Sono passate undici giornate dall'inizio del campionato ad oggi, tre appena i mesi di stagione volati via, ma col mese di ottobre da mandare ancora in archivio sembra esserci già qualcuno che ha reso più difficili del previsto gli obiettivi prefissati ad inizio stagione, che si pensava fossero non tanto difficili da raggiungere, e che, soprattutto, in tanti pronosticavano quasi come atto dovuto riuscire a centrarli: per chi ancora non avesse colto il riferimento più o meno evidente, si sta parlando del nuovo Milan post-Berlusconi, una creatura ancora troppo giovane per essere giudicata al 100%, ma che evidentemente non ha cominciato la propria avventura nel modo migliore per i tifosi rossoneri, storicamente abituati a ben altro.
Ad oggi ottavo posto in classifica a -9 dalla zona Champions League (in attesa delle partite odierne), l'attuale posizione in classifica non è detto che varrebbe neanche l'Europa League (16 punti come la Fiorentina settima, ma con una partita in meno, e con due squadre come Atalanta e Chievo che oggi potrebbero balzare davanti a Donnarumma e compagni se dovessero far risultato pieno), una difesa migliore solamente di chi è impegnato nella lotta per non retrocedere, un attacco da metà classifica: sono questi i numeri che raccontano molto di quella che è stata ad oggi la stagione del Milan.
Tornando un attimo indietro nel tempo, richiamando quanto accennato poc'anzi, ci ricordiamo tutti quali furono i commenti a commento dell'operato di Mirabelli e Fassone in termini di calciomercato appena qualche mese fa? Poco meno di 200 i milioni di euro spesi, qualcosa in più di 30 quelli incassati, grande entusiasmo per mister Montella a causa degli arrivi dei vari Bonucci, Silva, Conti, Calhanoglu, Musacchio, Rodriguez, Biglia, Kessie, Kalinic, Borini, qualcuno azzardò addirittura paragoni con la prima Juventus di Antonio Conte, e dunque possibilità di inserirsi nella corsa tricolore a patto che si incastrassero bene alcune situazioni: l'atto pratico non ha permesso questo incastro, ed allora eccolo il Milan di cui oggi. Di chi sono le responsabilità? Dei calciatori, e dunque degli uomini mercato? O dell'allenatore? Perché, lasciando da parte le fantasie di cui prima sullo scudetto, era comunque lecito aspettarsi una squadra un po' più pronta di quella vista in questo primo quarto di stagione: il mister non fa altro che sostenere che la sua squadra se l'è giocata alla pari con tutti meno che con la Lazio, anche se poi ci sarebbe da capire cosa significa giocarsela alla pari, forse un nuovo modo di dire "a testa alta" che ad un tifoso non è che poi piaccia tantissimo perché comunque significa uscire dalla contesa con un pugno di mosche fra le mani.
C'è chi punta il dito contro gli attaccanti che non fanno giocar bene la squadra, c'è chi si limita a puntare il dito contro Bonucci (o in generale sulla difesa) che comunque le sue evidenti colpe ce le ha, ma non è di lui che si vuole parlare, c'è chi, come il sottoscritto, invece pensa che il cuore di una squadra è sempre ciò che ci sta in mezzo: e nel mezzo di questa squadra oggi giocano Biglia e Kessie, due fra i calciatori più in difficoltà sia dal punto di vista tattico che quello fisico in ogni partita del Milan, o per lo meno di quelle maggiormente sotto l'occhio del ciclone oggi. Qui, come per i Calhanoglu, come per i Silva, come per gli altri neo-arrivati, si ritorna al punto di partenza: non si scappa da due ipotesi, o al limite da un cocktail fra le due. O chi ha gestito il mercato milanista ha fatto qualche errore di valutazione strapagando calciatori per lo meno non ancora pronti per certe battaglie, o chi gestisce il roster rossonero non è capace di amalgamare il materiale a propria disposizione per farlo rendere come si aspettavano gli addetti ai lavori.
I possibili scenari a questo punto sono imprevedibili: chi ama o comunque rispetta questa squadra, per quello che comunque è e per quello che è stata, vorrebbero vedere Montella insistere su una sola idea che però venga sviluppata in tutto e per tutto per vedere dov'è che porta questo piano, o vorrebbero vedere una nuova guida tecnica che magari sarebbe capace di plasmare differentemente il materiale messo a disposizione dalla dirigenza? In ogni caso ci sarebbero inevitabili effetti collaterali: in un senso o nell'altro sarebbero state fatte scelte dolorose ed improduttive in un momento storico in cui sbagliare potrebbe risultare deleterio per chi spera di rientrare nei salotti del calcio buono, ma certi correttivi o si fanno ora o la corsa della sfera che sta rotolando su quel piano inclinato sarà impossibile da rallentare.