Agli inizi del secolo che fu, un giovane scrittore polacco, Stanislaw Jerzy Lec, si propose come guida per molti intellettuali della mitteleuropa. La sua esperienza culturale, però, fu tragicamente frenata dal divampare della seconda guerra mondiale: internato in un campo di concentramento - dal quale fuggì, geniale, grazie al travestimento con una uniforme tedesca - ebbe modo di dare alle sue opere uno straordinario e costante velo di ironica saggezza.

Il suo lavoro principale, 'Pensieri Spettinati', è un piacevolissimo florilegio di aforismi di sferzante sarcasmo, con al centro la politica, ma con interessanti deviazioni anche nella quotidianità e nel sociale.
Dibattito colorito contro ogni morale, con in mano l'armi meno sibilline: il grottesco e l'assurdo. 
 
< I diavoli si dividono in angeli decaduti e in gente che ha fatto carriera >
 
Beh, lui lo riferì ad altro. Ma certo non avrebbe mai potuto immaginare che, a cent'anni di distanza, avremmo riciclato al mondo del calcio uno di quei tanti aforismi. I diavoli: questi diavoli. Quelli che, tra alti e bassi, a febbraio inoltrato, ancora lottano, e con rinnovata speranza, su tutti i fronti. E questi diavoli, come quelli di Lec, sono tutti fatti così: angeli decaduti, e gente che ha fatto carriera. 
Prendete gli eroi dell'inferno eretto a paradiso di ieri notte. Ibra e Robinho, prima del Milan, erano due decadute creature celesti di cui Manchester City e Barcellona cercavano frettolosamente di disfarsi. Il Boa era un mediocre e non meglio localizzato centrocampista del sottobosco della Premier. Che ha fatto carriera, e che oggi è il vero insostituibile della florida trequarti. 
 
< All'inferno il diavolo è un eroe positivo >
 
Alle 20:44 di ieri, beh, il tiepido calderone d'indecifrabile chiaroscuro in cui navigava il Milan era solo questo: un non meglio comprensibile Inferno, fatto di risultati mediocri in Campionato, ed un cammino mai incisivo in Europa. Ma, come diceva Lec, non può che essere l'insidia degli Inferi il campo di battaglia più adeguato al Diavolo. 
Dalle 22:35 di ieri, difatti, tutto - o, meglio, molto - è cambiato. E' sempre stata una vittoria di tale portata a dare la linfa necessaria ad affrontare, con convinta autorevolezza, un cammino inequivocabilmente vincente. Chiedetelo ad alcuni degli eroi di Manchester d'un lustro fa, alcuni dei quali ancora mordono la polvere, con meno ossigeno nei polmoni, ma la medesima voglia di primeggiare. 
 
< Quando il nemico si strofina le mani, è il momento buono. Abbi libere le tue >
 
Ciò che rende necessario, adesso, dar seguito alla vittoria di ieri, è il campionato. Perchè non può essere un caso che, subito dopo l'insperato stop della propria diretta rivale in campionato, si sia dato il 'la' al surclassamento della propria avversaria in Champions. L'occasione è questa, per assurdo: per quanto Conte continui a predicare - inutilmente, aggiungiamo noi - pacatezza negli obiettivi, solo gli stolti di fede e competenza bianconera non si sentono ancora favoriti per lo scudetto. E' in quest'impercettibile convinzione che il Milan dovrebbe sguazzare, se vuole raccogliere il seminato anche nella competizione meno amata, ed adeguata agli standard d'un club che nel proprio DNA ha solo l'Europa. Con lungimirante sagacia, però: l'impiego di risorse unidirezionale è sempre un azzardo. Ma, dopo lunghi anni passati a rimpiangere lo scudetto, a Milanello lo sanno bene. 
 
< I roghi non bastano ad illuminare le tenebre > 
 
Occhio, però: il cammino sinora percorso ha insegnato qualcosa di talmente importante da non far passare sottotraccia. E' vero che questo Diavolo - anzi, quello di ieri sera - può permettersi di giocare senza un puntello offensivo che faccia da cuspide alla volitiva preponderanza altrui. Ma solo quello di ieri, in cui gli inserimenti di coloro che oramai fanno le veci di Ibrahimovic - unico attaccante di ruolo -, ovvero Nocerino, Robinho e Boateng, girano a mille. Quelli divampati contro l'Arsenal, infatti, rischiano di essere dei roghi solitari, che come Lec ci insegnò, possono non bastare ad illuminare le tenebre, se particolarmente profonde. Ecco che, quantomeno in determinate circostanze, pare necessario dar luce e perseveranza all'oscurità con un qualcosa di immobile ed inequivocabile, che sappia sostituirsi agli inserimenti dei centrocampisti con perspicace lucidità: è qui che Maxi Lopez, l'uomo che ha atteso il Milan più di chiunque altro, potrebbe rivelarsi più utile di quanto il suo curriculum lasci immaginare. 
 
Comunque vada, da qui a Maggio, non siano irrispettosi, nei confronti dell'inesorabilità del tempo, i dirigenti del Diavolo. Perchè se anche si dovesse riuscire ad arrivare sino in fondo, in entrambe le competizioni, già da adesso ci si deve muovere per pianificare la strada che porta al futuro prossimo, che sarà altrettanto impegnativo. Anche ieri, nel surclassamento continentale d'un'avversaria temibile, in campo v'erano nomi non certo adeguati a mantenere elevato lo status. Seedorf, Antonini, Emanuelson e Van Bommel non sono (o non sono più) proponibili, a meno che non vengano utilizzati come eterei rincalzi. E lo stesso Robinho, rogo che può solo illuminare temporaneamente le tenebre, andrà prontamente rimpiazzato. Con Tevez, o con il redivivo Pato, beh, poco importa. Ciò che conta è riflettere su ciò che è, e che non potrà mai essere: come amava ripetere sempre Jerzy Lec, d'altra parte,  < anche se a una mucca dai da bere del cacao, non ne mungerai cioccolata >. 
 
[Aforismi di Stanislaw Jerzy Lec;
"Pensieri spettinati", 1957] 
 
Alfredo De Vuono