch'egli aveva già attaccato le scarpette al chiodo. Nel suo discorso finale ai compagni, ricorda un tratto epico di 'Ogni maledetta Domenica'. E dire ch'è lunedi. Eterno)

Letta E.: 5,5. Svolge il suo ruolo con dedizione e attaccamento alla maglia, ma non gli è sufficiente. In ballottaggio con Amato per una maglia, al prossimo incontro. Omonimo (e per un motivo).

Bersani P.: 2. Arriva al match in già precarie condizioni fisiche. Sbaglia tre gol di fila, girovaga sul campo con la stessa decisione d'un navigatore alimentato a carbon fossile. Chiede più volte assistenza ai compagni, ma la fiducia della squadra nei suoi confronti emula quella del Siena in Ze Eduardo. L'autogol al 3° conclude la sua esperienza nel Real: al termine della partita decide, di comune accordo con compagni e società, di concludere la sua carriera nel Bettola, in Interregionale. Tafazziano.

Berlusconi S.: 7,5. Protagonista silenzioso nell'incontro che, stando alle probabili formazioni, neanche doveva giocare. E' suo, in avvio, il gol che porta in vantaggio il Real e che pare metter spalle al muro i rivali dell'Atletico. D'altra parte, si sa, è un pupillo del mister. Redivivo.

All.: D'Alema M.: 5,5. Silenzioso ma lungimirante tecnico di lungo corso, organizza i lavori (in campo) con l'attenzione che solo un vecchio lupo come lui sa usare. Sul finale, i compagni gli chiedono di vestire i panni dell'allenatore-giocatore, per dar man forte alla squadra. Ma lui capisce l'andazzo, e preferisce restare in panchina. Tanto da quando ha smesso si diverte ancora di più. Ombra.

 

ATLETICO MOVIMENTO

Zagrebelsky G.: S.V.. Si infortuna nel prepartita. (dal 1° Strada: 7. Copre bene, pur senza strafare. Pacifico).

Vendola N.: 6,5. Il grande ex del derby, che aveva cambiato casacca solo poche ore prima del match, gioca una partita diligente. I suoi frequenti lanci lunghi per il compagno Rodotà, però, non vengono concretizzati. Apprezzato.

Franco T.: 7. Migliore in campo insieme all'amico e compagno Tiratore, cui serve un assist al bacio che vale il momentaneo vantaggio dell'Atletico Movimento. Puntuale.

Tiratore F.: 7. Vedi sopra, è l'autore dell'importantissimo gol del 2-1. Inaspettato.

Fo D.: 6,5. Inizialmente acclamato dai compagni che lo vogliono schierare più avanti, preferisce svolgere in maniera mite ma preziosa il ruolo di regista di centrocampo. Degno.

Fico R.: 6,5. Anch'egli all'esordio, svolge bene il ruolo di comprimario della mediana. Prezioso.

Celentano A.: 4,5. Troppe parole, e pochi fatti. Per lui è prevedibile, in futuro, un ruolo 'ombra' da mister. Silenzioso come il tecnico della squadra avversaria. Non ama il calcio, ma si ostina a praticarlo. Assecondato

Gabanelli M.: 7,5. La sua presenza è tanto breve quanto intensa. Predilige la sua naturale vocazione, quella di narratrice investigativa del pallone, al campo. E fa bene. Professionista. (dal 1° scrutinio, Rodotà: 7. Uomo di punta dello schieramento ospite, coerentemente sostenuto dai compagni, che in lui vedono, ed a ragione, una guida tanto tattica quanto spirituale. (Ingiustamente) Trombato.); 

Lombardi R.: 5. Aggressiva quanto il Matuzalem dei tempi migliori, dal quale evidentemente trae gratuita ispirazione. Tanti falli (non ravvisati dall'arbitro) e poca sostanza. Strutturale.

Crimi V.: 5,5. Schierato sulla trequarti al fianco di Lombardi, dovrebbe dar man forte al centravanti, ma la sua naturale tendenza alla fuffa è poco redditizia ai fini degli equilibri della squadra. Vaporoso.

Grillo B.: 6,5. Centravanti di sfondamento, su di lui sono riposte le speranze di ulteriore crescita in classifica. Spinge, lotta, urla, devasta, stringe, costringe, e spinge i compagni, sino all'arrembaggio finale. Le incitazioni ai tifosi, certo, saranno sì degne del miglior Vieri su twitter, ma sono efficaci. Alle volte, però, le botte e lo strepitìo non bastano, quando ci si trova in area piccola. Ruvido.

All.: Casaleggio G.: 6. Troppo intellettualmente (e non solo) distante dai suoi, per impartire indicazioni realizzabili. La sua idea di calcio, d'altra parte, pare troppo moderna per esser applicata al nostro campionato. Telespalla Bob.

Arbitro, sig.ra Boldrini L.: 8. Indefessa insegnante di bon ton e modi. Oltre che di (de)dizione. 

Quarto uomo, sig. Grasso P.: 6. Se ogni suo passaggio (di carte) venisse considerato assist, sarebbe il più ricercato dai fantallenatori.

 

E ora che la partita è finita (o quasi), forse è meglio spegnere i riflettori e le televisioni su questo spettacolo. Lo spettacolo offerto è stato talmente cupo e indecoroso da far spegnere ogni residua attrazione verso questo sport. Probabilmente è giunto il momento di toglierlo dal palinsesto, e di trasferirlo altrove. Partite più belle e importanti di questa, d'altra parte, ne abbiamo viste tante. E speriamo di rivederne.

 

Alfredo De Vuono

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