Scattano in queste ore le due settimane dall’investitura ufficiale di Clarence Seedorf alla guida del Milan. 14 giorni di cura al male rossonero, di terapia “antivirus”, come lo stesso olandese ha detto in occasione della sua presentazione.
Due settimane di lavoro sono davvero poche per i bilanci, specie in una situazione del genere. Ma la terapia-Seedorf, in queste due settimane, qualcosa lo ha fatto vedere eccome. Qualcosina di positivo, qualcosona di negativo (a cui, evidentemente, va fatta la tara di una “negatività pregressa”). Come è andata fin qui, allora, con la medicina Clarence?
PRINCIPIO ATTIVO – Poco effervescente, va detto. Fin qui, più che altro, una pillola da ingoiare. Ma era inevitabile. Poco spettacolo, ma una sintomatologia in discreto recesso. In campionato, due vittorie consecutive per la prima volta in stagione (!), un gol subìto in due partite. La minor perforabilità difensiva è un fatto: l’unica rete subìta, a Cagliari, è stata frutto del pasticciaccio difensivo tra Amelia e Bonera. La questione-portiere è una patologia che non può curarsi a breve termine: servirà una terapia conservativa. Per il resto, si registra una vivacità sul mercato che non si ricordava da un po’: vuoi per la strigliata di Barbara, vuoi per un impegno esclusivo di Galliani, vuoi anche per il carisma e la personalità di Seedorf, il Milan sul mercato c’è, e con ottimismo finalmente crediamo che questa vivacità si tradurrà, se non in questa finestra di mercato, nella ricerca di un inteprete all’altezza tra i pali la prossima estate. Ad ogni modo, l’olandese sembra avere le idee chiare su ciò che serve. la vittoria di Cagliari, per come è arrivata, è espressione che la squadra crede ed è pronta a battersi per il nuovo progetto. Bene così.
CONTROINDICAZIONI – Due vittorie in campionato, sì, inframmezzate però dalla sconcertante sconfitta in coppa Italia. Che in altri tempi sarebbe passata inosservata, ma che in questa stagione, inutile nascondersi, è una sconfitta pesantissima, ed è un fior fiore di effetto collaterale. Pesanti anche i significati e i sintomi di una vera crisi di rigetto alla cura: spompato De Jong, non c’è stato alcun filtro del centrocampo, con una difesa abbandonata a sè stessa. Il gol di Nico Lopez è stato disarmante per ovvietà e facilità, e rappresenta il primo blackout in una transizione tattica che non sarà di facile metabolizzazione. Ecco l’acquisto di Essien. Ma se tutti, lì davanti, non si metteranno in testa di dare una mano in copertura, non basterà. E’ una realtà: per ora qualche interprete nel concetto che Seedorf ha del gioco, manca, eccome, in mezzo al campo, e non può essere Honda, nè il Cristiano Ronaldo del Fulham. E, a proposito di mancanze: che questo Pazzini sia mancato in proprio nella partita più importante, è un colpo di sfortuna niente male. Clarence dovrà farci il callo. “Più forti della sfortuna”, si diceva un po’ di tempo fa. Bei tempi.
Ezio Azzollini