L’Inter reduce dal successo colto in casa del Cagliari ha mostrato due volti, uno più schivo, dimesso, nei primi 30’ di gioco, come quello che esibisce Samir Handanovic, anche dopo aver compiuto una parata che sfida le leggi della fisica, ed uno più sfrontato, come quello di Mauro Icardi, col suo ghigno beffardo che viene fuori ogni qual volta – e gli capita spesso – riesce a graffiare l’avversario di turno. Portiere e centravanti, come impone la logica del calcio, risultano spesso decisivi: il primo mettendo una rammendo ad una smagliatura della squadra, il secondo finalizzando quanto di buono prodotto dai compagni. Ma la squadra nerazzurra non è solo “portiere e centravanti”, come spesso ama ripetere Luciano Spalletti, sempre teso ad esaltare i valori di un gruppo sul quale lavora sin dal primo giorno di ritiro, cercando di gettare le basi di un progetto che è “umano”, prima ancora che tecnico o tattico: il collettivo privilegiato al singolo, lo spartito più importante dell’assolo.
E proprio fra i tanti volti che la squadra nerazzurra sta esibendo in questo brillante avvio di stagione, vi è quello di Antonio Candreva. Sì, Candreva. Il protagonista di tanti video beffardi che hanno monopolizzato il web dopo lo spareggio di ritorno contro la Svezia, con tutti i traversoni e cross fuori misura “esibiti” dall’esterno di Spalletti, rendendolo, di fatto, uno dei capri espiatori da immolare sull’altare di una eliminazione che ancora brucia, ma che sarebbe errato imputare all’ex capitano della Lazio.
Del resto, se tutti i suoi allenatori di club e di Nazionale (ivi compreso Antonio Conte) difficilmente si privano dell’apporto che può dare, un motivo ci sarà. Anche se magari sarà più complesso da capire rispetto all’immediatezza del dileggio procurato da qualche clip di una manciata di secondi.
Ciò che più contraddistingue Candreva risiede nella sua oramai consolidata capacità di saper leggere gran parte delle situazioni in cui si trova coinvolto, sia in fase difensiva e sia quando la sua squadra gestisce la sfera. In un calcio improntato alla cura maniacale del particolare, in cui spesso il risultato finale viene deciso da un errore di uno dei protagonisti in campo, poter contare su un elemento rispetto al quale si è certi che non avrà incertezze nel decriptare una situazione di gioco ed interpretarla al meglio, è un qualcosa che fa la differenza ed alla quale qualsiasi allenatore assegna un peso molto alto. Che si tratti di una “scalata” per coprire un compagno, di una diagonale profonda oppure di un raddoppio da eseguire su un avversario, Candreva sarà esattamente lì dove avrebbe dovuto essere. Per farla breve, chi schiera Candreva sa che non avrà sorprese, né amnesie che potrebbero pregiudicare il lavoro di tutto il resto della squadra.
A ciò si aggiunga l’incredibile duttilità del numero 87 dell’Inter, in grado di occupare tutti i ruoli della fascia destra e che, ad inizio carriera, veniva considerato come un giocatore offensivo del centrocampo, mezzala o trequartista. Questo offre una varietà di soluzioni, anche a gara in corso, alla quale è difficile rinunciare a cuor leggero.
È indiscutibile che Candreva non sia uno di quei calciatori in grado di “rubare l’occhio” con la giocata spettacolare, col dribbling secco piuttosto che con il numero che desta meraviglia. Tuttavia, anche agli occhi del meno attento degli osservatori, non può sfuggire l’incredibile numero di cross, nonché la loro varietà (alti, bassi, tesi, primo o secondo palo, centro area) che Candreva sforna ad ogni partita. Spesso arriva al cross anche in condizioni di precario equilibrio, fattore che talvolta penalizza la riuscita di questa sua giocata, ma l’ostinazione con la quale l’esterno nerazzurro prova ad arrivare – spesso riuscendoci – al traversone dal fondo è un qualcosa che dà la dimensione del pensiero che agita Candreva, ossia quello di provare ad ogni costo la giocata buona per qualcuno dei compagni in area. Sarebbe più semplice limitarsi a “mettere in mezzo” soltanto i palloni che ti arrivano coi giri giusti, quelli facili, magari senza avversari in marcatura stretta, gestendo all’indietro tutto il resto dei palloni giocati. Ma sarebbe emblematico anche di scarsa personalità, altro fattore che a Candreva non manca, tanto è vero che pur essendo stato oggetto di qualche mugugno riservatogli dalla platea del Meazza, soprattutto nello scorso campionato, l’esterno nerazzurro non s’è mai scomposto, arrivando a dichiarare anche che qualche fischio fa parte del mestiere, senza fare drammi e continuando a lavorare.
Nell’Inter disegnata da Spalletti, Candreva costituisce un elemento imprescindibile, in quanto oltre a sfruttarlo come “macchina da cross”, il tecnico di Certaldo pare aver conferito una nuova dimensione al gioco dell’ex Lazio, portandolo spesso anche dentro il campo, per sfruttare le buone capacità balistiche che Candreva può vantare. Assieme a D’Ambrosio, un altro elemento poco appariscente che con Spalletti è cresciuto a dismisura, Candreva costituisce una catena di destra che è in grado di fornire certezze granitiche sotto l’aspetto della tenuta difensiva, oltre ad una quantità spropositata di traversoni, cross, sovrapposizioni eseguite senza soluzione di continuità.
Per quanto riguarda il fantacalcio ed i tanti allenatori "virtuali" che su Candreva (14 presenze su 14 gare di serie A sino ad ora disputatesi) hanno puntato ad inizio stagione, bisogna evidenziare la media voto di 6,32, abbinato ad una fanta-media di 6,64. Per l'esterno nerazzurro sono già 6 gli assist vincenti, con ancora zero reti all'attivo. Considerando che, anche sulla scorta delle medie realizzative della passate stagioni, è lecito attendersi che a fine stagione Candreva riuscirà a mettere insieme un bottino di reti stimabile attorno alle 5 marcature, proseguendo anche con questa media assist si potrebbe preannunciare un campionato straordinario per l'ex capitano della Lazio. Spalletti ed i tanti mister che su Candreva hanno puntato se lo augurano vivamente.
Per concludere, al di là di qualche passaggio a vuoto, l’apporto che Candreva può garantire (anche per il fantacalcio) rappresenta un capitale dal rendimento sicuro: Spalletti lo ha capito sin dai suoi primi giorni all’Inter e lo ha reso centrale nel suo disegno tattico, ci ha puntato molto. E sta già riscuotendo. Con gli interessi.