Faccio subito mea culpa per aver storpiato il primo verso del meraviglioso capolavoro “L'anno che verrà” di Lucio Dalla, ma era forse il titolo più adatto per il messaggio che spero, giunga, al presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis(le possibilità di riuscita sono le stesse che aveva l'Italia, in 10 uomini, di ribaltare il risultato contro la Spagna ma, si sa, la speranza è l'ultima a morire).
Partiamo dalle parole profuse dal patron azzurro questa mattinata all'arrivo in Lega Calcio: “I giornalisti del calcio sono dei gran cafoni. E lo sapete perchè? Perchè sono interessati solo ai soldi”. A questo duro epiteto ha risposto un giornalista che, suo malgrado, si è visto ribattere dallo stesso De Laurentiis le seguenti parole: “Io mi permetto e le metto anche le mani addosso se continua. Non si può parlare nella vita solo di soldi. Noi nel cinema siamo dei gran signori -ha continuato il presidente partenopeo- perchè non ci interessa parlare di quanto guadagna nei contratti Brad Pitt e Angelina Jolie, invece a voi interessa soltanto sapere quanto guadagna un calciatore e fate sempre alzare i costi”. Presidente, produttore cinematografico e a volte, nelle sue uscite, anche showman il buon De Laurentiis(caro Rosario Fiorello, puoi dormire sogni tranquilli). Quel “Noi nel cinema siamo dei gran signori” detto dopo l'attacco ai giornalisti del calcio, sa molto di “Ah, me dispiace. Ma io so io e voi... nun siete un cazzo” del grandissimo Marchese del Grillo di Alberto Sordi(quello è un film, non realtà).
Caro presidente, partiamo da un presupposto molto semplice. Io sono un ragazzo di 26 anni che ha conseguito recentemente il tesserino di giornalista pubblicista, sta facendo dei sacrifici per conciliare l'attività giornalistica allo studio e che spera, un giorno, di affermarsi nel difficile mondo del giornalismo. Detto questo, trovo semplicemente fuori luogo le sue affermazioni sui giornalisti del calcio. Non ricordo di aver mai cenato con lei, né di aver mai chiacchierato insieme e nemmeno di aver mai assistito, personalmente, ad una sua conferenza stampa. Non conoscendomi(e, soprattutto, non conoscendo il mio modus operandi), quindi, sarebbe cosa buona e giusta porgere le sue scuse sia a me che a tantissimi miei colleghi che svolgono egregiamente il proprio lavoro. Non so come vi rapportate nel mondo del Cinema, ma essendo una persona educata, non sparo a zero su tutti se non conosco a fondo il mio interlocutore.
Analizzando meglio le sue dichiarazioni, ci sono dei punti che non comprendo. Lei afferma che nel Cinema non vi interessa parlare di quanto guadagnano attori del calibro di Angelina Jolie e Brad Pitt. Ebbene, caro presidente, devo smentirla: ci sono molte riviste specializzate in Cinema e non, che puntualmente pubblicano classifiche sui compensi annuali degli attori Hollywoodiani(posso dirle che il più pagato del 2011 è stato Leonardo Di Caprio, mentre il buon Pitt preso ad esempio da lei, non rientra nella top ten). Ovviamente, il paragone deve essere fatto tra giornalisti sportivi ed esperti di cinema, per questo motivo ho preso ad esempio le riviste nominate poc'anzi(basta andare su qualche motore di ricerca su internet per verificare le mie affermazioni).
“Io mi permetto e le metto anche le mani addosso se continua”. Caro presidente, non sta di certo a me insegnare l'educazione né a lei, né a nessun altro, ma conviene con me che questo non è il modo giusto per rapportarsi con una persona. Non so lei, ma nonostante il mio metro e 88 cm di altezza ed un fisico più che in salute, avrei più che paura a fare tali dichiarazioni a Will Smith, Silvester Stallone, Vin Diesel. Attori che lei conosce sicuramente meglio del sottoscritto.
Nelle sue affermazioni, c'è anche uno spunto curioso. “I giornalisti del calcio sono dei gran cafoni”: se fossi nei panni dell'addetto stampa del Napoli, giornalista che si occupa di calcio, non sarei certamente felice delle parole spese dal mio datore di lavoro.
Come scritto già all'inizio, non credo che tale sfogo venga letto. Tuttavia, spero che il buon presidente De Laurentiis possa spendere un minuto del suo preziosissimo tempo, anche se per un cafone.
Antonio Pellegrino