Che la stagione dell’Inter non fosse certo una di quelle di ricordare lo si era capito già da inizio stagione quando, tra acquisti di prospettiva e dubbi societari, nessun tifoso si sarebbe aspettato di lottare per lo Scudetto o comunque competere a pari livello con Juventus, Roma e Napoli.

Ora, non stiamo a sindacare sui mediocri risultati ottenuti dall’Inter negli ultimi tempi, ma sugli atteggiamenti di Mazzarri, sempre più estraniato dal contesto nerazzurro

 

Andiamo con ordine.

Mazzarri arriva all’Inter dopo stagioni positive a Reggio Calabria, Genova e soprattutto a Napoli dove è riuscito a portare gli azzurri in Europa dopo molto tempo. Tra gli elogi materiali da allenatore figura una Coppa Italia nel 2012; oltre che un secondo posto la passata stagione a Napoli e un quarto di finale malaugaratamente perso con il Chelsea.

Un allenatore in crescita stagione dopo stagione, sicuramente competente ma non certo vincente.

Il “non” essere vincente non è di per sé uno stato di cui vergognarsi ma deve essere un punto di partenza per capire dove migliorare e dove lavorare per crescere con la squadra.

 

Di fatto l’Inter ha chiesto a Mazzarri di crescere con la squadra, messi sullo stesso piano di valore, cercando di ottenere il massimo con quello che aveva a disposizione, in attesa di una rifondazione dell’organico (a tutti i livelli) più o meno massiccia.

Nel mandato della società al tecnico livornese era sottointeso un miglioramento rispetto alla stagione precedente, visti comunque gli inserimenti in rosa di giocatori a loro modo importanti.

 

Ritornando al dato di fatto che né Mazzarri né l’Inter di oggi risultano vincenti, il rapporto di responsabilità che lega le due entità deve essere paritario.

L’umiltà che un tifoso interista si aspetta dal tecnico Mazzarri è quella di ricercare gli errori personali e della squadra e migliorarli senza dover presentare il conto a torti arbitrali, sfortuna o altre entità extra-nerazzurre. Senza addossare a destra e a sinistra.

Infatti, non rende omaggio alla società ed ai tifosi, prima ancora che al gruppo, addossare sempre colpe agli altri, parlare di “vergogna” per due punti persi a Livorno come se, su quella panchina, ci fosse una persona totalmente esterna al mondo Inter.

Fa male vedere smorfie di superiorità in panchina, come se Mazzarri fosse costretto a seguire un gruppo di sbandati, come per dire "capitano tutte a me".
Così non è e non deve essere.

 

Si perde, si pareggia e si vince tutti insieme. Ciò vuol dire che le colpe sono di tutti, tecnico compreso.

E finiamola di parlare di arbitri, “rigori zero”, squadra inadatta e colpe esterne; ammettere i propri errori è il primo passo, inevitabile, per migliorare.

Meno chiacchiere e più responsabilità, per il bene dell’Inter e dei tifosi.

 

 

Pietro Turchi