Esiste un antico adagio che recita: “Verba volant, scripta manent“. Un proverbio che, fin dall’antica Roma, è stato utilizzato per ribadire la cautela da adoperare nello scrivere qualcosa che poi potrebbe essere utilizzato da altri nel momento meno opportuno. In un mondo in cui tutto ormai è globale, in cui tutto è dannatamente facile da ripescare con una semplicissima ricerca sul web, l’antico detto andrebbe, se non cancellato, per lo meno aggiornato.
Scripta manent, gli scritti rimangono; verba volant, le parole volano, ma su internet rimangono, perché gli strumenti multimediali permettono di conservare anche ciò che magari non si vorrebbe. E così, girovagando senza meta per il web, capita di imbattersi in un Bonucci che si professava interista, in un Guarin che recitava “voglio solo la Juve“, in un Galliani che gridava “non cederemo Thiago Silva“. Capita. Poi, quasi casualmente, ci si ritrova davanti all’impensabile: Antonio Conte che attacca la Juventus.
Proprio lui, la bandiera, per molti bianconeri ancora oggi “il capitano”, ora mister che rappresenta in tutto e per tutto la juventinità, con i suoi sfoghi al limite, le sue urla, la sua guerra contro la giustizia sportiva. Persino lui ha una sua macchia: perché in quel lontano giugno del 2007, il suo veemente attacco fu diretto proprio contro la sua Alma Mater.
L’antefatto: l’Arezzo di Antonio Conte vince a Treviso per 3-1, ma non evita la retrocessione, perché la Juve – che milita nel campionato cadetto in seguito alle vicende di “Calciopoli” - perde incredibilmente in casa con lo Spezia per 3-2, regalando ai liguri la possibilità di giocarsi lo spareggio con il Verona. Decisivo il gol di Padoin al 90′, non Simone, attuale calciatore bianconero, ma Nicola: una rete che fa andare Conte su tutte le furie.
L’attuale tecnico bianconero infatti dichiara: “C’è profonda delusione e profonda amarezza, rispetto tanto i tifosi bianconeri ma ho poco rispetto per la squadra“. Poi l’accusa, ironica e neanche tanto velata: “Mi fa capire cose che già sapevo, nel calcio si parla tanto, tutti sono bravi a parlare, adesso sembrava che i cattivi fossero fuori e che adesso ci fosse un calcio pulito, infatti siamo contenti tutti, evviva questo calcio pulito!“. Non è lo sfogo del famoso “è agghiacciante“, ma non siamo troppo lontani.
Le cose poi cambieranno, così come la dirigenza juventina. Blanc – che rispose in modo piccato a Conte – e Cobolli-Gigli lasceranno il campo ad Andrea Agnelli e al suo staff, che chiameranno l’ex tecnico dell’Arezzo alla guida della loro nuova creatura. Conte riporterà lo Scudetto a Torino e continuerà ad essere l’idolo della sua tifoseria, con una piccolissima macchia, per alcuni insignificante, che in altri tempi non avrebbe lasciato traccia. Perciò a questo punto sarebbe il caso di aggiornare il proverbio e cambiarlo in un più appropriato: “verba volabant“.
Cesare Bogazzi