Lo scorso Novembre Vincenzo Montella, uno degli allenatori più di prospettiva del calcio italiano, ha varcato le soglie di Bogliasco per prendere le redini della Sampdoria. La squadra che un tempo poteva gioire dei suoi goals alla fine dello scorso anno ha deciso di metterlo in panchina, ma per dirigere il traffico tattico di una squadra allo sbando. 

Ma l’approdo di Montella alla corte di Ferrero non è stata così fluida.

 

Il tecnico napoletano, infatti, era ancora sotto contratto con la Fiorentina che deteneva, pertanto, il diritto ad usufruire delle sue prestazioni.

Il vincolo dell’allenatore con la squadra viola era, tra l’altro, gravato da una clausola che imponeva, alla società interessata a tesserarlo prima del termine del contratto, il pagamento di un importo pari a circa 5 milioni di euro.

Nella trattativa tra i due clubs ha svolto un ruolo fondamentale l’agente dell’allenatore: Alessandro Lucci. L’agente Fifa, noto esponente della categoria, ha mediato tra i due sodalizi giungendo ad un punto di incontro che ha consentito a Montella di trasferirsi ai blucerchiati. 

 

Al di là della questione in merito alla validità o meno della penale sulla quale si è discusso abbastanza e sulla quale ci può si lanciare solo in mere ipotesi non avendo accesso ai documenti ufficiali, quel che sicuramente può essere oggetto di riflessione è la presenza/esistenza stessa della figura dell’agente di Montella

O meglio: è possibile che al noto agente Fifa sia concesso di rappresentare un allenatore e, nel caso specifico, Montella?  

Viviamo in un periodo nel quale l’inerzia e l’accidia della gente spingerebbe a dire: “se lo fa, vuol dire che si può!”

 

Sembra assurdo ma no. Non è così. Un agente, o mediatore come vengono chiamati dopo la riforma dello scorso Aprile 2015, non può assolutamente rappresentare un allenatore! 

E si badi bene: la riforma del regolamento non ha mutato di una virgola la specifica disposizione che vieta tale forma di procura.

Il paradosso è che quello di Montella non è un caso isolato. Ci sono tanti altri esempi che vivono ed esercitano la loro professione in violazione del regolamento. Ma pare non interessare a chi dovrebbe vigilare.

Il caso sicuramente più eclatante è Jorge Mendes che “vanta” tra le sue procure José Mourinho, Felipe Scolari e Paulo Sousa (attuale allenatore della Fiorentina).

Per fare chiarezza è sufficiente sfogliare il regolamento e restare sconcertati dalla sua chiarezza. Una chiarezza ignorata. A quanto pare.

Prima della riforma dello scorso Aprile 2015 l’articolo 10 del regolamento stabiliva che “un Agente può curare gli interessi di un calciatore o di una società di calcio”. Ancora più netto è quanto stabilito dall’articolo 4: “l’Agente che ha ricevuto uno o più incarichi è tenuto a rappresentare e tutelare gli interessi dei propri assistiti, che possono essere soltanto calciatori o società.

Come noto il primo Aprile 2015 l’albo degli agenti dei calciatori è stato cancellato sostituito da un semplice elenco di “mediatori” tenuto dalla Federazione competente.

L’articolo 2 del nuovo regolamento stabilisce che “il presente regolamento disciplina i servizi di assistenza e rappresentanza da parte di un Procuratore Sportivo a favore di una Società Sportiva e/o di un Calciatore”. 

 

Sia prima che dopo la riforma, la disciplina è chiara: i procuratori o agenti o mediatori come dir si voglia possono rappresentare solo calciatori o società. In nessun caso è citata la figura dell’allenatore.

 

Forse il problema della disciplina in questione è che ignora la natura insita dell’essere umano: per rispettare una norma un soggetto ha bisogno di un divieto specifico. Non è sufficiente stabilire cosa possa fare una figura per indirizzarla verso la legalità ma è necessario specificare cosa essa non possa fare.

 

La norma è chiara ma vivere tra le pieghe della strafottenza pare sia diventata, ormai, una caratteristica tipica degli operatori del calcio.

 

L’obiettivo del legislatore di limitare l’esercizio della professione degli agenti solo in favore di società o calciatori è di facile intuizione.

L’articolo 15 del vecchio regolamento stabiliva che “è vietato agli Agenti rappresentare gli interessi di più di una parte nella stipula di un contratto tra una società e un calciatore e/o tra due società”. 

L’art. 7 del nuovo regolamento, denominato “conflitto di interessi”, sancisce il divieto per i procuratori “di avere un interesse diretto o indiretto nel trasferimento di un Calciatore da un Club ad altro Club”.

 

Cosa altro può essere se non un conflitto di interessi detenere la procura di un allenatore che possa “premere” per l’acquisto di un calciatore che a sua volta è nella lista degli propri assistiti?

 

Un agente trae profitto non solo dalla retribuzione annua del calciatore ma riceve anche una consistente percentuale dell’importo pagato per il suo trasferimento da una società all’altra.   

Il gioco è abbastanza semplice. Il calciomercato ormai segue esclusivamente le logiche degli incassi del procuratore di turno.

Il cosiddetto agente di Mourinho, Jorge Mendes, ha sotto procura, per fare solo qualche esempio non necessariamente tra i più illustri, Diego Costa, Falcao, Angel Di Maria, Pepe, Quaresma, Ricardo Carvalho. Sarà un caso che tutti questi giocatori siano stati allenati ed espressamente voluti dall’allenatore portoghese in molte delle squadre nelle quali ha allenato?

Stesso discorso per Lucci che, tra i tanti, detiene le procure di Cuadrado, Muriel, Vecino, Mesbah. Tutti giocatori passati, per puro caso, tra le mani di Montella.

 

Il conflitto di interessi ipotizzato dal legislatore si è verificato nonostante il divieto imposto.

Le sanzioni, tra le quali la cancellazione dal registro, ci sono e dovrebbero essere applicate ma, anche in questo caso, la Federazione pare abbia avere gli occhi da un’altra parte.

 

Avv. Cristian Zambrini (www.studiolegalezambrini.it)