di Silvestro Giaquinto

 

Con gli acquisti di Iago Falque, Salah e Dzeko, la Roma ha deciso di rafforzare pesantemente il proprio reparto d’attacco che, ceduti Sanabria, Verde, Doumbia e Destro, poteva già contare su Gervinho, Ibarbo, Totti, Ljajic e Iturbe. In sede di mercato può succedere ancora qualcosa con gli ultimi due in bilico e un vero e proprio vice-Dzeko che invece manca. 

 

Tanta roba comunque per Garcia che adesso dovrà essere bravo a motivare i suoi, a gestire le forze, a far sentire ognuno di loro importante anche quando giocherà di meno, a fargli dare tutto quando entrerà in campo nella ripresa per dare una svolta alla gara o chiuderla evitando brutte sorprese. Un uomo come Gervinho, ad esempio, può dare quelle energie in più anche a partita in corso, può, come si suol dire, spaccare la partita. L’ivoriano negli ultimi due anni è stato praticamente un titolare inamovibile: nel 2013/2014 per sole 3 volte, e ad inizio e fine campionato, è subentrato, giocandone 30 dal 1’; anche nella passata stagione, nonostante il rendimento sia stato tutt’altro, nonostante Mondiale prima e Coppa d’Africa poi, nonostante le tante gare giocate, Garcia non ci ha praticamente mai rinunciato quando lo aveva a disposizione (21 presenze da titolare, 3 da subentrante in campionato). Qualcosa ora però potrebbe cambiare con l’arrivo di Salah e con un Falque che, schierato a sinistra nell’Open Day contro il Siviglia, garantisce maggiore equilibrio, lavorando per la squadra.

 

Allora Gervinho, ritornando al precedente discorso, potrebbe tornare utile anche a gara in corso. E la Roma ne ha tanto bisogno perché lo scorso anno sono stati solo 3 i gol dei subentranti: solo Parma (2) e Milan (1) hanno fatto peggio, in una classifica dominata dalla Fiorentina (11) dell’ex Montella. Florenzi, in Roma-Verona 2-0, Paredes, decisivo in Cagliari-Roma 1-2 , e Totti, di rigore in Milan-Roma 2-1, gli unici a rendere vincenti i cambi del tecnico francese. Che ha le sue colpe.

 

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Un clamoroso controsenso, non il solo, rispetto a quanto si era visto nel 2013/2014 quando Rudi Garcia era stato il re dei cambi in compagnia di Donadoni. In principio per 3 volte era toccato a Ljajic (Roma-Verona 3-0, Roma-Lazio 2-0, Roma-Bologna 5-0), poi a Bradley (Udinese-Roma 0-1), il rientrante Destro (Roma-Fiorentina 2-1), ritroviamo Totti (Verona-Roma 1-3) e Florenzi (Roma-Torino 2-1), anche Bastos (Sassuolo-Roma 0-2), per concludere con Taddei (Roma-Parma 4-2).

 

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Né Ljajic (che ha giocato con più continuità rispetto allo scorso anno e comunque segnato 8 volte), né Iturbe (nonostante 10 subentri) né Ibarbo (ancora a caccia della prima rete in giallorosso, ma autore di un assist decisivo nel derby) sono riusciti, quando entrati a partita in corso, ad andare in gol nella scorsa Serie A, ma c’è invece chi già se ne intende come il nuovo arrivato Mohamed Salah. In mezza stagione in viola a segno 3 volte partendo dalla panchina (in Fiorentina-Torino 1-1, Inter-Fiorentina 0-1, Empoli-Fiorentina 2-3). Meglio di lui con 4 centri l’ex Verona Nico Lopez, Morata, Gabbiadini e Pellissier, ma con il doppio del tempo a disposizione. Quando si siederà in panca, tra doppi impegni e turnover, Garcia l'avrà comunque pronto ad essere scatenato.

 

Edin Dzeko da titolare ne farà tante, ma niente paura quando toccherà a Totti. Il capitano, sapientemente gestito, potrebbe rivelarsi ancora uomo in più e se così non fosse la staffetta con il bosniaco potrebbe regalare comunque soddisfazioni. Perché l’ex Manchester City ha segnato in quattro stagioni e mezzo in Premier League 13 dei suoi 50 gol totali proprio da subentrante. Solo altri tre giocatori nella storia meglio di lui.

 

 

La Roma torna a caccia dei gol: in un anno è passata da terzo miglior attacco del torneo (con 72 reti) a ottavo (con 54 centri). Servirà l’aiuto di tutti e anche quello degli attaccanti di scorta si spera possa essere decisivo.