di Paolo Pierangelo
Impressi nelle maglie delle squadre di calcio, raffigurati nelle bandiere che colorano gli stadi, gli stemmi rivestono un'importanza non secondaria e sono adorati dai tifosi e dagli appassionati calciofili.
Siamo abituati anche a soprannominare i vari club italiani, in base a ciò che è raffigurato nello stemma, così il Torino diventa Toro, l'Atalanta diventa Dea, il Genoa grifone e via via tutte le altre squadre.
C'è una vera e propria araldica delle squadre di calcio, ma voglio soffermarmi in maniera particolare sulle origini degli stemmi presenti nel calcio italiano, per scoprire a cosa si deve la loro rappresentazione.
A cominciare dai campioni d'Italia in carica, la Juventus ebbe come mascotte la zebra, che si intonava ai colori bianconeri a strisce, una zebra rampante ed ambiziosa come nel DNA del glorioso club.
L'Aquila in volo allo stadio Olimpico, da sempre nello stemma della Lazio (getty images)
Sull'altra sponda, il Torino ebbe come mascotte un toro granata, in tinta con il colore della maglia ed anch'esso in posizione rampante, particolare invece l'origine del logo del Napoli, inizialmente col cavallo che simboleggiava la città dal lontano Medioevo, ma nel primo campionato con quel logo, i partenopei arrivarono ultimi e tra ironia e battute i tifosi dissero che più che un cavallo quella squadra era un ciuccio e così venne scelto il mitico ciuccio di Fichella, conservato con scaramanzia ed affetto sulla maglia azzurra fino ai primi anni '80.
La Fiorentina dal suo canto non ebbe da subito il giglio, infatti mezzo secolo fa le venne attribuito il grillo come simbolo, ma la cosa ebbe vita breve ed i fiorentini non amavano molto quel logo, così successivamente fu scelto il giglio rosso, emblema doc della città.
Per quanto concerne le squadre capitoline, sia Lazio che Roma, hanno da sempre mantenuto i rispettivi simboli, l'aquila Olimpia per i biancocelesti e la lupa di Romolo e Remo per i giallorossi, i fondatori della capitale.
Sulla sponda milanese, l'Inter prese il simbolo del biscione dal logo dell'antica famiglia Sforza, che presentava il rettile nella propria effigie, mentre il Milan ebbe la mascotte del diavolo, per i suoi colori accesi rosso-nero, tipici dell'ambiente "infernale".
In chiave genovese troviamo due loghi ben saldi nelle maglie delle rispettive squadre, il grifone del Genoa, antico emblema cittadino ed il marinaio Baciccia per la Samp, diminutivo di Giambattista, simbolo della zona portuale genovese, tipicamente blucerchiata.
A Verona troviamo il cangrande e la scala come logo dell'Hellas, emblema cittadino che fu voluto anche come simbolo del club, mentre il Chievo presenta un cavaliere sul suo stemma.
Il mitico Grifone, impresso nello stemma del Genoa (getty images)
Nell'ampio panorama italiano, troviamo anche l'aquila del Palermo, che riporta fedelmente lo stemma cittadino, quindi la Dea Atalanta, che da il nome alla squadra e simboleggia la corsa sportiva per arrivare alla vittoria, la maschera del dottor Balanzone per il Bologna, emblema cittadino, i fiori del Sassuolo in tema col logo comunale,il leone è il felino del Frosinone, il logo del Carpi richiama il ponte dell'uccellino, quello dell'Udinese è uno scudo dai colori bianconeri del club, il Cagliari ha da sempre l'emblema della propria regione Sardegna, il Pescara ha il delfino che si trova al largo dell'Adriatico, il Bari ha il galletto dalla cresta rossa, che vinse il ballottaggio con il pettirosso, l'Avellino è simboleggiato dal lupo dell'Irpinia, infine canarino del Modena, preso dal logo del comune, quindi il leone del Brescia e quello evangelico del Venezia, ben visibile nella città lagunare.