Sette giorni fa si è conclusa ufficialmente la stagione 2020/21 della Juventus. I bianconeri guidati da Andrea Pirlo hanno raggiunto un'insperata qualificazione alla prossima edizione della Champions League grazie alla vittoria sul Bologna ed al contemporaneo pareggio del Napoli contro il Verona. Da quel triplice fischio finale sembra però già passata un'eternità.  

In casa Juventus è bastata meno di una settimana per dare il via ad una nuova rivoluzione su tutti i piani, partendo dai più alti. La società ha infatti comunicato prima il mancato rinnovo di contratto per Fabio Paratici, arrivato in casa bianconera nel 2010 assieme a Marotta e che nel corso di questi undici anni era salito sempre più nella scala gerarchica juventina fino ad arrivare ad acquisire i gradi di Managing Director dell'Area Football. Sulla testa dell'ormai ex dirigente bianconero sono pesate varie situazioni, dalla gestione della trattativa Suarez fino all'allestimento di una rosa non molto in linea con i traguardi sportivi richiesti dalla proprietà. Il suo posto è stato preso da Federico Cherubini, presente nell'organico della Juventus dal 2012 e con una buona gavetta nelle serie minori prima di arrivare in bianconero. La sensazione però è che Cherubini potrebbe non essere l'unico "rinforzo" nel pacchetto dirigenziale della Juventus, con la proprietà che potrebbe affiancargli qualche personaggio più esperto per aiutarlo a districarsi nel difficile mondo del calciomercato.

Quella di Paratici, però, non è stata l'unica testa a cadere, anzi in questa settimana la dirigenza juventina ha deciso di sollevare dal proprio incarico, dopo appena un anno, anche Andrea Pirlo. L'ex centrocampista ha chiuso il suo primo anno da allenatore con il raggiungimento della qualificazione alla Champions League e la vittoria di due trofei: Supercoppa Italiana e Coppa Italia. Questo però non è stato sufficiente a salvaguardare il suo posto di lavoro. Nel suo primo anno come capo allenatore Pirlo ha palesato l'ovvia inesperienza nel ruolo, perdendo nel corso del tempo i solidi principi che aveva fatto vedere in avvio di stagione e portando la squadra a prestazioni molto altalenanti con la prevalenza di quelle insufficienti anche in caso di vittoria. Le macchie più grandi di Pirlo sono state certamente l'eliminazione contro il Porto in Champions League e una serie di risultati "poco adeguati" in campionato, lasciando numerosi punti a squadre di livello decisamente inferiore.

Poche ore dopo la comunicazione dell'esonero di Pirlo è arrivata anche quella dell'ingaggio di colui che siederà sulla panchina della Juventus a partire dalla stagione 2021/22. La scelta della dirigenza è ricaduta su Massimiliano Allegri, il tecnico più vincente della gestione di Andrea Agnelli. Per l'allenatore di Livorno si tratta di un ritorno in bianconero dopo due anni sabbatici passati a riposarsi e a guardare, per sua stessa ammissione, poche partite. Il primo ciclo di Allegri alla Juventus si era aperto con un'apertissima contestazione con il tecnico che arrivava dalla precedente esperienza del Milan ed era chiamato ad accogliere un'eredità pesante nel cuore degli juventini come quella di Antonio Conte. Dopo cinque anni, altrettanti Scudetti e due finali di Champions League sembrava che il tempo del livornese sulla panchina della Juventus fosse ormai tramontato. Il gruppo era scarico e non riusciva più a rispondere agli stimoli dell'allenatore e di conseguenza non restavano che due strade: o separarsi dal mister o rivoluzionare la rosa. La scelta è dunque ricaduta sulla strada più semplice, anche dal punto di vista numerico è più facile cambiarne uno che non venticinque.

Il tempo, però, ha dato ragione a mister Allegri, quella rosa era da rifondare e nelle ultime due stagioni si è tentato di percorrere anche quella strada. Tanto è vero che rispetto al 30 giugno del 2019 sono rimasti in bianconero solamente dieci giocatori, anche se restano da valutare le situazioni di De Sciglio e Rugani, presenti in rosa due anni fa ed attualmente in prestito rispettivamente a Lione e Cagliari e che potrebbero far ritorno alla base nelle prossime settimane. In questi due anni la dirigenza juventina ha nettamente ringiovanito la rosa con elementi di spessore come de Ligt, Chiesa e Kulusevski, giocatori comunque già pronti a farsi valere nel calcio che conta e che con Allegri potrebbero fare un ulteriore salto di qualità. Come loro anche Morata, già allenato da Allegri nel biennio 2014-2016, potrebbe migliorare ulteriormente soprattutto dal punto di vista caratteriale, vero elemento di discontinuità per le prestazioni dello spagnolo, troppo spesso vittima delle sue stesse insicurezze.

Per la Juventus si tratta dunque di un passo indietro, di un ritorno alle certezze di un passato felice, nella speranza che questo step-back possa essere la base per un nuovo rilancio ed il ritorno a competere seriamente per la vittoria in campionato e, perché no, anche in Europa.