Sarebbe il titolo adatto per un film di un neomelodico che ha smesso di cantare, per darsi al cinema e alla regia. Magari, per guardare ai raffinati, un Garrone in stile territoriale non lo disdegnerebbe, ma con qualche correzione.

 

Un oggetto non identificato sulla testa di Hamsik durante l’intervista nel dopo partita di Smapdoria-Napoli. I “curiosometri” del web hanno misurato la gravità dell’accaduto. Gli inquirenti hanno raccolto immagini e testimonianze. Una bottiglietta. No, un sacchetto vuoto di caramelle. Comunque, il “fattaccio” è avvenuto sotto l’occhio spento e stanco del dopo partita.

 

Pochi giorni fa, "mamma" RAI ha mandato in onda un servizio di Napoli-Liverpool, giocata invece qualche anno fa. Non era sulla partita, ma sugli incidenti prima della gara, avvenuti in alcune zone vicine allo stadio. La cosa interessante da mostrare in pieno TG pare sia stata il fatto che i teppisti coinvolti, allora, fossero stati intercettati. Lo scoop stagionato ha passato in rassegna immagini di intercettazioni video degli esagitati, l’audio al sapore di "Accademia della Crusca" dei presunti malintenzionati e le riflessioni profonde sulla violenza ultrà.

 

Roba da far spalancare gli occhi a Lucarelli, manco si trattasse delle rivelazioni più scottanti degli ultimi anni. Prima di tutto, non si è ben compreso il motivo di un servizio su un episodio vecchio di anni, come non si capisce come sia possibile che la condanna all’imbarbarimento del mondo del calcio funzioni secondo logiche così disordinate, a tratti disorientate, al limite del ridicolo.
Si rivelano e si condannano episodi minimi, per quanto condannabili e mai condivisibili, e poi non si racconta quello che succede all’ombra dei soliti metodi mediatici, che usano codici etici diversi, a seconda del luogo da indicare col dito indice teso verso chissà quali moralismi.

 

Non si è mai capito perché i cori razzisti nelle curve si risolvano sempre con la multa di poche migliaia di euro. Non si capisce perché alcuni episodi di violenza vengano riportati e altri no.
Sulla volgarità c’è poco da essere di parte, ma nel marasma dell’aneddotica da triste baraccone, ognuno rovista alla bell’e meglio, evidenziando le schifezze e lasciando che sia una mano ignota a decidere quale sia la più insopportabile, la punibile a tutti i costi.
Pure il gusto dei media si è iscritto all’asta di questo sgabuzzino sempre pieno, ricolmo di postit pungenti e velenosi, tipici ormai di questo assalto all’arma bianca nel mondo dell’inciucio mediatico e della parzialità del giudizio disciplinare.

 

Non c’è nulla di disciplinato in tutto questo. Anzi, a volerla dire tutta, ho sempre avuto la sensazione che la disparità tra puniti e punibili, condannati e restati impuniti, la violenza l’hanno sempre fomentata e mai combattuta. Questo squilibrio ha un titolo. Si chiama “quello sì quello no”, e non si creda che qui si stia parteggiando per l’uno o per l’altro. Tutto il contrario. Vale il desiderio che qualcuno recuperi l’evidenziatore e che qualcun altro decida meglio squalifiche e punizioni esemplari.

 

Non fa bene questa brodaglia di notizie a metà, di cose dette e di cose non dette e di sproporzione disciplinare. Per non parlare di queste rievocazioni di vecchie notizie, che sanno più di ricettario eseguito con ingredienti scaduti, piuttosto che d’inchiesta.
A Marassi l’episodio Hamisk fa più ridere che altro. Bottiglietta vuota o pacchetto di caramelle che sia. Sempre qualche anno fa, ricordo di un Napoli - Genoa disputata a porte chiuse perché nel turno precedente, al San Paolo, alle spalle del guardalinee era caduta una bottiglietta di yogurt, vuota.
Chissà che non sia lo stesso droghiere che ha venduto il pacchetto di caramelle caduto a Marassi. Non datene notizia. Media e giudici sportivi farebbero confusione.

 

Elio Goka