Trovare insufficienze, quest'anno, è davvero dura. Perché se la maggior parte degli addetti ai lavori hanno indicato la Lazio (al pari dell'Atalanta) come la più grande sorpresa della stagione 2016/2017, più di qualche motivo ci sarà. Lo scetticismo nella griglia di partenza, quando i biancocelesti venivano persino posizionati fuori dalla zona europea, sembra lontano anni luce. Scopriamo insieme alcuni dei nomi che hanno reso possibile una cavalcata simil-trionfale, scelti a discapito di altri perché capaci di distinguersi dalla diffidenza generale e/o da un recente passato quasi del tutto differente rispetto a quanto mostrato in campo fino a qualche giorno fa.

SIMONE INZAGHI, IL DEMIURGO - Di più davvero non gli si poteva chiedere. Avrebbe dovuto allenare la Salernitana in Serie B, si è ritrovato tra le mani quasi per caso una polveriera. Non dimentichiamo come la Lazio si presentava ai nastri di partenza: il rifiuto in extremis di Bielsa (con annesse critiche feroci dalla tifoseria) e lo spinoso caso Keita erano solo due degli smacchi più importanti da fronteggiare. Ma lui, che in carriera ne ha viste di cotte e di crude e che conosce la città di Roma ormai meglio delle proprie tasche, non si è perso d'animo. Ha fatto tabula rasa nella testa dei giocatori, portandoli nel giro di poche settimane e guadagnarsi stima e rispetto in giro per l'Italia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: quinto posto finale e approdo ai gironi di Europa League. Ma non solo. Ha convinto Keita a restare, facendolo esprimere alla massimo delle sue possibilità. Ha realizzato un doppio autentico capolavoro tattico nelle semifinali di coppa contro la Roma. Grazie a lui è definitivamente esploso Milinkovic-Savic, ormai centralissimo nel progetto laziale. E, cosa non meno importante, ha lanciato con ottimi risultati giovani come Strakosha, Lukaku, Murgia, Lombardi e Crecco. Peccato per quei ripetuti KO contro le grandi (compreso quello in finale di Coppa Italia). Ci sarà tempo e modo, però, per migliorare anche quest'aspetto. Chapeau

VOTO: 9.5

Inzaghi celebra sotto la Curva Nord
la qualificazione in finale di Coppa Italia

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LA COPPIA D'ORO IMMOBILE + KEITA - Che dire? Su Immobile come principale esponente in classifica marcatori a fine campionato c'erano ben pochi dubbi. Ma che potesse fare tutti questi gol, forse nemmeno lui se l'aspettava. 23 centri (record personale in Serie A), uno in meno di Higuain e Icardi. Con un vantaggio in più sfruttato alla grande, specie nella seconda parte di stagione: la possibilità di giocare stabilmente con Keita al proprio fianco. L'intesa mostrata dai due è stata di una naturalezza disarmante. E a beneficiarne, di conseguenza, è stato lo stesso gioiellino senegalese: 16 marcature, ovvero sei in più di quante ne aveva messe a referto in tutte le precedenti tre stagioni nella Capitale. Il rigore siglato da Ciruzzo a Crotone ha permesso loro di entrare addirittura nella leggenda: con 39 reti collezionate complessivamente, la coppia d'oro biancoceleste ha superato di una lunghezza quella composta da due mostri sacri come Beppe Signori e Pierluigi Casiraghi. Il diktat è scontato: il mercato non osi separare ciò che Inzaghi ha unito.


VOTO: 9

TUTTI PAZZI PER SERGEJ - Una crescita pazzesca. Quando porta palla al piede, sembra quasi lento e macchinoso. Poi, puntualmente, si inventa l'imbucata geniale o il dribbling che non t'aspetti. Questo è Milinkovic-Savic: scaltro, smaliziato, impavido. Tecnicamente delizioso, fisicamente imperioso. Benedetta sia Andreja Travica, compagna sliding doors. "A Firenze non voglio viverci". Messaggio ricevuto: niente firma sul contratto gigliato, la penna resta lì a gelare i presenti. Giusto il tempo di qualche lacrima, poi via all'avventura laziale. Storie e circostanze di un paio d'anni fa. Da allora a oggi, la maturazione del gioiello serbo è stata esponenziale. Quattro gol, sei assist e una serie infinita di giocate da ritagliare e inserire con cura nell'album di famiglia. Con Inzaghi ha trovato definitivamente la sua dimensione tattica, ergendosi a simbolo di una nuova generazione intenzionata a fare la storia con l'aquila sul petto. Non c'è che dire: il prossimo anno rischia seriamente di diventare uno dei top player della mediana, alla Lazio così come a livello nazionale. I fantallenatori sono avvisati. 

VOTO: 8

LUIS ALBERTO, JOLLY DEL FUTURO? - Era stato preso come esterno d'attacco, una mossa per prevenire il possibile addio in estate di Keita. Alla fine l'ex Barcellona è rimasto a Roma e per lui gli spazi si sono notevolmente ridotti. Dilemma numero uno: Luis Alberto in carriera non ha praticamente mai giocato largo in un 4-3-3, bensì come trequartista. Ma la Lazio, di un trequartista, non ne ha bisogno. Dilemma numero due (definitivo): può essere utile alla causa nell'arco dell'intera stagione? Qui si colloca la grande intuizione di Simone Inzaghi: il frequente passaggio, dall'inizio o a gara in corso, al 3-4-2-1. E' la svolta: lo spagnolo sigla prima il decisivo gol del 2-2 a Genova, poi i due fantastici assist a Firenze per Keita e Murgia. Nel suo habitat, può davvero fare la differenza. E con le tre competizioni da affrontare l'anno prossimo, mantenendo questo standard di rendimento, si candiderebbe a prezioso jolly da utilizzare con maggior frequenza. 

VOTO: 6+ (di incoraggiamento)

MALEDETTO SIA L'ULTIMO ATTO - Finale Supercoppa italiana, 18 agosto 2013: Juventus-Lazio 4-0. Finale Coppa Italia, 20 maggio 2015: Juventus-Lazio 2-1 (dts). Finale Supercoppa italiana, 8 agosto 2015: Juventus-Lazio 2-0. Finale Coppa Italia, 17 maggio 2017: Juventus-Lazio 2-0. Totale: 4 sconfitte, 1 gol fatto, 10 reti incassate. Ce n'è un'altra di Supercoppa all'orizzonte, ad agosto o a dicembre (dipenderà dall'esito della finale di Champions a Cardiff). Per rompere un incantesimo diventato antipatico e stucchevole. 

VOTO: 0 (come i trofei vinti)