Parlando di Juventus-Lazio andata in scena ieri pomeriggio non si può partire da un dato statistico: Allegri ha allungato ulteriormente la sua striscia di schieramenti iniziali differenti, arrivando a quota 112. Rispetto alla vittoria esterna contro l'Empoli a cambiare, però, è stato solamente il portiere: tornato disponibile Szczesny Allegri ha subito rimandato in campo il proprio estremo difensore titolare al posto del pur sempre affidabilissimo Mattia Perin. Confermati invece tra i titolari Federico Gatti in difesa, con Danilo spostato sul centro-sinistra, e Fabio Miretti a centrocampo, così come la coppia Vlahovic-Chiesa in attacco. Dall'altra parte della barricata Sarri non si è smentito affidandosi al solito 4-3-3 con Kamada a centrocampo accanto a Cataldi e Luis Alberto ed il solito tridente Felipe Anderson-Immobile-Zaccagni. Panchina iniziale per i due giovani ex-Juventus Pellegrini e Rovella passati alla Lazio proprio nelle ultime ore di mercato. 

Dopo il fischio d'inizio si è vista immediatamente una Juventus aggressiva sui portatori di palla laziali, fin dentro alla metà campo dei capitolini. Proprio da una pressione alta nasce la rete che sblocca il match: la Juventus recupera palla a ridosso della linea mediana, poi allarga il gioco a destra sull'ispiratissimo McKennie, l'americano mantiene il pallone in gioco per un paio di millimetri ed appoggia su Bremer in una posizione molto insolita, il difensore tocca subito per Locatelli che, di prima intenzione, crossa verso il centro dell'area di rigore, il più lesto a colpire è Dusan Vlahovic che, di destro, gira alle spalle di Provedel. A questo punto salta ancora maggiormente all'occhio la differenza tra la Juventus di quest'anno e quella delle stagioni precedenti. Dopo il gol la squadra di Allegri non si rilassa, non cerca di congelare il possesso ed il punteggio, ma spinge ancora sull'acceleratore andando vicinissima al raddoppio con Kostic, mentre la prima reazione laziale arriva al 25' con Szczesny che alza sopra la traversa una conclusione secca di Kamada. Passato lo spavento arriva la seconda rete juventina ancora grazie ad un'iniziativa di McKennie che questa volta prova il duetto con Miretti, la sfera arriva tra i piedi di Rabiot che cerca di coordinarsi, ma il francese viene anticipato da Chiesa che calcia di mezzo esterno e porta la Juventus sul 2-0. 

Neanche il doppio vantaggio sembra placare la fame di vittoria dei bianconeri che vanno vicini al terzo gol prima con Miretti, tiro a giro largo di poco, e poi due volte con Rabiot con due colpi di testa deviati entrambe le volte in angolo da Provedel. Le speranze della Lazio vengono improvvisamente riaperte da un errore in costruzione dei bianconeri: Bremer sbaglia in costruzione, Cambiaso si fa anticipare da Kamada, il giapponese serve Luis Alberto che insacca con un sontuoso tiro a giro da fuori area, la ciliegina su una prestazione da migliore in campo della formazione di Sarri. Passano però una manciata di secondi la Juventus spegne immediatamente l'entusiasmo della Lazio: ad ispirare è ancora una volta McKennie che questa volta serve un lancio lungo per Vlahovic, il serbo controlla di petto, taglia fuori due difensori della Lazio e lascia partire un'altra conclusione di destro che si va ad infilare alle spalle di Provedel. Dopo il 3-1 pochi altri sussulti se non la Juventus che sfiora la quarta rete con Weah con una conclusione acrobatica da pochi passi che però vola alta sopra la traversa.

La sfida con la Lazio ha dato diverse indicazioni interessanti per la Juventus. La prima è che si sta, finalmente, trovando una formazione di base su cui ci saranno certamente variazioni sul tema con l'intercambiabilità degli esterni e del ballottaggio serrato tra i giovani Miretti e Fagioli, ma gli altri 8 sembrano essere ormai dei titolarissimi. La seconda, ottima, notizia è il cambio di mentalità: contro la Lazio si è vista una Juventus feroce, magari non spettacolare e che ha lasciato a lungo il pallino del gioco agli altri, ma che ha saputo colpire e fare male nei momenti opportuni e che, anzi, a conti fatti poteva avere un risultato finale ancora più ampio. Altra eredità importante lasciata da questa partita è la ritrovata sicurezza di Vlahovic nei propri mezzi: dopo una stagione di molti scuri e pochi chiari ora il serbo è tornato fisicamente al top della forma e si vede, la prima rete è da rapace d'area, ma la seconda è un connubio di tecnica e tenacia che non si vedeva da un po'. Per ultimo c'è da dar ragione, almeno per ora, a Massimiliano Allegri sulla posizione di Federico Chiesa: l'ex Fiorentina non sarà una seconda punta classica, anzi ama allargarsi sulla fascia sinistra, ma quando si trova dentro o nei pressi dell'area di rigore sa essere davvero letale come dimostrano le tre reti nelle prime quattro giornate di quest'anno.