La sconfitta subita dall’Inter all’Ezio Scida, contro un Crotone sì volenteroso e messo bene in campo, ma nulla di trascendentale, certifica l’ennesima stagione buttata per il club nerazzurro. Al di là di eventuali colpi di coda contro Milan, Napoli o Fiorentina nelle restanti giornate di campionato ed in ogni caso a prescindere dall’acquisizione o meno di una qualificazione alla prossima Europa League, è evidente che questo progetto sportivo, nato male, già in estate, è finito anche peggio.

È indubbio che nell’infausto svilupparsi di una stagione della quale resterà poco o nulla abbia inciso in maniera determinante il primo cambio di panchina, avvenuto a soli 14 giorni dal fischio d’inizio del campionato. A condire il tutto – perché piove sempre sul bagnato– una serie di scelte, sia per la panchina che sul fronte calciatori, che si sono rivelate infelici. Pioli a parte, perché il tecnico ex Lazio rappresenta l’ultima di una lunga serie di vittime che il tritacarne Inter ha mietuto negli ultimi, che ad elencarle tutte ci vorrebbe più tempo che a contare i minuti in capo di Gabigol.

Se ti ritrovi a mettere sul piatto, fra la sessione estiva e quella dello scorso gennaio, qualcosa come 100 milioni di euro è evidente che le disponibilità economiche non sono un problema, e questo è un punto a favore del Sunging Group, senza ombra di dubbio. Tuttavia, se ad un investimento così ingente non c’è un corrispettivo di resa tecnica neanche lontanamente paragonabile, allora è necessario riprogettare il film, la trama, le musiche. Ovviamente anche gli interpreti. Ma soprattutto il regista.
Se il solo Gagliardini – forse non a caso l’acquisto mediaticamente meno “pompato” – ha dato un apporto significativo fra i nuovi arrivati, è necessario ripensare tutto, considerando che Candreva ha fatto una stagione piatta, con qualche picco degno di nota, Gabigol non pervenuto, Banega poche luci e tante pause e Joao Mario, dopo una stagione in Italia, ancora non s’è capito in quale ruolo può rendere al meglio.

Detto della disponibilità economica, un ulteriore passaggio la merita l’operazione di profondo rinnovamento che il Gruppo Suning ha posto in essere per quanto concerne la parte “amministrativa” della società, curando in maniera significativa lo sviluppo della parte finanziaria, con tutti gli aspetti collaterali a questa, su tutti quello del marketing e della promozione del marchio “Inter”.
A tale propensione a rivoltare come un calzino quella parte di gestione della società non è corrisposta una pari volontà di “mettere mano” all’area di gestione della cosa sportiva: si è proceduto, sostanzialmente, appoggiandosi sulla pre-esistente struttura, peraltro costituita da poche unità (Ausilio, Mirabelli, poi andato – closing permettendo – al Milan), facendo ricorso alle “consulenze” esterne di Kia Joorabchian, che hanno portato De Boer, Joao Mario e sono servite anche per aggiudicarsi Gabigol.
Non è dato sapere se Zhang non ha ritenuto opportuno stravolgere anche il management sportivo o se ha semplicemente dilazionato nel tempo l’opera di riassetto della società e, quindi, intenderà farlo prossimamente, in maniera tale da rafforzare anche questo importantissimo aspetto che incide sulla riuscita o meno delle stagioni sportive e, quindi, dei progetti. Non solo perché avere un assetto forte e strutturatodella gestione sportiva consente di operare scelte, nell’esclusivo interesse del club, che poi riverberano i loro effetti nell’andamento dei campionati, ma anche perché è necessario avere delle figure che facilitino il compito a chi lavora sul campo, senza dover demandare queste faccende a chi è responsabile della guida tecnica, vale a dire il malcapitato allenatore di turno.

Non vuole essere una critica aspra nei confronti di Piero Ausilio, ma è auspicabile una seria riflessione anche sulla sua figura e, se si dovesse decidere che è lui l’uomo giusto per costruire un’Inter che possa tornare ad essere quantomeno credibile, ancor prima che vincente, è necessario che sia affiancato da personalità in grado di sgravarlo da tutta una serie di compiti che l’attuale DS si sta sobbarcando. Andrebbe poi concessa piena autonomia a chi si occupa di dirigere l’area sportiva, sia che sarà Ausilio o un altro: giudicare l’attuale DS nerazzurro è difficile anche perché buona parte del mercato estivo, per quello che s’è capito, non l’ha portata avanti lui.

