"Ci sono cose che vanno fatte ogni giorno. Mangiare sette mele la domenica sera invece che una al giorno semplicemente non produrrà l’effetto desiderato" (cit. Jim Rohn).
Quanto sopra è messo lì giusto per spiegare una semplicissima logica più o meno oggettiva: per oliare al meglio i meccanismi di una macchina nuova sarebbe bene che, per lo meno nelle fasi iniziali quando ancora la benzina nei serbatoi è tanta, venisse posto in essere un periodo più o meno prolungato di rodaggio con tutte le pedine posizionate nel posto più congeniale, ovviamente se e quando possibile al netto di problemi di natura esterna o necessità particolari in questo o in quell'altro frangente: un allenatore di una squadra di calcio, a prescindere da quale sia la sua idea sul turn-over, ad avviso di chi scrive dovrebbe partire da queste semplicissime basi per poi spostarsi come meglio crede verso questo o quell'altro obiettivo.
Non è questa, evidentemente e certamente per fortuna della Juventus, l'idea di Massimiliano Allegri, allenatore dei bianconeri alla terza stagione sulla panchina della Vecchia Signora: come abbiamo avuto modo di far notare qui su Fantagazzetta, infatti, il tecnico livornese ha schierato sette formazioni iniziali differenti nelle prime sette giornate di campionato. Non è praticamente mai cambiato l'ordine tattico, eccezion fatta per il veloce shift in corsa in quel di Palermo, ma gli uomini schierati sono sempre stati differenti con un'unica grande eccezione: Marko Pjaca, provato col contagocce da Allegri in questi primi due mesi stagionali già prima dell'infortunio di questi giorni. "Caos" ordinato in fascia destra, un minutaggio quasi diviso alla perfezione fra Higuain e Mandzukic, una turnazione totale in mediana, rarissime le eccezioni che rispondono ai nomi di Buffon, Alex Sandro, Chiellini e Barzagli, gli unici quattro sopra i 500 minuti giocati su 630 totali.
Limitandosi esclusivamente ai risultati non ci sarebbe nulla da "criticare": primo posto con 4 punti di vantaggio sulla più diretta inseguitrice, secondo miglior attacco corredato dalla migliore difesa, ma anche qualche lamentela di troppo dai salotti buoni del calcio parlato. Tutti d'accordo nell'individuare la Juve come l'assoluta favorita per il titolo, ma ancora in tanti non soddisfatti pienamente della qualità di gioco prodotta dagli uomini di Allegri, vuoi per la cronica assenza di Marchisio (dopo la sosta dovrebbe tornare a disposizione), vuoi per, appunto, le infinite rotazioni in formazione etichettate a tratti anche come autentiche forzature come la scelta di tenere in panchina Higuain a San Siro contro l'Inter qualche giornata fa. Situazioni che, come detto in partenza, non hanno ancora fatto trovare all'undici potenzialmente titolare quella combinazione giusta per girare al meglio e dunque sviluppare tutto il potenziale a disposizione: un esempio su tutti il "dialogo" sul campo fra Dybala ed il Pipita stesso che ancora non è esattamente fra le soluzioni più redditizie utilizzate dalla Juve, e non può che essere l'abitudine a giocare uno accanto all'altro la soluzione per migliorarlo. Per intenderci ancora meglio, nei 7 gol complessivi realizzati dai due, solamente uno è arrivato in tandem, il primo dell'ex Napoli col Sassuolo su assist proprio della Joya.
In definitiva, è vero che in fin dei conti "il risultato non è importante, ma è l'unica cosa che conta", è sicuramente vero che fra qualche mese l'arma del turn-over potrà essere il valore aggiunto di una squadra di vertice, ma altrettanto sicuramente per far rendere al meglio una fuoriserie come questa Juve non è da pazzi sostenere che ci sia bisogno di far giocare spesso e volentieri tutti i pezzi da novanta uno accanto all'altro, con tutto il rispetto e la considerazione per validissimi gregari che, però, sono appunto gregari, e che in quanto tali teoricamente non dovrebbero far parte dell'ossatura principale di una squadra.