Andrés Iniesta Luján, nato a Fuentealbilla, nella provincia castigliana. Dopo due anni di giovanili trascorsi nell’Albacete, fino ad oggi la sua carriera è stata tutta un Barcellona. Più di quattrocento presenze col club catalano e oltre centoventi con la nazionale spagnola.

Al momento: 8 titoli nazionali spagnoli, 6 Coppe di Spagna, 7 Supercoppe di Spagna, 4 Champions League, 3 Supercoppe europee, 3 Mondiali per Club, un Campionato del Mondo e due Europei conquistati con la maglia della Spagna e decine di riconoscimenti individuali per uno tra i calciatori più decisivi degli ultimi trent’anni. Sarebbe il caso di considerarlo tra i più decisivi della storia del calcio. Se il grande Barcellona ha segnato un’epoca, lo deve pure ad Andrés Iniesta. Un illuminista del gioco del calcio. Le sue qualità tecniche hanno concretizzato un punto di riferimento dentro un meccanismo perfetto che, forse, deve a lui il merito maggiore della sua gloria e dei suoi successi. Nella sua carriera Iniesta non ha segnato molti goal, ma non sono mancate le reti di grande importanza. Quelli come lui, che in teoria fanno sì che siano gli altri a segnare, in fondo sanno quando è il momento migliore per fare goal. La sua rete più importante resta quella realizzata negli ultimi minuti dei tempi supplementari nella finale dei campionati del mondo contro l’Olanda. Il goal che è valso la conquista della prima Coppa del Mondo per la Spagna, nel 2010.

C’è però un altro goal che a guardarlo oggi rievoca un peso specifico incalcolabile. Semifinale di Champions League, 2009, gara di ritorno tra Chelsea e Barcellona, allo Stamford Bridge. Una partita passata alla storia soprattutto per essere stata segnata da un arbitraggio a dir poco discutibile. Una sfida nel nome di Tom Henning Øvrebø, il norvegese di ghiaccio che un anno prima, agli europei, aveva danneggiato l’Italia nella gara con la Romania, annullando erroneamente un goal di Luca Toni e decretando un calcio di rigore molto dubbio a favore dei rumeni, poi parato da Buffon. Due anni dopo, invece, il suo fischietto sarebbe stato contestato anche in occasione della sfida tra Bayern Monaco e Fiorentina, valevole per gli ottavi di Champions League.

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Quando il Chelsea e il Barcellona si ritrovano per il ritorno delle semifinali, lo fanno col punteggio di 0-0 maturato nella partita di andata. Il Chelsea ha eliminato la Juventus agli ottavi e il Liverpool ai quarti, mentre il Barça ha avuto ragione di Lione e Bayern Monaco.

Quando Essien porta in vantaggio i padroni di casa, più volte vicini anche al goal del raddoppio, l’espulsione di Abidal, altrettanto discussa e contestata, lascia i catalani i dieci uomini e poche speranze di rimonta per l’undici di Guardiola. Ma è l’arbitro a conquistare le attenzioni dentro una partita in cui si fronteggiano due grandi squadre composte da calciatori di calibro internazionale. Ovrebo si rende protagonista di una serie di decisioni che lasciano molti subbi. Sono cinque i contatti che l’arbitro di Oslo giudica regolari dentro l’area del Barça. Di questi, forse almeno due sono punibili con un calcio di rigore. Fino al quarto episodio di questi, il Chelsea è in vantaggio per 1-0. Quando i novanta minuti sono ormai agli sgoccioli, Messi, dopo aver raccolto palla all’interno dell’area di rigore inglese, avendo addosso ben tre marcatori del Chelsea, scarica il pallone verso il limite della lunetta. A ricevere la palla c’è Iniesta che, con un esterno di prima intenzione, piazza la sfera all’incrocio dei pali. Il gesto tecnico, oltre che per perfezione di esecuzione, è la sintesi perfetta della lucidità di un calciatore che in una sola giocata riassume classe e freddezza, lettura del momento e capacità di scovare l’unica soluzione efficace in quell’istante. È il goal del pareggio che, essendo segnato in trasferta, con lo 0-0 dell’andata favorisce il Barça nell’aggregate finale.

Subito dopo, però, è ancora Ovrebo a rendersi protagonista, non fischiando un calcio di rigore ai padroni di casa per una respinta col braccio di un difensore catalano su tiro di Ballack. Drogba protesterà a lungo, anche rivolgendosi alla telecamera, in un dopo partita che continuerà la gara anche nelle polemiche dei giorni successivi. “It's a fucking disgrace”, urlerà con rabbia l’attaccante del Chelsea. Partita indimenticabile, divisa tra la presunta inadeguatezza di un arbitro e la prodezza di un grandissimo calciatore.