Inter-Juventus, terminata per 2-1 in favore dei bianconeri, ha offerto tanto spettacolo ma soprattutto numerosi spunti di riflessione. Dall'atteggiamento in campo delle due squadre, al rispetto per chi porta addosso altri colori.

 

Quell'entrata di Cambiasso su Giovinco al 93' stava per rovinare tutto. Una partita sentita, ci mancherebbe, ma combattuta lealmente e senza esclusione di colpi per 92 minuti da entrambe le squadre. All'insegna del fair play, Inter e Juventus hanno mostrato al mondo intero cosa vuole dire giocare a calcio, coi piedi e con la testa. 
Uno spettacolo, perchè tale è stato, che finalmente ha costruito e non distrutto.
 

Si parla sempre spesso di come il calcio non riesca più a insegnare valori veri, autentici e di come, con il passare degli anni e con i numerosi interessi che lo attorniano, sia diventato un non esempio per i giovani. 
Troppo spesso il vincere a tutti i costi viene anteposto allo stile.
Oggi, proprio in una delle partite più a rischio dal punto di vista "nervoso" è arrivato l'esempio concreto e diretto di come si deve vivere il calcio.
 

Gioco maschio, duro, ma leale. Proteste velate ed episodi dubbi (perchè ce ne sono stati da entrambe le parti) non calcati e sottolineati fino all'esasperazione. 
Esasperazione che ha preso alla sprovvista Cambiasso al minuto 93. Frustrato, frastornato e annebbiato da una partita dura soprattuto dal punto di vista mentale.
E' esploso poi nel peggiore dei modi, con quel fallaccio su Giovinco.
Il brutto, citavamo nel titolo dell'articolo, che diviene bello.

Già, perchè dalla mischia furibonda che si innesca Conte capisce Cambiasso, che già si sta scusando, non infierisce, lo protegge e fa sì che il brutto diventi bello. 

 

L'abbraccio, le scuse e il post partita raccontano finalmente del bello che vince sul brutto.
Perchè ci siamo stancati di raccontare di vicende tristi e trasandate ma non ci stancheremo mai di raccontare questi gesti; dell'esempio dato ad un intero sistema e semplicemente di un Inter-Juventus che non resterà uno qualunque.

 

Pietro Turchi