Tornando alle cose di campo, invece, i mass media si stanno sbizzarrendo nel proporre una decina di nomi al giorno che l’Inter pare essere in procinto di acquistare: Manolas, Rudiger, De Vrij, Marquinhos (sempre tramite i servigi di Kia), Verratti, Strootman, Berardi, Bernardeschi e tanti altri ancora, il che certifica l’intenzione di fare un gran mercato e le grosse disponibilità del Gruppo Suning.
L’auspicio è che questa frenesia non regni sovrana nel modus operandi che si intenderà applicare per costruire la prossima Inter, perché sarebbe importante capire bene quello che già c’è, valutarne pregi e difetti, pesarne i reali margini di miglioramento, senza infingimenti prodotti da qualche partita giocata bene o dall’esborso elargito per accaparrarsi le prestazioni di questo o di quello.

Senza fare nomi, è evidente che l’Inter negli ultimi anni abbia acquistato, alcuni a caro prezzo, calciatori che si sono rivelati, a voler essere generosi, “normali”: alcuni potranno essere utili, anche importanti, in un contesto che gira, ma è difficile rintracciare nell’attuale rosa più di due o tre elementi che possano essere i perni attorno ai quali far ruotare l’Inter che verrà. Non vuol dire cederli tutti, questo è ovvio, ma significa che fra quelli – tanti – che hanno dimostrato di poter essere utile solo a sprazzi, quelli che hanno fatto vedere paurosi limiti di personalità, quelli che faticano a dare sempre il massimo, ve ne sono tanti di cui liberarsi. Al più presto e senza rimpianti.

A quest’opera di “pulizia generale”, ne dovrà seguire un’altra: un’attenta analisi di quello che si vuole costruire, come progetto tecnico. Se si sceglie di puntare su Mauro Icardi, per fare un esempio, sarà indispensabile costruire una squadra con tanta qualità che sia in grado di sviluppare gioco fino alla trequarti, che giochi come se non avesse un centravanti, per poi bombardarlo con continui rifornimenti. Altrimenti il progetto tecnico sarà fallace già in partenza. Per fare un altro esempio: se si sceglie di puntare su due esterni “lineari”, poco fantasiosi, come Candreva e Perisic, è necessario che l’uomo che gravita attorno al centravanti, sia esso Icardi o anche un altro, abbia nei piedi almeno una quindicina di gol e, contestualmente, ci sia un centrocampista specializzato nell’inserirsi in area, altrimenti il conto dei gol totali, come tutti gli anni, sarà destinato a non tornare. Analoghi ragionamenti andranno sviluppati per centrocampo e difesa, ovviamente sempre dopo aver scelto un allenatore che abbia bene in mente i connotati che vorrà dare alla nuova Inter.

Una breve parentesi la merita anche il prototipo di allenatore cui l'Inter vorrà affidare le proprie sorti sportive, e non ci riferiamo, almeno in questa fase, al suo modo di intendere calcio, ma al suo modo di interpretare il ruolo dell'allenatore. Per essere più chiari: se l'Inter decidesse di organizzare in maniera più completa la dirigenza sportiva, allora è pensabile affidarsi ad un mister che sia "solo" un semplice buon allenatore. Se invece, si proseguirà con questa scarno organigramma della gestione dell'area sportiva, sarà necessario rivolgersi ad un mister che sia in grado di riempire questo vuoto. Altrimenti sarà l'ennesimo capro espiatorio offerto in pasto a tifosi che saranno ancor più spazientiti di quest'anno. Esaminato questo aspetto, poi, si potrà anche parlare di calcio. Sembra surreale, ma per l'Inter di oggi, a parere di chi scrive, è così.

Per farla breve, buttare sul tavolo del calciomercato altri 100 o 150 milioni, difficilmente basterà a fare dell’Inter un inquilino dei piani alti della prossima serie A: fare qualche cessione, anche roboante, dopo aver progettato a tavolino il nuovo disegno tecnico, potrebbe portare più benefici rispetto al mettere a segno altri colpi che di sensazionale avrebbero soltanto l’esborso, se non sono calati in un contesto – dal management sportivo al progetto tattico – perfettamente studiato ed equilibrato.