L’esonero di Stefano Pioli nella tarda serata di martedì ha segnato l’inizio della stagione 2017/18 dell’Inter, per stessa affermazione della società nel comunicato con cui è stato sollevato il tecnico emiliano e in cui è stato incarico a Vecchi “per le tre partite stagionali ancora da giocare”. Una situazione ampiamente prevedibile - è noto da tempo che Pioli sarà il prossimo allenatore della Fiorentina -, ma che lascia sempre l’amaro in bocca perché per l’ennesima volta in casa Inter si è preferito scaricare tutte le responsabilità addosso all’allenatore cercando di nascondere quelle degli altri. Perché ci sono, eccome se ci sono.

Ma il modus operandi di casa Inter, pur cambiando assetto societario, rimane sempre il medesimo: scaricare il tecnico di turno invece che riconoscere e ammettere le colpe dei giocatori e degli stessi dirigenti. Questa stagione è stata la summa perfetta di questo concetto: Mancini silurato prima ancora dell’inizio della stagione, De Boer tacciato come unico problema per l’inizio deficitario della squadra e - infine - Pioli reo di aver fatto affondare la nave nel momento decisivo dell’annata. Ma come è anche solo possibile pensare che ricondurre tutto quanto a chi siede sulla panchina sia sempre la decisione giusta? E la cosa diventa ancora più tragicomica se si va indietro negli anni: solo a partire dai primi anni 2000 questo modo di fare è stato adottato con Cuper, ma anche con Benitez, Ranieri, Stramaccioni e persino con Mazzarri. Tutti allenatori esonerati con la scusa di aver ottenuto risultati non all’altezza del blasone del club o di aver creato situazioni malsane all’interno dello spogliatoio, ma che in realtà sono serviti solo e soltanto a coprire le lacune sempre più evidenti di chi li ha scelti e di chi ha costruito loro le squadre. 

Buona parte dello stato maggiore nerazzurro osservava così la debacle di Firenze (Getty Images)

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All’inizio erano pochissimi a vedere qualcosa di marcio dietro a tutti questi licenziamenti ed erano spesso tacciati di essere visionari, dei 'complottisti', ma con il passare del tempo sempre più tifosi hanno iniziato a prendere in considerazione quest’ipotesi tanto che adesso non esiste più un altro modo di pensare: la realtà è che tutte queste annate nere - e basta - sono causate da chi sta dietro la scrivania, in primis e da chi va in campo in secundis e non da chi era seduto sulla panchina e basta. Si sono alternati direttori sportivi, presidenti, direttori generali, ma la mentalità - e questo è un residuo della gestione Moratti volendo o nolendo - non è mai stata modificata e perché dovrebbe? Se passa il concetto che si può sbagliare quanto si vuole tanto il colpevole rimane sempre l’allenatore, che interessi hanno giocatori e dirigenti a cambiare questo modo di fare? Perché mettere a repentaglio il proprio posto di lavoro se tanto le scusanti valgono per tutti tranne che per l’allenatore? E allora ecco i dirigenti che fanno il mercato seguendo solo la loro testa, ecco i giocatori che mollano al primo ostacolo, ecco i giocatori che abbandonano l’allenatore e poi vanno a lamentarsi con chi di dover dicendo “non ci motiva correttamente”, “ci fa giocare male”, ecc.
Frank de Boer è un altro che ha pagato colpe non sue (Getty Images)

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De Boer come Mazzarri, Pioli come Ranieri: persone capaci, persone perbene la cui unica ‘colpa’ è quella di essere finiti in una società che non ha ancora capito di non essere un’azienda a conduzione familiare, ma un’impresa che fattura milioni di euro. Perché questa è l’Inter: presidenti e dirigenti si comportano come i fratelli a capo di tutto, i giocatori come i figli viziatissimi che al primo pianto fanno licenziare la babysitter perché non permette loro di stare svegli fino a tardi o perché provano a non farli saltare sul letto con le scarpe. Questo modo di fare deve assolutamente cambiare, altrimenti non si andrà da nessuna parte. E a voler essere ottimisti uno spiraglio in questa direzione lo si intravvede nell’ultima frase del comunicato pubblicato alle 22:30 sul sito ufficiale nerazzurro: “La società inizierà sin da ora a lavorare in vista della prossima stagione sportiva” (questa unita alla notizia dell’accordo con Sabatini). Avere un piano in mente per la prossima stagione non sarebbe male, ma questo piano non deve essere abbandonato alla prima lamentela da parte dei giocatori, alla prima incomprensione nei ruoli di comando.

Prima di cambiare allenatore l’Inter deve cambiare mentalità e capire che non possono essere sempre e solo i tecnici a finire nell’occhio del ciclone senza mettere in discussione chi va in campo o chi la squadra l’ha creata: fin quando non si capirà questa cosa potrà anche arrivare il Padre Eterno sulla panchina nerazzurra, ma sarà esonerato anche lui. E al suo posto arriverà l’allenatore della Primavera.