Ebbene sì, nonostante a detta di molti (anche la mia, lo ammetto) i “tutti neri” siano una delle più forti nazionali di rugby a 15, hanno vinto solo una edizione (la prima per giunta) del trofeo internazionale, anche se sono comunque la Nazione che più spesso è giunta alla fase finale del Torneo (parliamo di podi, con 1 secondo e 2 terzi posti), appaiati oggi dall’Australia che, con la vittoria sul Galles si aggiudicano il terzo posto.
Ma la finale di domenica porterà la nazione oceanica comunque vada un passo avanti ai cugini continentali, anche se, la speranza è che la medaglia sul petto dei giocatori vestiti in nero sarà d’oro. Anche perché fin’ora, nonostante nel Tri Nations la nazionale neozelandese sia detentrice del maggior numero di vittorie (10, contro le 3 di Australia e Sudafrica), nella Coppa del Mondo le due altre squadre dell’emisfero australe vantano già 2 vittorie, lasciando attualmente la Nuova Zelanda alla pari dell’unica squadra europea ad aver mai vinto il torneo (l’Inghilterra di Wilkinson, che, a mio parere sarebbe un ottimo calciatore: vederlo tirare calci piazzati al Flaminio è stato un onore per me).
La speranza, ad Auckland, Wellington e dintorni è che si riesca a riportare il titolo a casa, come prevedono anche i maggiori bookmakers, eh si, perché anche questa volta, è la Nazione resasi indipendente dal Regno Unito nel 1947, il Paese ospitante la settima Coppa del Mondo di Rugby; massima competizione internazionale di rugby maschile organizzata dal International Rugby Board.
E, altra analogia, anche nel giugno del 1987 in finale giunse la Francia che superò in semifinale l’Australia (che si giocò la semifinale sempre con il Galles, anche se 24 anni fa ebbe la meglio la squadra europea nella finalina del terzo posto).
Molte coincidenze, quindi, che fanno ben sperare l’antico popolo dei Maori, che ha voglia di alzare al cielo la Coppa William Webb Ellis, intitolata all’allievo inglese della Rugby School cui la leggenda del rugby attribuisce (probabilmente simbolicamente) la paternità della disciplina.
 
 
 
Emanuele Colonna