Mancano ufficialmente più di 48 ore all'apertura del calciomercato estivo 2017: le società di Serie A avranno il via libera a partire dalla mattina del 3 luglio, ma parecchi movimenti sono stati già necessari per sistemare qualche situazione evidentemente a rischio per alcune società di casa nostra. Stiamo parlando di Inter e Roma, due squadre nel mirino della Uefa per i rispettivi problemi legati al fairplay finanziario (Fpf), obbligate entrambe a rientrare in determinati parametri entro il 30 giugno, cioè oggi: i giallorossi hanno messo una pezza alla propria situazione con la cessione di Salah, in giornata potrebbe arrivare anche l'addio a Paredes destinazione Zenit, ma sicuramente la dirigenza capitolina dovrà stare attenta nel gestire il tutto, in attesa di capire come si evolveranno entro sera le cose. Orizzonte decisamente più roseo per l'Inter: nelle ultime settimane i tifosi nerazzurri hanno vissuto con l'incubo di dover dire addio ad alcuni dei calciatori più forti in rosa, col rischio che si arrivasse addirittura ad abbassare notevolmente le pretese per gente come - per esempio - Perisic che non è neanche detto che resti a Milano in qualunque caso, ma che eventualmente potrebbe far incassare cifre decisamente più alte. L'operato di Sabatini, Ausilio ed in generale degli uomini Suning ha fatto sì che si arrivasse a soddisfare quanto richiesto dalla Uefa senza porre in essere alcun particolare sacrificio. Com'è stato possibile? Sfruttando le evidenti falle di un sistema come quello del Fpf, con la Uefa che adesso non potrà che prendere atto di ciò, un complesso che si traduce in un perfetto assist anche per altre società che studieranno attentamente quanto realizzato dall'Inter negli ultimi giorni.

Andiamo al punto: l'Inter era tenuta a registrare entro il 30 giugno 2017 plusvalenze pari ad almeno 30 milioni di euro, missione compiuta grazie ad una lista di nomi che sicuramente in valore tecnico assoluto non sembra poter essere valutata, per lo meno secondo il modestissimo metro di giudizio di chi scrive, con numeri del genere: Caprari, Dimarco, Miangue, Gravillon, Eguelfi, che si aggiungono a Banega tornato al Siviglia dopo appena dodici mesi di permanenza in Serie A. Complessivamente i primi cinque citati hanno permesso all'Inter di incassare circa 26 milioni di euro, con picco sulla valutazione di Caprari (15 circa) figlio di un'altra immotivata valutazione data a Skriniar (28 milioni di euro), ma che rientrerà solo in un secondo momento nei giochi di bilancio. Tutto perfettamente legale ed in un certo senso da applausi, puntulizziamolo subito, sottoliniamolo e grassettiamolo per evitare qualunque strumentalizzazione a riguardo. Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è appunto la robustezza del Fpf: se basta davvero un accordo fra due società consenzienti per pompare eccessivamente il costo del cartellino di un calciatore, che senso ha stabilire paletti che di penalizzante per le società, come l'Inter insegna, hanno poco o praticamente nulla? Un assist al bacio, si ribadisce, quello nerazzurro, nei confronti di qualunque altra società che in futuro dovesse ritrovarsi ad avere problemi del genere.

L'auspicio è che, in linea generale, la Uefa - ammesso e non concesso che non ne sia già consapevole... - si renda conto che servirebbe qualche strumento in più per rendere credibile il Fpf: creare un ente che controlli le cifre di una trattativa, per esempio, potrebbe già essere un passaggio fondamentale a riguardo perché, ritornando al caso specifico dell'Inter, che un classe '95 con meno di 50 partite nei professionisti fra Lega Pro e B venga valutato quasi 2 milioni di euro è indubbiamente lecito sostenere che rappresenti uno sproposito anche in un mondo come quello del calcio nel quale girano cifre astronomiche, seppur sicuramente esagerate anche queste.