Dal romanzo di Alexandre Dumas, la campagna acquisti estiva dell'Internazionale Milano, è stata basata, dal suo presidente, Massimo Moratti, nell'acquisto del trio Jonathan-Alvarez-Zarate. Quei tre moschettieri che impersonandosi nei "più famosi" Athos-Porthos-Aramis, avrebbero dovuto proteggere il neo-tecnico Gasperini. Pochi dubbi ad agosto nelle sue capacità, molti in merito il rapporto con i giornalisti e la propensione all'esposizione mediatica. 
 
Fattore, quest'ultimo, in grado di divorare fior di addetti ai lavori, ancor prima che si accorgessero di aver iniziato a lavorare.
 
Alle porte di un quarto di campionato i conti sono presto fatti. Il tecnico ex Genoa licenziato in tronco con una veloce dichiarazione di "sentiti" ringraziamenti e un'eredità da peggiore mister nella storia nerazzurra. Il neo-tecnico, chiamato a sostituirlo, alterna grandi risultati a figure "storiche", ancora presto per dilettarci in sgraditi paragoni.
 
I tre di cui prima, però, il posto, almeno ufficialmente non l'hanno mai perso. Il futuro nell'Inter forse sì, soprattutto adesso che sembra s’inizi a fare sul serio. Jonathan, arrivato come laterale di difesa, è stato inserito da Gasperini in un 3-4-3 novità a ricoprire la posizione di esterno di centrocampo. I risultati? Uno dei pochissimi a salvarsi a Palermo, anche se insufficiente e disastroso in coppa col Trabzonspor. Ai limiti dell’assurdo col Chievo. Con il ritorno di Maicon, non uno qualunque ma quello quasi perfetto del primo tempo a Catania, del match casalingo contro il Chievo, e sempre a metà contro l’Atalanta; con il ritorno della difesa a quattro di Ranieri, ci prepariamo a salutare l'esterno di difesa, quasi certamente senza rimpianto alcuno.
 
Alvarez, arrivato per sostituire Snejder è stato inserito nelle gerarchie di gioco da Gasperini e da Ranieri. Il primo lo fece partire dal primo minuto in due occasioni, alta percentuale viste le gare. Il secondo preferisce inserirlo a gara in corso. Entrambi accomunati dalla visione di gioco, entrambi probabilmente in errore. Alvarez non è un attaccante aggiunto, al massimo un esterno, ma con Zarate ideale per quel ruolo e i tre attaccanti che scalpitano in panca, è difficile immaginare altri “sacrifici” per inserire il giovane argentino.
 
Dei tre, il migliore idealmente è Zarate. Pessimo in campionato, buono in coppa, ancora insufficiente tra i confini nazionali, ancora buono in coppa e migliore dei suoi contro l’Atalanta. Ideologia di una consapevolezza. Forse l'ex Lazio è più vicino a ciò che ci aspettavamo, al mix di talento e discontinuità di opportunismo e individualità che tanto faceva storcere il naso a Roma, e invidiosi abbiamo portato a Milano. Vogliamo azzardare, in situazioni di svantaggio nel 4-3-3, Zarate è l'uomo ideale. 
Lui, non il Maravilla (?)
 
 
Fabio Guzzo