Il 9 agosto, dopo l’addio di Mancini, Frank de Boer veniva ufficializzato come nuovo allenatore dell’Inter. Da allora sono passati 50 giorni intensi, in cui abbiamo avuto modo di conoscere meglio l’olandese ed il suo modo di lavorare. In un mese e mezzo ci sono stati alti e bassi, ma tutti indirizzati verso la crescita della squadra e del gruppo, che sta assumendo, giorno dopo giorno, una propria identità. 

Impossibile non cominciare dal mercato e dagli investimenti del nuovo gruppo Suning. I due giocatori che hanno cambiato maggiormente il volto dell’Inter sono stati senza dubbio Joao Mario, Banega e Candreva. Il portoghese, campione europeo in carica con il Portogallo, ha portato piedi buoni ed idee semplici in mezzo al campo, trasformando profondamente la mediana nerazzurra. Non è un caso che, con lui in campo, l’Inter abbia raccolto tre vittorie su tre in campionato. Per sistemare ulteriormente un reparto in difficoltà è arrivato Banega, trequartista eclettico e di grande impatto. I successi europei con il Siviglia portano esperienza in squadra, mentre le geometrie sono un biglietto da visita invidiabile. Con questi nuovi innesti, pure Medel ha migliorato sensibilmente il proprio rendimento, dovendo limitarsi al compito di recuperare palloni e non più alla fase d’impostazione, caratteristica lontana dal suo pedigree. Per utilizzare al meglio il 4-2-3-1 è stato infine aggiunto Candreva, esterno destro di spiccate doti offensive. Con i suoi assist, già 3 in campionato, è tornato a segnare con estrema facilità Icardi, mentre Perisic non è più l’unico a cui richiedere rifornimenti. Gli uomini d'attacco sono certamente la nota più lieta, per un reparto ormai rodato e tra i migliori della Serie A.

Cooperativa (Getty Images)

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Le difficoltà arrivano inevitabilmente dalla difesa. Uno dei problemi più gravi evidenziati nella passata stagione è stata la mancanza di due terzini dal rendimento alto e continuo. Nella gestione Mancini abbiamo visto di tutto, da Montoya a Santon, passando per D’Ambrosio, Nagatomo e Juan Jesus. La carenza di esterni bassi era lampante, eppure, bocciato Erkin, è arrivato solamente Ansaldi. L’ex Genoa, appena rientrerà definitivamente nel giro dei titolari, sarà un sicuro appiglio e porterà affidabilità. Purtroppo, per competere ad alti livelli e con tre competizioni all'orizzonte, non è abbastanza. Discorso identico per la batteria di centrali. Appurato che Medel all’Inter non è visto come possibile centrale, è impensabile dover affrontare un’intera stagione con i soli Miranda, Murillo e Ranocchia. L’italiano, in particolare, non sta vivendo un periodo d’oro, imbeccato dalla critica ed in crisi dal punto di vista tecnico. Quando mancheranno, causa infortunio o squalifica, Miranda e/o Murillo, toccherà a lui, con tutte le problematiche del caso.

L’impatto di De Boer ha rivoltato l’ambiente anche dal punto di vista mentale. La sconfitta terrificante contro l’Hapoel ha costretto l’olandese a cambiare registro, imponendo regole rigide, ma democratiche, necessarie in una squadra che vuole crescere. L’Inter è tornata nuovamente davanti ai singoli. Hanno pagato, seppur per situazioni completamente diverse, Brozovic, fuori per tre partite, e Kondogbia, sostituito dopo 28’ di Inter-Bologna. Segnali severi e puntuali, per lanciare il messaggio che nessuno è indispensabile se non fa il bene dell’Inter. L’obiettivo è ovviamente quello di recuperarli entrambi e magari riuscire a farli esprimere sui loro livelli che, da curriculum, dovrebbero essere altri.

Minuto 28 di Inter-Bologna (Getty Images)

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Discorso opposto quello che riguarda i giovani, come ad esempio Gnoukouri e Miangue. Parallelamente al messaggio che nessuno è indispensabile, è passato pure quello che tutti, se si impegnano in settimana, possono avere la loro possibilità. E’ il caso dell'ivoriano e del belga, parte del patrimonio dell’Inter e pronti ad avvalorare un gruppo in grande crescita, anche dal punto di vista mentale.

In chiusura, una menzione va fatta anche per il De Boer allenatore. In poco tempo ha avuto il coraggio di abbandonare l’inglese per l’italiano, mettendosi in gioco in prima persona. Non è scontato e dimostra che, prima dei giocatori, è lui stesso a mettersi in discussione. Non solo, non ha voluto particolari protezioni da parte della società, mettendoci da subito la faccia negli scivoloni con Chievo, Hapoel e Palermo. Niente alibi e testa al lavoro settimanale: sarà poco, ma è già entrato nel cuore dei tifosi.