GRAZIE.
Doveva per forza di cose cominciare così quello che a tutti gli effetti potrebbe essere titolato "Elogio a Nikola Kalinic". Un poemetto in piena regola, di certo non sulla stessa scia stilistica dei Pascoli e dei Monti, ma ugualmente intriso di carico emozionale. Perché oggi questo giovanotto di Salona ha dato un bell'insegnamento al mondo del calcio moderno, dominato dagli interessi e non più legato a valori quali l'amore per la maglia o - come in questo caso - il mettersi in continua discussione.
Sia chiaro, Kalinic non è affatto diventato improvvisamente il Robin Hood del 2017. In Toscana guadagna 1.2 milioni di euro l'anno, di certo non uno stipendio da terzo mondo. Ma il Tianjin gliene offriva 12, ovvero dieci volte tanto. E' come se tu che leggi facessi l'operaio in un'azienda affermata che ti paga 2000 euro al mese. Ti trovi bene, non manca nulla né a te né alla tua famiglia per condurre una vita dignitosa. Che cosa succederebbe però se, da un giorno all'altro, si facesse vivo l'amministratore delegato di un'impresa emergente concorrente, magari lontana 13 ore di volo dal luogo in cui vivi, e te ne proponesse 20 mila ogni 30 giorni?
Ecco, il buon Nikola - con le dovute proporzioni - è quell'operaio che si è seduto allo stesso tavolo di Angel Di Maria, Yaya Youré e Arjen Robben. Che scruta da lontano, quasi con disprezzo, i vari Oscar, Witsel, Jackson Martinez, Yilmaz e (ricca, in tutti i sensi) compagnia cantante. Quell'operaio che, nonostante la situazione enormemente più vantaggiosa che si profilerebbe sotto il profilo economico, dopo qualche (doveroso) giorno di riflessione dice comunque di no. Perché a 29 anni è ancora troppo presto per andare a svernare in un Paese dove il nulla calcistico dura da sempre, in cui è come se adesso si volessero recuperare tutti d'un colpo i 150 anni di ritardo accumulati rispetto al Vecchio Continente, sparando a destra e a manca cifre fuori da qualsiasi logica morale e materiale. Con la spocchia e l'arroganza tipica di chi ha le tasche piene e crede di poter ottenere tutto semplicemente pagando. No, non è così che funziona. O almeno, non sempre.
Non sappiamo (ancora?) se sia stato l'ultimo gol alla Juventus a far scattare quella molla definitiva nella testa di Kalinic. Ciò che è certo è che questo trasferimento non s'ha da fare. E pare che i dirigenti del Tianjin siano rimasti piuttosto contrariati oltre che completamente spiazzati da un rifiuto che, nelle premesse, sembrava impensabile. Fossimo nei panni di Antonio Conte, ora cominceremmo davvero a preoccuparci. Perché, nonostante il recente post riappacificatore e le smentite del tecnico dei Blues, non è difficile pronosticare un nuovo (e più deciso) tentativo cinese per Diego Costa. Mal che vada, l'obiettivo a cinque stelle diventerà un altro. Per la serie: altro giro, altra corsa.