Di Fabio Groberio

 

 

 

 

"Oggi non ci rendiamo conto di quale impresa abbiamo realizzato, ma sarà il corso del tempo a farcelo capire".

Queste le parole di Volpati al termine della stagione 1984/85, oggi, a distanza di trent'anni possiamo dire che aveva ragione lui.

 

 

10 maggio 2015, 

Al 51' minuto del derby mentre il Chievo attacca e colleziona calci d'angolo la Curva Sud dell'Hellas Verona esplode in un boato di vera gioia seguito da una spettacolare sciarpata.

Cos'è successo? Sono tutti impazziti?

 

 

No, semplicemente 30 anni fa, il 12 maggio 1985 esattamente al 51' minuto della 29' giornata di Serie A a Bergamo successe questo:

Azione di Fanna sulla fascia, il suo cross viene respinto dalla difesa bergamasca sui piedi di Volpati che la rimette verso Galderisi, il Nanu stoppa e appoggia al liberissimo Elkjaer che la calcia, insieme agli oltre 12.000 tifosi gialloblu presenti allo stadio, imparabilmente verso la porta difesa da Piotti. E' il gol dell'1 a 1, la curva esplode e con lei tutta l'enorme folla riunitasi in Piazza Bra davanti al maxischermo.

Quello non sarà semplicemente il gol del pareggio, dopo il triplice fischio finale si trasformerà nel gol dello Scudetto. L'Hellas Verona con una giornata di anticipo era Campione d'Italia per la prima volta nella sua storia e il titolo tornava in provincia a distanza di sessant'anni dai successi della Pro Vercelli.

 

 

Quell'anno successe un qualcosa di irripetibile, di unico nella storia del calcio italiano. E successe in una Serie A che per la prima e unica volta adottò il sistema "del sorteggio a gruppi" per gli arbitri, in una Serie A nel suo massimo splendore, con gli stadi pieni e dove tutti i campioni venivano a giocare da noi, il giovane Milan di Tassotti, Galli, Baresi e poi anche di Maldini aveva appena acquistato Virdis, Di Bartolomei e gli inglesi Wilkins e Hateley, l'Inter del neopresidente Pellegrini aveva, oltre che l'attuale tecnico gialloblu Mandorlini, anche una coppia gol formata da Altobelli e Rummenigge, la Fiorentina aveva appena preso Socrates, l'Udinese Zico e il Torino del giovane emergente Direttore Generale Luciano Moggi il campione brasiliano Junior. Giusto per dar più peso a quel campionato, a quella vittoria, va ricordato che la Roma vicecampione d'Europa, sconfitta ai rigori dal Liverpool, era quella di Pruzzo, Falcao e Cerezo, che la Juventus di Rossi, Boniek e soprattutto Platini avrebbe vinto poi la Coppa Campioni nella tragica giornata passata alla storia per la strage dell'Heysel e che il Napoli aveva appena acquistato dal Barcellona per 13 miliardi di Lire un certo Diego Armando Maradona

 

 

E proprio dal Napoli e da Maradona iniziò La Storia. Era la prima giornata di Serie A e allo Stadio Bentegodi nessuno si occupava dei padroni di casa, la stampa nazionale aveva occhi solo per il numero 10 argentino che per la prima volta metteva piede nel nostro campionato. A pochi interessava che di fronte ci fosse una squadra che dopo la promozione di tre anni prima era reduce da un quarto e da un sesto posto e da 2 finali di Coppa Italia perse sul filo del rasoio, nessuno dava peso a quello straordinario gruppo assemblato da Bagnoli nella stagione della promozione al quale le sapienti mani del ds Mascetti avevano apportato solo poche e opportune modifiche. Rispetto all'anno precedente ad esempio erano stati cambiati solamente i due stranieri, fuori Jordan e Zmuda e dentro la punta danese Elkjaer e il terzino tedesco Briegel che nei piani societari doveva sostituire il partente Marangon. 

Quest'ultimo alla fine decise di rimanere e allora il Mister per il debutto stagionale avanzò il carrarmato teutonico a centrocampo, in marcatura sul brevilineo Maradona e il risultato fu sorprendente: il giocatore più forte del Mondo non toccò palla e il suo marcatore firmò la prima rete nel 3 a 1 finale. La favola iniziò li.   

Altre tappe fondamentali furono la vittoria casalinga per 2 a 0 sulla fortissima Juventus passata alla storia per lo straordinario gol di Elkjaer segnato dopo essersi bevuto mezza difesa avversaria e soprattutto senza lo scarpino oppure quella in trasferta a Torino alla decima quando il Verona era primo e i granata secondi, in rimonta, a -1. Quella volta vinse l'Hellas in modo fortunoso con la rete dell'1 a 2 di Marangon che arrivò dopo 2 pali dei padroni di casa. Era il 25 novembre, i gialloblu avevano 3 punti di vantaggio su Torino e Sampdoria e 4 sull'Inter ma la parola "Scudetto" era ancora tabù

 

 

Quella venne pronunciata per la prima volta in un brindisi di fine anno da Fanna, in montagna insieme ad alcuni compagni ma senza Mister Bagnoli che una volta scoperta la cosa si rivolse allo spogliatoio con queste parole: "Anch'io comincio a crederci, ma nelle interviste dobbiamo continuare con la solfa della salvezza prima di tutto". E sarà così fino alla fine.

Fondamentale anche il successo di Udine alla 18' giornata avvenuto con i gialloblu in vantaggio di 3 gol dopo venti minuti e raggiunti poi sul pareggio prima delle reti decisive di Briegel e Elkjaer nel giro di due minuti mentre il rallentamento finale dato dalla sconfitta interna contro il Torino e i pareggi di Milano e Como è servito solo per rendere il tutto più intenso e avvincente fino alla fine. Fino alla festa di Bergamo, fino all'1 a 1 siglato dal Sindaco danese al 51' minuto di trent'anni fa.

 

 

Il 4 a 2 interno con l'Avellino passa in secondo piano, serviva solo per i festeggiamenti. I festeggiamenti come amava dire Bagnoli "anche di chi aveva il più semplice degli incarichi e che tassello dopo tassello ha contribuito a rendere reale ciò che tutti consideravano un grande sogno". Non era quindi solo la festa del portierone Ciccio Garella, della difesa formata da Capitan Tricella e da Ferroni, Marangon e Fontolan, del Penzer tedesco Briegel autore di 9 gol, dell'ala Fanna e di Volpati, del regista offensivo Di Gennaro, del bomber Nanu Galderisi e di Cavallo Pazzo Elkjaer secondo al Pallone d'oro, delle riserve Sacchetti, Bruni e Turchetta o della società, di Guidotti e Chiampan, di Mister Bagnoli e del ds Mascetti solo recentemente superato da Toni nella classifica All-Time dei marcatori gialloblu in Serie A. Era la vittoria di tutti, di tutti i veronesi, dallo storico speaker Roberto Puliero agli oltre 40.000 del Bentegodi fino a l'intera città accorsa in Piazza Bra con sciarpe e bandiere gialloblu ad acclamare i propri beniamini. Consci, o forse no, di aver assistito ad un evento irripetibile, ad una delle pagine più incredibili della storia dello sport moderno.

Un evento che ha reso, e renderà per sempre, Verona e l'Hellas Verona una città e una squadra diversa da tutte le altre.

 

 

Per chiudere niente potrebbe essere più adatto delle parole del grandissimo Osvaldo Bagnoli che alla precisa domanda "quel Verona rivincerebbe oggi lo Scudetto?" rispose:

"Il Mondo è cambiato e forse è cambiato male".