Sul web c'è già chi ironizza, su Twitter fioccano gli insulti dei fantallenatori delusi (ma abbiamo la coscienza a posto, noi ve l'avevamo detto...), mentre c'immaginiamo i pensieri beceri di Adriano Galliani, lui che praticamente aveva chiuso per Tevez, col Papero destinato al Psg di papà Carletto per fior di quattrini petrol-unti.

 

L'infinita serie di infortuni, lo spiraglio di luce all'Olimpiade (seppur da vice Leandro Damião), la doppietta con la Primavera di Dolcetti, il reintegro graduale con la prima squadra e l'esordio sfortunato (ma sufficiente) contro la Lazio, con quella maglia numero 9, quella di Pippo, di Marco, di George... poi le gare con Genoa e Palermo, prestazioni disastrose, di chi gioca col frano a mano tirato con paura di urtare quel bicipite femorale, tanto suscettibile quanto prezioso per le accelerazioni del brasiliano, ad oggi lontano ricordo. Nella goleada col Chievo Pato non scende in campo, Allegri lo conserva per la Champions, per il Malaga, per la squadra spagnola messa nel mirino dopo Barça e Real Madrid. Il tecnico livornese ha ragione, poiché Alexandre trova, 293 giorni dopo l'ultimo, il gol del pareggio su cross di Constant, la prima rete segnata di testa dalla società Ac Milan in questa stagione (in Serie A i rossoneri restano gli unici a non aver ancora segnato di testa). La stampa l'esalta: 'Riecco Pato', 'Pato salva il Milan', 'Pato salva Allegri', 'Il Papero è tornato', 'E' il Milan di Pato', 'Pato ferma il Malaga', segnali di un attaccante ritrovato? Nemmeno per sogno.

 

Milan-Fiorentina, i rossoneri, subito sotto per mano dell'ex Aquilani, hanno la chance di tornare in partita per merito dell'incontenibile Roncaglia, che frana sul brasiliano in mezzo all'area: Romeo decreta la massima punizione. Chi va dal dischetto con Pazzini e Robinho in panchina? Montolivo? El Shaarawy? Emanuelson? Boateng? No, ci va Pato, che si prende la responsabilità: nel destro  in curva del Papero, oltre all'imprecisione, c'è tutta la paura che ruota attorno al mondo rossonero in questi mesi. Ci perdoni De Gregori, se giudichiamo da questi particolari, ma la pazienza non è infinita...

 

Alan Bisio