In un mondo che è oramai abituato a fagocitare tutto e tutti a velocità impressionanti, resiste ancora il fascino della maglia numero 10, quella che racchiude in sé tutte le immagini legate alla fantasia, al genio e all’imprevedibilità applicati al calcio, ed è ammantata da un alone magico.
Forse è perché il solo vedere una maglietta con quel numero stampato dietro ci riporta immediatamente a qualche giocata, magari ammirata da bambini, che ci ha lasciato a bocca aperta e che, all’epoca senza nemmeno esserne consapevoli, ci ha reso eternamente innamorati di questo bellissimo sport.

Va detto, per amore di verità storica, che il fascino di questo numero magico è rimasto inalterato anche dopo la stagione 1995/96, quella che ha segnato il passaggio all’abbinamento del calciatore – e del suo cognome, ovviamente, ad un singolo numero di maglia, abbandonando le anonime (?) divise dall’1 all’11 che spettavano ai titolari, quali che essi fossero, con le "riserve" obbligate ad accontentarsi dei numeri dal 12 al 18. Altri tempi.

L’occasione della cessione di Joao Mario, attualmente ultimo detentore del numero 10 nerazzurro, al West Ham, ci fornisce l’occasione per un ripasso di un po’ di storia: quali sono i calciatori che hanno indossato la gloriosa maglia numero 10 dell’Inter? Mettetevi comodi!

Iniziamo la rassegna con un nome che dirà poco ai più giovani, ma che ha fatto esultare tanto i nostri nonni, negli anni ’50: stiamo parlando dello svedese Lennart Skoglund, all’Inter dal 1950 al 1959, con 246 presenze e 57 reti in maglia nerazzurra, facendo da spalla a due micidiali terminali offensivi come István Nyers e Benito Lorenzi.

Negli anni ’70, la maglia numero 10 dell’Inter, che pure fu sulle spalle di gente come Nevio Scala, Gianfranco Bedin e Gianpiero Marini (occasionalmente anche – udite, udite! – di Lele Oriali, sì, lui: “una vita da mediano”) ebbe un unico ed indiscusso padrone: Sandro Mazzola. “Il baffo”, all’Inter dal Settore Giovanile (1950) fino al ritiro dal calcio giocato, nel 1977, ha messo a segno 116 reti in 418 gare con la maglia dell’Inter, il primo dei quali nel famoso Juventus – Inter del 10 giugno 1961, ripetizione della gara di campionato sospesa per invasione di campo, e che vide i nerazzurri presentarsi con la squadra Primavera. La gara finirà 9-1 per i bianconeri: la griffe nerazzurra di Sandro Mazzola.

Livelli altissimi anche per il successore “numerico”, oltre che tecnico, di Sandro Mazzola: stiamo parlando del mancino bresciano più famoso di tutti, Evaristo Beccalossi, all’Inter dal 1978 al 1984, con 30 perle messe a segno in 216 gare. Difficile trovare un altro calciatore che, anche per “pazzia” calcistica, incarni più del “Becca” il vero numero 10 dell’Inter.

Altro numero 10 “pesante” è quello che viene in mente se si pensa a Lothar Matthäus, il panzer tedesco dell’Inter trapattoniana dei record: 40 gol in 115 presenze dal 1988 al 1992, uno che Maradona non esitò a definire “Il miglior avversario che abbia avuto in tutta la mia carriera”.

Arriviamo agli anni ’90, durante i quali il numero 10 ha avuto diversi “padroni”, alcuni più memorabili di altri, se si considera che il numero magico è stato dapprima sulle spalle di Igor Shalimov (50 presenze e 11 reti dal 1992 al 1995), ed anche su quelle dell’olandese (poco) volante, Denis Bergkamp (11 gol nelle 52 gare disputate dal 1993 al 1995). Fu il reggino Benny Carbone il primo a vedere scritto il proprio nome sulla maglia numero 10 dell’Inter. Una delle poche soddisfazioni in nerazzurro per il talentuoso ex Napoli, 3 gol in 41 presenze dal 1995 all’ottobre del 1996, prima di essere ceduto in Premier League, allo Sheffield Wednesdy.

La stagione 1997/98 vede arrivare a Milano nientepopodimenoche Ronaldo: la 10, ma solo per quella stagione, sarà sulle sue spalle. Perché nell’estate 1998 a Milano arriva uno “un po’ più dieci” di lui: sua maestà Roberto Baggio. Ecco allora che il Fenomeno brasiliano si prenderà la numero nove, con buona pace di Zamorano, che dovrà ripiegare sul 18 (1+8). C’era anche Recoba col 20, due volte 10. Tempi belli.

Il resto è storia (quasi) recente, è storia di grandi giocate, molte delle quali intrise di rimpianto per quello che poteva (e doveva) essere e non è stato: si pensi a Clarence Seedorf (all’Inter soltanto per due stagioni e mezza dal 1999 al 2002) e ad Adriano (177 gare e 75 con l’Inter, dal 2001 al 2008), con l’intermezzo di Mimmo Morfeo (2002/03), golden boy mai sbocciato all’Inter.

Veniamo ai giorni nostri: dopo Bergkamp negli anni ’90, è la volta di Wesley Sneijder, col numero 10 sulle spalle, questa volta con maggiori fortune rispetto all’olandese suo predecessore. Il triplete del 2010 è anche merito suo. Dopo di lui Mateo Kovacic, Stevan Jovetic e, per l’appunto, Joao Mario.
La storia ci insegna che per poter fare fortuna col numero 10 dell’Inter addosso c’è bisogno di gente veramente speciale.

Chi sarà il prossimo?