Se c'è stato un errore, che sia uno, è stato quello di aver considerato un piccolo uomo, anche un grande giocatore.
Non ce ne voglia per il "piccolo" il Fantantonio più famoso d'Italia, scusandoci già per il Fanta, sinonimo di fantasia e spettacolo che nel calcio denota doti uniche MAI fini a se stesse. Giusto rilevarlo. "Piccolo" nel suo caso nasce dai post-addii e da ciò che sono scaturiti, null'altro.
Padre-Presidente: cronistoria di un delitto.
"Piccolo" e anche ingenuo, come tutti o quasi i Presidenti che hanno bramato e ottenuto le sue apparizioni, cullando come padri adottivi i suoi ingaggi. Tralasciando Matarrese, fu Sensi il primo a mettere sul piatto una fortuna, un investimento da circa 70 miliardi di lire per dare a Capello quell'arma in più, pronta all'effettiva consacrazione di fianco al giocatore in attività più prolifico dei nostri tempi. Il risultato fu un pot-pourri di litigi, confusione e pessime figure che lasciarono alla storia un numero di famose immagini, in piena accezione negativa, di certo superiore alle prestazioni degne di nota. Mettendo da parte la lista delle nefandezze, in una notte di mezzo inverno, il nuovo Gordito passò al Real Madrid accompagnato da rigoroso giubbotto con pelliccia e sobria fidanzata appassionata di Meteo. Con Lopez Caro prima e ancora Capello dopo, il "talento" (leggasi Fanta di cui sopra) di Bari Vecchia, vinse la Liga 2007, mettendo in cascina un bottino inferiore alle dieci presenze, circa un quarto rispetto al neo ex compagno di squadra Robinho, quell'anno nella sua peggior stagione in camiseta blanca, “eclissato” dal Gordito. Dopo i diciotto mesi spagnoli fu ancora un Padre a "sacrificarsi" per lui. Nel tentativo di ricostruire lo storico duo sampdoriano Vialli-Mancini, Riccardo Garrone, coadiuvato dal DS Marotta, strappò al Real Madrid condizioni più che vantaggiose per averlo. Real disposto a pagare di 3 milioni di euro d'ingaggio pur di liberarsene. Furono i suoi tempi migliori quelli della grande provincia affamata di calcio, momenti che gli donarono l'amore e la gioia di un figlio e gli riconsegnarono le chiavi della Nazionale. Momenti -a tratti- quasi imbarazzanti da narrare; nella prima e nella seconda stagione.
Arrivò il Milan, dopo che Garrone non accettò di essere apostrofato come mai nessuno prima si era permesso; e arrivarono i tempi recenti, quelli che tutti conoscono, intervallati da tre differenti Nazionali che più hanno diviso che unito, quando si è trattato di Antonio. Quante scuse e quante accuse, oggi, meriterebbe certa gente...
Presente
Adesso riparti da qui, ricominci da un padre-presidente, uno di quelli che ha bramato il tuo acquisto ed è riuscito a ottenerti. Come già accaduto, passato l'entusiasmo anche lui si pentirà di questa scelta.
Questa volta però, non ci saranno né fumo, né arrosto ad accoglierti.
In ogni caso buona fortuna Antonio.
Qui Milan
Oggi mancano i tuoi piedi, i piedi detti "buoni", quelli che magari avrebbero inventato e costruito. Quelli che avrebbero portato tre punti contro una neo-promossa a San Siro. Quelli che avrebbero tenuto l'”Innominato” (chi è sopra Allegri, ma sotto il Capo, per dirla a tuo modo) in tribuna fino al 90' più recupero e non sulla via di casa già a 12' dalla fine. Non ci sono quei piedi; ci sono un Pazzo in più e sette milioni in meno, ma rimane sempre la maglia. Quella del Paradiso, che poco più di anno fa definivi: "La massima aspirazione per un calciatore".
Beh...non ti sbagliavi affatto, ma in Paradiso ci stanno i Santi, i geni e gli umili d'animo. Gli altri ambiscono al resto.
Dedicato a Ciccio Cozza e Mimmo Morfeo, simboli recenti di fuoriclasse, che se avessero avuto metà della tua stessa considerazione, si sarebbero trovati, almeno, con un soprannome degno di nota.
Fabio Guzzo