Editoriale odierno da Canale Milan
E dire che nei giorni scorsi l’ex designatore Paolo Casarin lo aveva detto in esclusiva, ironia della sorte, proprio ai nostri colleghi di Canale Napoli: piangere paga. Quanto, lo scopre Mazzarri (talento puro nella materia), nello scellerato pomeriggio di Rizzoli.
E non si parla solo del buffetto (perché di ciò si tratta. Se proprio si vuol sapere cosa significhi uno schiaffo dello svedese, chiedere ad Onyewu) di Ibrahimovic al candido Aronica, e fa niente che le immagini in giro per il web sbugiardino la ricostruzione dei filo partenopei, cioè che il gesto del difensore sia reazione a quello del rossonero, e non viceversa.
Si parla di tutta la direzione di gara, dall’odore malsano, dall’atmosfera che non torna, dallo spartito disegnato da troppi titoli in settimana. Cinque ammoniti, un espulso nel Milan: a chi leggesse il tabellino, parrebbe che siano stati i rossoneri a soffrire chiusi nella propria metà campo, e ad agire più di randello che di ago e filo, e non viceversa.
Sì, piangere paga, e non per niente abbiamo visto ai microfoni un Mazzarri stranamente sorridente e contento, nel post partita. Sì, l’allenatore livornese (quello con minor successo dei due) può sorridere della propria performance perfetta, di altissimo livello. Iniziata giovedì.
L’imbarazzo, per antonomasia, genera guance rosse. Qualche volta, possono essere azzurre.
Resta il fatto: Ibrahimovic espulso (quanti contatti del genere vediamo in ogni partita, in ogni domenica?), Ibrahimovic squalificato, Ibrahimovic che salterà la partita dell’anno. Anzi, degli anni, perché accade, con straordinaria puntualità, esattamente come l’anno scorso. Allora fu il derby, oggi sarà Juventus-Milan.
Val la pena allora far menzione di una statistica: con questa, sono cinque le espulsioni di Ibrahimovic in Italia. Due quando era alla Juventus, tre nel Milan (in un anno e mezzo), zero nell’Inter, dove ha giocato quanto tra Juve e Milan messe in insieme. Probabilmente il buon Ibra, carattere irrequieto ed indisciplinato, ragazzo difficile prima, ragazzo difficilissimo dopo, nel mezzo deve aver vissuto un’oasi di misteriosa ed atarassica tranquillità, che neanche un seminarista sotto Valium. Oppure si è assistito, tra il 2006 e il 2009, ad una delle più grandi anomalie statistiche esistenti in natura, da far impallidire quel vecchio celebre paradosso del cameriere e del resto in pizzeria. Oppure, c’è qualcosa che ci sfugge. Oppure, non ci sfugge proprio per niente.
Ezio Azzollini