Il toffee, della cui dolcezza e morbidezza ha cantato in passato persino un tenerone come Vasco Rossi, è una caramella composta da latte, burro, zucchero, molto simile al mou (non rinho). Una prelibatezza per gli amanti del dolce, che ha un solo, pesante, difetto: se ne mangi uno dietro l’altro, dopo un po’, diventa stucchevole.
E’ questa la tara genetica del toffee: va preso a piccole dosi, pena la stucchevolezza. Insomma, non va mangiato quando la pancia è piena.
Fuori di metafora, si continuano a registrare dall’ambiente Juve, anche in questa settimana, quella del potenziale +4, della caduta fragorosa del Milan un giorno dopo il rinvio per lettera raccomandata con ricevuta di ritorno di Parma-Juventus, dichiarazioni prudenti, scaramantiche, sottotono, improntate a quella (falsa) umiltà che inizia a smuovere un certa sensazione di fastidio. Milan favoritissimo, da Conte a Bonucci ai dirigenti. Non c’è storia, Milan favorito. Il giochino, però (legittimo, nessuno entra nel merito dell’impronta gestionale e diplomatica di un signor allenatore come Antonio Conte) è ormai fuori moda e fuori luogo.
La Juve dell’ “andrà bene comunque, non ci scordiamo da dove veniamo” (filosofia che in epoca Ranieri, portò ad arenarsi al momento di spiccare il volo) siamo certi inizi a stare stretta anche ai suoi stessi tifosi. Certamente, diventa –ecco- stucchevole, per tutti gli altri. Che la falsa umiltà proprio non la reggono. Fuori gli…attributi, Juve: chi sta a +4, chi ha vinto gli scontri diretti, è il favorito. E il Milan è l’inseguitore. Dopodichè sarà il campo a parlare, ma nascondersi ha un po’ fatto il suo tempo. Ogni cosa ha il suo tempo. Come il toffee, che dopo un po’ non si sopporta proprio più.
Ezio Azzollini