Dopo le scaramucce in Malesia, l’azione poco garbata a danno del suo compagno di scuderia, Sebastian Vettel, quello che vorrebbe imitare, e magari superare, Michael Schumacher, aveva chiesto scusa per il suo comportamento poco corretto, sia al compagno di squadra che alla Red Bull, perché il suo comportamento in pista avrebbe potuto danneggiare sia Weber che il team.
Adesso, secondo le recenti dichiarazioni del pilota tedesco, non è più così. È scomparso il pentimento. Nulla da rimproverarsi se non la sincerità di confessare che, se dovesse ricapitare o tornasse indietro, farebbe lo stesso. In aggiunta, la “denuncia”, da parte del campione del mondo, del fatto che in altre occasioni Webber non sembra sia stato così ligio al dovere di squadra, rischiando di procurare danni al pari del rischio e del danno procurato in Malesia da Vettel.
A distanza di poche settimane, la “guasconeria” di circostanza fa di nuovo capolino sulle controverse vicende motoristiche. Di circostanza, sì, perché, se vogliamo, la mala educacion è diventata una cosa burocratica. Di tanto in tanto, come davanti a una lettera di un qualche ufficio, c’è da adempiere a qualcosa di poco gradevole, magari con la giusta dose di acidità, valore aggiunto di questa parafrasi collettiva del cattivo gusto.
Chi corre a trecento all’ora dovrebbe sapere che il controllo è la prima cosa, che dire o fare quello che si crede non è un’azione anarchica dall’intento nobile e rivoluzionario, ma che a volte è solo un anticipo di rissa, una caparra di una cosa mal sopportata, e che non perde così tempo a starsene nascosta.
Mettiamo pure a cuocere la contraddizione, pur di sacrificare qualcosa in nome di quella cosa passata sotto la trafila contorta chiamata sincerità. Ci siano risparmiate, questo genere di sincerità.
D’accordo, alzi la mano chi pensa che le corse siano un corso accelerato per diventare gentiluomini. Se le macchine avessero le mani, finirebbe pure a scazzottate, ma questa è una cosa che si vede in pista, e lì, oltre che al coraggio e al senso spericolato della vita, bisogna saperlo fare e aspettare il momento giusto. Come? Senna e Prost si sono giocati due mondiali così. E una volta stavano pure in squadra insieme.
Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka